«Il governo faccia una proposta»

«Il governo faccia una proposta» INTERVISTA FRANCESCO COSSIGA «Il governo faccia una proposta» «Di Pietro?E' arrivato ultimo al referendum» 11 ROMA NA «svolta» da salutare con favore. «Una cosa che tutti devono sperare che si consolidi». Francesco Cossiga definisce così l'apertura di Silvio Berlusconi sulla legge elettorale. Ma il progetto per le riforme deve andare oltre la legge, e lo stesso referendum che il leader rifiuta di identificare con Di Pietro - è da intendere più come uno «stimolo» che come una soluzione definitiva ai problemi del Paese. Senatore Cossiga, sbaglio o il disgelo tra Silvio Berlusconi e Massimo D'Alema la rende soddisfatto? «Diciamo che l'arroccamento nella cittadella crociata da parte dell'onorevole Berlusconi, non poteva che destare grande preoccupazione. Mi spiego meglio: Ricorda quando lui affermava che la maggioranza non doveva illudersi di trovare nel Polo un'opposizione "di sua maestà"? O quando denunciava, come ha fatto in tutti i suoi più recenti interventi, il carattere anticostituzionale di questo governo e additava me come capo di un gruppo di traditori che avevano portato un comunista a Palazzo Chigi? Bene, tutto questo non poteva che essere valutato con preoccupazione...». Come spiega la «svolta»? «La lettera di Berlusconi fa pensare che all'interno di Forza Italia - dentro Alleanza Nazionale ve ne erano già i sinto mi - vi sia chi preme per far valere le ragioni della ragione contro le irragioni dell'irragione. Vi è poi un altro aspetto da sottolineare: un diverso rapporto con l'opposizione consolida l'orizzonte di questo governo che, a differenza di quello di Prodi, si caratterizza come un governo delle riforme. E' uno dei motivi per quali l'Udr e io personalmente ci siamo impegnati a sostenere D'Alema». Ma secondo lei, senatore Cossiga, verso quale tipo di legge elettorale bisogna andare? Soprattutto: esi ste davvero la possibilità di riformare la legge elet torale per consolidare il bipolarismo? «Anzitutto in un regime democratico non si deve mai partire da posizioni pregiudiziali e da diffidenze, ma si deve andare con schiettezza, sincerità e in un clima di fiducia al confron to. Quando parlo di confronto mi riferisco anche a Silvio Ber lusconi. Per quanto riguarda noi, all'interno dell'Udr non abbiamo parlato di questi problemi. Ma io ho una mia posi¬ zione personale che coincide con quella dell'onorevole D'Alema». E cioè? «Sono favorevole a un sistema elettorale uninominale a doppio turno aperto a tutti i concorrenti che superino una cer¬ ta soglia di voti, con la possibilità eventualmente di concorrere a una limitata quota di seggi con il sistema proporzionale per quelle forze politiche che si ritirino al secondo turno». Senatore Cossiga, lei crede che la legge elettorale debba essere l'unico argomento di confronto o che il dialogo sulle riforme vada ripreso a tutto campo? «Io ritengo di concordare ancora con D'Alema su un modello di forma di governo che era stato più volte adombrato nel corso dei lavori della Bica¬ merale: un regime semipresidenziale attenuato nel senso che non via sia una compartecipazione del Capo dello Stato e del governo nell'esercizio del potere esecutivo. Un Capo dello Stato eletto direttamente dal popolo che eserciti funzioni di garanzia in forme più incisive di quanto non succeda oggi. E partecipi all'indirizzo politico soprattutto nei campi della politica estera e della difesa». Quale deve essere secondo lei il ruolo del governo un governo che ha al suo interno un ministro delle riforme - nel processo costituente? «Si deve abbandonare l'idea totalmente extraparlamentare che il governo non debba essere "soggetto" nel processo delle riforme. Il governo infatti, è il punto più alto di sintesi della maggioranza. Per quanto riguarda il ruolo che il governo potrà avere, io, che ho salutato positivamente la nomina di Giuliano Amato a ministro delle Riforme, penso che possa avere un ruolo attivo e proporre delle riforme, come avviene nei Paesi a democrazia competitiva. E come è avvenuto in Inghilterra ad esempio sul terreno dell'autonomia scozzese e gallese. Oppure per quei cascami di assemblearismo che tuttora resistono, si può pensare a un azione triangolare maggioranza-opposizione-governo - in cui il governo stimoli e accompagni il processo costituente». Senatore Cossiga, resta da dire del referendum e del suo amico Di Pietro «Di Pietro è arrivato all'iniziativa referendaria molto, molto dopo che era stata avviata. Questo di cui parliamo è il referendum di Segni, di Martino, di Petruccioli, Occhetto o Adornato. E soltanto molto tempo dopo - dopo per intenderci che anche Scognamiglio e io lo avevamo firmato - è diventato anche il referendum del dottor Di Pietro. Io ho firmato questo referendum, perché esso aveva il significato di spingere a favore di una più netta scelta maggioritaria. Ma ho sempre avuto molti dubbi sulla sua ammissibilità da un punto di vista costituzionale. Vede, io ho sempre considerato questa iniziativa più come stimolo politico che non come soluzione risolutiva. Vedremo adesso che esito avrà il confronto che si riapre sulla legge elettorale e sulle riforme. E in ogni caso, se si andrà a votare per il referendum, io voterò a favore». [d. c. d.] «Sono d'accordo col premier nel sostenere il doppio turno con uno sbarramento e poi recupero proporzionale per i partiti che si ritirano» «La svolta di Forza Italia? Tutti speriamo che si consolidi Era preoccupante vederli arroccati nella cittadella a sparare accuse su tutti...» A sinistra il senatore a vita Francesco Cossiga A destra Mario Segni A sinistra il senatore dell'Ulivo Antonio Di Pietro

Luoghi citati: Inghilterra, Roma