«La legge elettorale non basta»

«La legge elettorale non basta» iipiiir IL SE&RETARHO DEI POPOLARI «La legge elettorale non basta» Marini: bisogna ripartire dalla Bicamerale AROMA I riflettori di Palazzo Chigi, ha preferito piazza del Gesù. Proprio come i big De, quando lo scudo crociato sembrava immortale. E ora dal suo studio appartato - 4 metri per 7 Franco Marini lancia tre messaggi. La riforma elettorale? Non basta, serve una Grande Riforma e dovrà farla il Parlamento, non la maggioranza. 11 governo? Deve durare per tutta la legislatura. Il Centro? Marini lavora ad una scommessa "impossibile": riméttere assieme Prodi e Cossiga. Segretario, se lei avesse voluto, questo poteva essere il governo D'Alema-Marini: perché è restato al partito? «A me piace l'azione politica piuttosto che la responsabilità istituzionale. Diciamo che è un limite della mia personalità. E poi ammetto che nel mio partito qualche preoccupazione è stata espressa per il precipitare della situazione». Sulla riforma elettorale si fa sul serio o siamo ancora ai tentativi? «Si fa sul serio. Credo a questo tentativo per evitare un referendum rovinoso, o quanto meno inutile. Dobbiamo rafforzare un bipolarismo frammentato ed evitare che si allarghi un trasformismo che si è riaffacciato con ima certa prepotenza». Voi e i Ds non ripartite da posizioni lontane? «Abbiamo discusso tante volte, ma non abbiamo fatto grossi passi avanti. Dobbiamo azzerare le pregiudiziali: io non le pongo, ma neanche le accetto». Neanche dal presidente del Consiglio? «Neanche da D'Alema». I Ds puntano sul doppio turno di collegio: per voi è indigeribile? «E' una forzatura rispetto alla dialettica dei rapporti politici, riduce gli spazi di libertà dei partiti veri. Io resto legato al patto della crostata...». Quella crostata l'hanno rinnegata tutti.. «E io no! Il doppio turno di coalizione è un grosso passo avanti perché aggrega e non spegne le presenze dei partiti veri». Su questa soluzione c'è già in Parlamento una maggioranza che mette assieme Ppi, Polo, pezzi di centro-sinistra. Vero? «Vero. Ma se io non accetto pregiudiziali, non ne pongo». Chi si mette in cabina di regia? Il governo? La maggioranza? I partiti? «Un ministro come Amato può svolgere una positiva opera di sollecitazione e io non escludo il governo, ma questa è una materia sulla quale ci confrontiamo in Parlamento. Con tutti. Nessuno potrà invocare appartenenze alla maggioranza: si toccano assetti che dureranno. Semmai mi chiedo: perché dovremmo fermarci alla legge elettorale?». Dopo il fallimento della Bi camerale, fare riforme più incisive non le sembra un'utopia? «No. L'aggiustamento della Carta Costituzionale non può essere abbandonato come qualcosa di irrilevante. I punti fissati dalla Bicamerale, prima che l'onorevole Berlusconi buttasse per aria il tavolo, non saranno la perfezione, ma la sintesi di un lavoro serio. Ripartiamo da lì: forma di governo, Presidente della Repub¬ blica, federalismo». Lei sa bene che il Polo dice «discutiamo di legge elettorale», perché solo così trova il suo minimo comun denominatore: un rilancio non rischia di sfasciare tutto? «No, non è così. Già è importante che nel Polo ci sia un minimo comun denominatore: da qui si può ripartire per fare dei passi avanti seri». Quanto durerà il governo D'Alema? «Abbiamo creato le condizioni perché questo governo duri e non resti legato alle scadenze magiche delle Europee e del Quirinale. Servono tempi medi per cominciare ad avere dei risultati: un anno e mezzo, due. La mia ambizione è che questa legislatura si concluda con il governo D'Alema-Mattarella, come lo chiamerò sempre io». Cosa la fa essere così ottimista sul futuro del governo? «Da questo governo mi aspetto determinazione e operatività per determinare le condizioni di uno sviluppo maggiore che crei nuova occupazione. Serve uno sforzo straordinario per dotazioni infrastruttuali al Sud, un graduale abbassamento del costo del lavoro per i nuovi assunti, l'alleggerimento della pressione fiscale sulla piccola e media impresa». Nessuno può escludere che Prodi torni dal suo «sabbatico» e le dica: caro Marini, io sono pronto a rimettermi in gioco ma tu devi scegliere: o me o Cossiga... «Finita la delusione, aspetto il momento di un chiarimento con Prodi. Lui può giocare un ruolo come elemento forte di cerniera tra i partiti e le attese di una parte della società. Noi non abbiamo abiurato l'Ulivo, ma dobbiamo stemperare questa utopia del partito democratico, cresciuta attorno ai comitati Prodi». Se ognuno va per conto proprio - Prodi, Di Pietro, Cossiga, voi, Dini - non c'è il rischio di una «libanizzazione» del Centro? «Troppi soggetti per conto proprio in un'area che ha straordinarie disponibilità. Con l'Udr c'eravamo divisi su una scelta di fondo: Polo o Ulivo? Ora c'è la cicatrizzazione di una frattura e per parte nostra siamo soddisfatti che i nostri amici siano tornati, anche se trovo incertezza nel mio partito. Ma dentro il centro-sinistra, il confronto è obbligatorio». Sembra di capire che lei ha l'ambizione di riunire, sotto la bandiera popolare, Prodi e Cossiga: non le pare difficile? «Vedo tutte le difficoltà di tenere un rapporto, da una parte con Prodi e dall'altra con l'Udr. Tentativo complicato, ma non ci manca la perseveranza né la determinazione». La presenza a palazzo Chigi di D'Alema, leader di una sinistra al 21 per cento, spiana la strada a un cattolico al Quirinale? «Di automatico non c'è mai nulla. Non c'è dubbio che un certo equilibrio tra le grandi tradizioni culturali è un problema che si pone». L'unico problema ce l'ha lei, costretto a districarsi tra le ambizioni di tanti candidati popolari... «Non è vero: non c'è ancora nessun candidato». E per la prossima legislatura, D'Alema si è guadagnato la «pole position»? «Eh no. Dipenderà dall'efficacia dell'azione di governo su sviluppo e lavoro». Fabio Martini Tra i diessini c'è insofferenza per i lunghi contatti con la Lega e con il Polo che hanno ritardato il confronto con la Quercia e con le altre forze di governo tifi Credo a questo tentativo per evitare un referendum inutile o rovinoso. Ma si deve anche lavorare sulla Costituzione: forma . jm ....... ai governo, Capo dello Stato, federalismo ti Aspetto l'ora di un chiarimento con Prodi La scommessa è mettere d'accordo lui e Cossiga: tentativo complicato, ma non ci manca perseveranza né determinazione i|Bp prima, quella del «ÉÉIl Polo poi. Tant'è > ^.^H che lo stesso Pisanu fa sapere che la lettera in cui ds. Ufficialmente, nessuna polemica: Walter Veltroni, che fra l'altro non è stato anco- ha mcompremne, ia buTra i dieper i lunghe con il Poloil confre con le a«Mtitenuno anCoaiStchmu Francesco Cossiga