I magistrali «promuovono» Diliberto

I magistrali «promuovono» Diliberto Consensi generali per la lettera in cui il ministro si impegna a tutelare la loro autonomia I magistrali «promuovono» Diliberto D'Ambrosio: bene, ma ora aspettiamo le riforme ROMA. Un coro di consensi. L'attività di Oliviero Diliberto sulla «scomoda» poltrona del ministero della Giustizia si apre come meglio non potrebbe. Dopo anni ài incomprensioni (e a volte anche di sgarbi), tra un ministro Guardasigilli e i magistrati sembra essere «scoppiata la pace». Almeno in apparenza, perché i nodi veri devono ancora venire al pettine e sarà sulle «cose concrete» che si misureranno i rapporti tra ministro e toghe. Per ora, la lettera che DiUberto ha inviato a tutti i magistrati, impegnandosi in prima persona alla tutela della loro autonomia e invitandoli però alla sobrietà dei toni, sembra essere stata accolta solo da commenti positivi. «Apprezzabile nel contenuto e nel metodo, certamente inusuale, ma condivisibile» la definisce l'ex presidente dell'Anni Elena Paciotti. Ancora più «entusiasta» il presidente dimissionario, Mario Almerighi (Mr): «Condivido parola per parola quanto scritto dal ministro. Ritengo che l'iniziativa abbia un profondo significato di rilancio di una corretta cultura istituzionale». Almerighi si augura che l'iniziativa di Diliberto possa addirittura contribuire a ricucire la spaccatura che si è creata all'interno dell'Associazione nazionale magistrati. «Utile e apprezzabile» sono le parole utilizzate nel commento del segretario di Md Borraccetti: «Mi pare che il ministro abbia avuto una buona idea». A Borraccetti piace soprattutto l'invito alla sobrietà: «Il termine è ben scelto perché ritengo che i magistrati più che riservati debbano essere sobri, fermo restando il diritto di manifestare le proprie opinioni». E sono d'accordo anche il segretario di Unicost, Marconi, e il segretario generale dell'Anni Paolo Giordano («E' un positivo segnale di rasserenamento»). E il Pool? Cosa dicono i magi¬ strati della procura milanese che così spesso si è trovata in contrasto con i predecessori di Diliberto? Ieri al palazzo di Giustizia era presente solo il pm Piercamillo Davigo, che non ha voluto esprimere opinioni. Il primo commento è però autorevole ed è del procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio: «Sono favorevole a questa mano tesa da parte del ministro - dice - ma aspettiamo da troppo tempo i fatti e le riforme. Abbiamo sempre riconosciuto il primato della politica, perché siamo convinti che un giudice deve sempre accettare le leggi, applicandole, anche se non le condivide. Io sono stato il primo a dirsi contento della nomina di un ministro politico come Diliberto». D'Ambrosio apprezza anche l'invito alla sobrietà fatto dal Guardasigilli, ma puntualizza: «Non è possibile dirci di non parlare, come cittadini abbiamo diritto ad esprimere le nostre opinioni. E' condivisibile l'invito ad abbassare i toni, ma che si facciano le riforme e si intervenga. Avremo sobrietà aggiunge -, mediteremo, ma ripeto, ci aspettiamo molto, in particolare che siano riformati il processo penale e civile, che ci siano messe a disposizione strutture per lavorare». Di tono completamente diverso, invece, la reazione degli avvocati. «Speriamo che Diliberto a noi mandi almeno una cartolina», dice il presidente dell'Unione delle Camere penali Giuseppe Frigo. Poi, messa da parte l'ironia, ricorda di aver inviato ai ministro, sin dal giorno della formazione del nuovo governo, un telegramma, rimasto finora senza risposta, chiedendo di potergli esporre al più presto il punto di vista dei penalisti sui problemi urgenti della giustizia penale. «Quanto al contenuto della lettera di Diliberto - spiega Frigo - non si può non condividere l'ovvia esigenza che in tema di giustizia sia dato a ciascuno il suo, come le camere penali hanno indicato nel loro recente congresso. Ma deve anche essere chiaro che sobrietà e riserbo sono condizioni necessarie e tuttavia non sufficienti a raggiungere tale risultato, poiché talora consentono intrusioni di una sfera nell'altra molto più gravi di quelle urlate sui giornali o alla televisione. Anche con le sentenze e con le ordinanze di custodia cautelare si può invadere il campo della politica come con leggi e atti di governo si può ledere l'autonomia e l'indipendenza della magistratura», [r. i.] Gli avvocati: «Speriamo che a noi il Guardasigilli mandi almeno una cartolina» A sinistra Mario Almerighi presidente dimissionario dell'Associazione magistrati A destra Gerardo D'Ambrosio procuratore aggiunto a Milano

Luoghi citati: Milano, Roma