IL CAMPIONATO E' BIANCONERO di Roberto Beccantini

IL CAMPIONATO E' BIANCONERO IL CAMPIONATO E' BIANCONERO scavalca la Fiorentina di Trapattoni, sculacciata sabato a Parma. Sorpasso, dunque, ma non solo. La settima lascia orme fatali, tracce importanti: il primo pareggio del Milan (a Piacenza, complice l'altro Inzaghi, Simone), la prima sconfitta della Lazio, e così non c'è più nessuna squadra imbattuta, i fuochi d'artificio della Roma zemaniana. Su tutto e su tutti, la crisi dell'Inter. La sconfitta con il Bari è la terza di fila in campionato, la seconda consecutiva in casa. Troppo, per aggrapparsi a un rigore sfuggito all'occhio dell'arbitro. Massimo Moratti ha dato i sette giorni a Gigi Simoni. Mercoledì c'è lo Spartak a Mosca, domenica sera il derby: auguri, di cuore. Siamo di fronte a un crollo senza precedenti, introdotto dalla dolente resa di Siviglia, al cospetto del Real Madrid. Un anno fa, di questi tempi, l'Inter era in fuga, forte di sei vittorie e un pareggio. Di punti ne aveva addirittura diciannove. Oggi, sono già nove in meno. Arrivò seconda nella scia della Juventus, non senza legittimi rimpianti, conquistò la coppa Uefa. Simoni aveva riesumato Bergomi, lucidato Moriero, sfruttato al meglio la dinamite di Ronaldo. Impostata su basi italianiste, l'Inter era una squadra che viveva di fiammate. Poteva non piacere, ma aveva lame affilate che entravano nella carne degli avversari. Ad agosto, non c'era «griglia» che non la includesse al primo posto: più o meno come l'ultimo Milan di Capello. L'Inter attuale paga equivoci grotteschi (per esempio, il non aver rassodato la difesa per il solo fatto che, grazie ai prodigi di Pagliuca, era stata la meno battuta), un feeling presidente-allenatore sempre più precario, l'eclissi mondiale di Ronaldo, gli infortuni che hanno svaligiato l'organico, da Roberto Baggio a Djorkaeff. L'aspetto più inquietante riguarda la serenità, l'autonomia nervosa: Simeone che calpesta Fernando Couto sul 3-1 per la Lazio, Paulo Sousa che rovescia di tutto addosso a Farina sullo 0-0 con il Bari: espulsioni stupide, pagate a carissimo prezzo. L'Inter è sempre stata un complicato labirinto: Simoni, artigiano umile e valoroso, abituato a cavare il massimo dal minimo, aveva trovato il filo per venirne a capo. Nel giro di sei mesi, lo ha smarrito. Ha ballato una sola notte, con lo Spartak. Si fa prima a dire quello che l'Inter non ha: non ha personalità, non ha una formazione tipo, non ha una preparazione atletica adeguata ai tempi e alle esigenze. Sul piano fisico, la Juventus l'ha letteralmente sbranata. Per questo, i tifosi hanno dissotterrato le uova di guerra. L'orgoglio spinge Simoni a non dimettersi: fa bene. Moratti è avvilito, furioso: cominci a mettere in riga quell'impunito di Paulo Sousa. Mosca e il derby ci diranno di che pasta è fatto lo spogliatoio: ha nelle mani il destino di Simoni. Siamo vicini al punto di non ritorno. Non spaventa il meno sei che separa l'Inter dalla Juve: allarma, se mai, la gestione, tattica e caratteriale, delle partite. Pressioni e tensioni hanno scombussolato l'ammiraglio e paralizzato l'equipaggio. Anche se Champions League e scudetto sono a rischio, l'esperienza sconsiglia brusche sterzate. Scrivere che Simoni è il più colpevole, non significa affermare che è l'unico. Moratti lo tenga presente. Roberto Beccantini

Luoghi citati: Lazio, Madrid, Mosca, Parma, Piacenza, Siviglia