Riforme, prime spine nella maggioranza di Maria Grazia Bruzzone

Riforme, prime spine nella maggioranza Salvi critica Amato: un errore abbinare doppio turno di coalizione e voto diretto per il premier Riforme, prime spine nella maggioranza Berlusconi: c'è troppa confusione ROMA. Giuliano Amato non ha fatto in tempo a rallegrarsi della disponibilità al dialogo manifestata da Silvio Berlusconi sulla riforma elettorale, che subito ha toccato con mano quant'è difficile l'impresa in cui si sta cimentando. Il primo ostacolo viene dal calendario politico: da oggi torna alla Camera la Commissione d'inchiesta su Tangentopoli che rischia di avvelenare i rapporti fra maggioranza e opposizione proprio all'inizio di un possibile disgelo. «Un no alla commissione di inchiesta», avvisa il capogruppo azzurro Beppe Pisanu, «cadrebbe come un macigno sulla nostra apertura al dialogo». Che in ogni caso, aggiunge, è stato troppo strombazzatato: «A noi interessa esclusivamente la riforma elettorale, per andare a votare il prima possibile». Non è il solo intoppo in un percorso peraltro appena intrapreso. Un altro sembra venire da una certa insofferenza che sta venendo a galla tra i diessini per il metodo di lavoro adottato dal neoministro per le Ri¬ forme. Convinto com'è che il nuovo sistema elettorale, e possibilmente la nuova forma di governo, debbano scaturire da un accordo vasto maturato in Parlamento e non da una proposta del governo, Amato ha trascorso la settimana scorsa sondando l'opposizione, quella della Lega prima, quella del «ÉÉIl Polo poi. Tant'è > ^.^H che lo stesso Pisanu fa sapere che la lettera in cui Berlusconi ha rilanciato la disponibilità polista a parlare di riforma elettorale, è stata preparata da un suo colloquio col ministro. Ma proprio questa strategia di attenzione ha finito per ritardare il confronto di Amato con la maggioranza di governo, a cominciare dai ds. Ufficialmente, nessuna polemica: Walter Veltroni, che fra l'altro non è stato anco- ra eletto segretario, rifiuta di parlare dell'argomento riforme. E Pietro Folena si limita a una battuta: «Non credo che l'accordo sia in vista, ma è importante la ripresa del dialogo». A dar voce all'imbarazzo che aleggia al Bottegone ci pensa però Cesare Salvi. Il capo dei senatori diessini boccia una delle ipotesi che Amato ha messo in campo, quella di accompagnare l'elezione diretta del premier al doppio turno di coalizione, ipotesi gradita al Polo (o almeno a buona parte di esso). Salvi rilancia invece l'elezione del premier con il doppio turno di collegio (idea da sempre cara alla Quercia): «Come nella proposta che elaborammo con Fisichella, Urbani e Bassanini», precisa, tirando in ballo il sottosegretario al presidenza del Consiglio. In alternativa, Salvi propone «il semipresidenzialismo temperato della Bicamerale, con alcuni miglioramenti, riproposto (nell'intervista di ieri alla Stampa, ndr) da Cossiga». Sono le osservazioni che Amato si sentirà fare quando varcherà il portone di Botteghe Oscure. Di tutt'altro tono i rilievi che gli verranno formulati dagli altri partiti della maggioranza. Con i popolari ostilissimi al doppio turno di collegio voluto dai ds (Renzo Lusetti ripropone «con convinzione» il doppio turno di coalizione o la «proposta Francesebini» a turno unico più premio di maggioranza) e i verdi che con Pieroni si dicono disposti ad accettare il doppio turno di collegio solo se davvero venisse introdotta l'elezione diretta del premier. Ma sarà pos¬ sibile spingersi tanto in là? Almeno per ora, il Polo non sembra disponibile a mettere così tanta carne al fuoco. Oltre a Pisanu, anche Enrico La Loggia fa sapere che la sola riforma da fare è quella elettorale. E aggiunge che il punto di partenza «è il famoso doppio turno di coalizione, passato alla storia come il patto della crostata di casa Letta». Che, incidentalmente, è proprio l'ipotesi a cui si dice assolutamente contraria la Lega. «Non mi sono fidanzato con D'Alema - ha detto ieri sera Bossi a 'Porta a porta' -. Io sono un proporzionalista convinto, penso che il maggioritario ha imbrogliato la gente». Così Berlusconi ha buon gioco a dichiarare in tv che «in questo momento nella maggioranza c'è una grande confusione», pur dicendosi speranzoso che «divisione e confusioni si possano superare», approfittando del «semestre bianco» nel quale le Camere non possono essere sciolte. E il portavoce di An Adolfo Urso, pur lodando l'iniziativa di Amato - «soprattutto dove esclude con decisione l'ipotesi di un ritorno al proporzionale» - ironizza sulla «Babele di posizioni» all'interno della maggioranza. Maria Grazia Bruzzone Silvio Berlusconi presidente di Forza Italia

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