Il salotto del male di vivere

Il salotto del male di vivere IL GASO 1.5 NUOVI OELBATEltAPBA Nascono anche in Italia i club di incontro: «E' la solitudine il nostro peggiore nemico» Il salotto del male di vivere Incontri di gruppo per vincere la depressione PARIDI DAL NOSTRO INVIATO Il salotto di una casa bella e comoda, poltrone, divani, un tavolino con una bottiglia d'acqua minerale e qualche bicchiere di carta. Una decina di persone, sedute. Uomini e donne che non si sono mai visti prima. Nessuno conosce il nome o il cognome degli altri. Ma una cosa sanno bene: in quella stanza tutti sono malati o ex malati di depressione, tutti hanno in comune il male di vivere. Non ci sono medici, non c'è un analista che «guida» il gruppo. Nessuno che non sia un malato può entrare nella stanza. Perché solo chi ha sofferto o soffre di depressione sa cosa significhi in concreto quella sofferenza. Gli altri, no. Ecco, chi ha deciso di entrare in quella stanza ha aderito ad un gruppo di self-help, cioè di auto-aiuto, un modo vecchio e nuovo allo stesso tempo per curarsi, che va ad affiancare le terapie normalmente utilizzate. Vecchio perché è un modello che arriva dal mondo anglosassone, dove è statò utilizzato soprattutto per le donne vittime di violenza sessuale, .„perb gli, alcolisti. Nuovo perché nessuno aveva pensato ad applicarlo alle malattie mentali. Ci hanno pensato, qualche anno fa, alcuni ex depressi. E oggi, i gruppi di auto-aiuto nascono a centinaia, in tutto il mondo, Italia compresa. Quei salotti si moltiplicano, pazienti ed ex pazienti mettono volentieri a disposizione le loro case, oppure si incontrano nell'aula di una scuola, o nella biblioteca civica, o in parrocchia. Fino a diventare una catena di club, ora associati nel Gamian (Global Alliance of Mental Illness Advocacy Networks, sito web: wwwgamian-europa.com), che ha partecipato al Congresso del Collegio europeo di neuropsicofarmacologia in svolgimento a Parigi. E come va l'attività di questi gruppi? Bene, anzi benissimo, visto che le richieste di adesione supera no le attuali possibilità dell'associa zione. Perché il primo problema del depresso è la sohtudine: tu, e la tua malattia. Paolo Lucio Morselli, psichiatra e vicepresidente di Idea una delle tre «formazioni» italiane assieme a Psiche 2000 e Lidap - dice che chi è malato di depressione e si rivolge al medico di base di solito riceve una pacca sulle spalle e un «si svaghi, cerchi di stare su» che chiude il discorso e lo fa entrare d'ufficio in quel 60 per cento di malati la cui malattia non viene nemmeno riconosciuta come tale. Se è fortunato, e il medico diagnostica il male, può sperare di riuscire a guarire (ma solo il 20 per cento di questi malati riceve un trattamento corretto). Dopodiché, a sintomi scomparsi («e a me- dico scomparso», aggiunge il professor Morselli), lui si ritrova daccapo, solo. Qualcosa del genere deve aver provato Paul Kummer, presidente dell'associazione Equilibra (svizzera, 52 gruppi di self-help). «Sono in¬ gegnere elettronico, la prima azienda l'ho messa su a vent'anni. Tutto è andato bene per 18 anni, e poi tutto è crollato di colpo. Sono stato in cura, sono anche guarito, e dopo ho pensato che dovevo fare qualcosa, trasmettere agli altri la mia esperienza di ex depresso». Qualche mese fa Kummer è venuto in Italia, a Milano, a spiegare come funziona il sistema del self help sulla depressione. Con lui c'era Paul Elgine, ex avvocato inglese, fino a pochi anni fa proprietario di uno degli studi più importanti di Londra. Un uomo brillante, abituato a vivere sulla cresta dell'onda, che di colpo si è ammalato, di colpo ha mollato studio e vita «normale», per entrare in una clinica psichiatrica. Tre mesi di ricovero, poi la terapia che lo ha guarito. Con in più la voglia di spiegare ai malati la sua storia. E oggi in Inghilterra i gruppi di auto aiuto so- no 120: se no è occupato anche il Parlamento, che ha riconosciuto l'importanza della loro attività. E' un sistema che punta tutto sul recupero del «funzionamento sociale» della persona, e che crede nell'efficacia della molecola reboxetina, l'ultima nuova arma del dopo Prozac finita nelle mani dei medici. Iniziato in ogni Paese più o meno nello stesso modo: i fondatori dell'associazione olandese sono un medico che ha perso il fratello, malato di depressione e suicida, e un industriale che ha visto la figlia morire, suicida anche lei. Carla Stanek, donna di successo, marito banchiere, famiglia perfetta, e mi grave episodio di depressione sulle spalle, ha iniziato i grappi in Austria. Diego Vagliasini è un industriale che ha avuto pesanti problemi famigliari provocati dalla depressione. Oggi è presidente dell'italiana Idea. In Italia i gruppi sono pochi quattro - ma solo perché l'attività è cominciata quattro mesi fa. Uno a Milano (il numero di telefono è 02653.994), l'altro a Monza. «Ma alcuni dei partecipanti arrivano da Torino, altri dal resto del Nord Italia. Tra pochi mesi, a ciclo finito - e a terapia conclusa - potranno fondare a loro volta un gruppo, se lo vorranno. Spiegheranno ad altri pazienti cosa è loro successo, come sono guariti, come si sentono oggi. Noi li chiamiamo "facilitatoli", perché aiutano gli altri a spiegarsi, e a capire. Chi non ha vissuto la depressione non sa cosa sia davvero. Non arriva ad immaginare il grado di sofferenza e l'incapacità nelle cose della vita che si prova», spiega Morselli, che racconta anche la fatica di iniziare: «Durante la prima seduta nessuno parla. Il "facilitatore" spiega che ci si vedrò ima volta ogni 15 giorni, per 15-18 mesi. Ma la seconda volta, quando comincia a raccontare di sé, allora qualcuno comincia a farsi forza e a dire "anche a me è successo così". Dalla terza volta in poi cadono le barriere, non li tenni più». Brunella Giovare «Durante la prima seduta nessuno parlapoi si riesce a far cadere le barriere» «Ogni paziente mette a disposizione la sua casa e si vede con altri ammalati» L'IDENTIKIT DE UNA MALATTIA QUANTI SONO I DEPRESSI IN ITALIA 5 MILIONI CHI RISCHIA UNA DONNA SU QUATTRO UN UOMO SU UNDICI L'ETÀ' CRITICA FRA 130 E I SO ANNI IL GRADO DI ISTRUZIONE I DIPLOMATI SONO PIÙ' SOGGETTI RISPETTO A CHI HA LA LICENZA ELEMENTARE 0 MEDIA LE PROFESSIONI A RISCHIO I LAVORATORI AUTONOMI SONO PIÙ' SOGGETTI RISPETTO Al DIPENDENTI DOVE VIVONO LA MAGGIOR PARTE DELLE PERSONE DEPRESSE VIVE IN CITTA' CON PIÙ' DI CENTOMILA ABITANTI si¬ La terapia di gruppo è l'ultimo metodo per affrontare e curare la depressione

Persone citate: Carla Stanek, Kummer, Morselli, Paolo Lucio Morselli, Paul Elgine, Paul Kummer