Il Barbera che fa del bene di Sergio Miravalle

Il Barbera che fa del bene Al Salone del gusto l'asta il cui ricavato andrà al gruppo Abele Il Barbera che fa del bene PASSATA la bufera tutta italiana scatenatasi nei mesi scorsi, quando venne proposto l'avvertimento «Può nuocere gravemente alla salute», da stampare sulle etichette di prodotti alcolici, ora il vino si prende la rivincita in un Paese tra i più attenti ai richiami salutisti. Rimbalza, infatti, dagli Stati Uniti la notizia che la severa Autorità di controllo sui prodotti alcolici (ha anche competenza su tabacco e armi da fuoco) sta vagliando favorevolmente la possibilità di lasciar stampare sulle etichette dai produttori una frase del tipo: «Per conoscere gli effetti positivi di un consumo moderato del vino prendere visione delle indicazioni dietetiche elaborate dal governo federale». Un po' burocratica, ma sarà un lasciapassare importante sul piano psicologico, a conferma di quanto da tempo affermano medici e ricercatori: un buon bicchiere a pasto, due o tre al massimo, sono utili al cuore e alle arterie e corroboranti per la digestione. E mentre il fronte dei favorevoli al bere moderato si allarga, c'è da annotare che oltre a «far bene» alla salute, il vino può «far del bene». La riprova è a portata di portafogli. Nella grande kermesse del «Salone del gusto» che si apre da giovedì al Lingotto di Torino, organizzato da Arcigcla Slow Food e Regione Piemonte, spicca un richiamo benefico: l'asta dei Barbera d'Asti e del Monferrato. L'appuntamento è per domenica 8 dalle 11, ma le barriques dei vini destinati all'asta saranno già in degustazione da giovedì allo stand del Consorzio tutela vini d'Asti e del Monferrato. L'asta benefica è alla decima edizione: la prima, nel 1989, ottenne una risonanza nazionale perché vennero battute partite da 70 mila lire al litro, il che consentì di versare 375 milioni al comitato piemontese dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro, presieduto da Allegra Agnelli. Da allora, ogni anno, l'asta benefica ha mutato destinatari raccogliendo, nel complesso, un miliardo e 415 milioni. Nel 1997 la formula è cambiata, il vino venduto all'incanto è stato donato dai prò duttori e al Gruppo Abele di don Ciotti sono andati 214 milioni. «Quest'anno vogliamo battere il record del 1989, favoriti anche dal fatto che saranno in vendita le Barbere 1997 una annata già mitica» annuncia il presiden te del Consorzio Livio Manera. Saranno battuti 26 lotti, per un totale di 15 mila litri di Barbere, tutti ottenuti da vigne di almeno 30 anni. Ci saranno partite dai 2 ai 7 ettolitri (circa mille bottiglie), compresi i 450 litri del «Vigne Vecchie» della cantina di Vinchio, bricco Monte Olmo, un cult. L'asta è aperta a tutti, si possono anche organizzare «cordate» tra amici, per dividersi poi le bottiglie. Al banditore Meo Cavaliere si affiancherà Piero Chiambretti nel ruolo di simpatico «alzatore di quotazioni». L'intero ricavato, anche quest'anno, andrà al Gruppo Abele. Alla scorsa asta don Luigi Ciotti disse: «E' sbagliato confondere il bere moderato che offre piacere, con il bere patologico in risposta ad un disagio interiore. Per questo è importante l'educazione alla salute, una battaglia vera di cuori e di menti per la qualità della vita di tutti noi». Una bella frase, che anche gli americani potrebbero mettere in etichetta. Sergio Miravalle L'asta del Barbera ha già raccolto circa 1,5 miliardi

Persone citate: Allegra Agnelli, Barbera, Livio Manera, Piero Chiambretti

Luoghi citati: Piemonte, Stati Uniti, Torino, Vinchio