Addio Prozac, la depressione cambia cura

Addio Prozac, la depressione cambia cura Il rofessorMontomeruru mondiale: «E' cominciata una nuova era con uariioniiùraide» A Addio Prozac, la depressione cambia cura una molecola più efficace per vincere il male di vivere» salute le nuove frontiere della scienza PARIGI DAL NOSTRO INVIATO «Finora sulla depressione abbiamo sbagliato tutto». Perciò, punto e a capo, nella cura di una malattia che secondo l'Organizzazione mondiale della sanità è la quarta in senso assoluto e riguarda 350 milioni di persone nel mondo (ma il numero raddoppia ogni dieci anni). Il mea culpa arriva dagli specialisti (seimila) del «male di vivere» riuniti al congresso del Collegio europeo di neuropsicofarmacologia, che si è aperto ieri a Parigi per fare il punto della situazione. E la situazione è terribile, non solo per modo di dire: la depressione riguarda praticamente tutti, perché un quarto della popolazione ha conosciuto o conoscerà, nella sua vita, uno stato depressivo più o meno grave, e questo stato peserà non solo sulle sue spalle, ma anche su quelle dei famigliari, degli amici, dei colleghi di lavoro. Perche questa è una malattia che ha un impatto e dei costi sociali definiti «giganteschi», so¬ prattutto per patologie come il suicidio, la schizofrenia, la sindrome da stress provocata da un trauma. E allora, che fare, quando i dati dicono che l'uno per cento della popolazione totale soffre di schizofrenia, ad esempio, e che dovrà essere curato per tutta la vita? «Cambiare strada», si sono detti gli psichiatri, i biologi, i farmacologi e i neurologi europei. Anche perché un medico ben formato (e informato) è fondamentale, e lo dimostra un Paese come la Svezia, dove i suicidi sono calati del 50 per cento in seguito ad una appropriata formazione di chi deve decidere la cura. Stuart Montgomery, guru internazionale della depressione e psichiatra all'Imperiai College of Scienze and Technology di Londra, parla di una «nuova era», e lascia intrawedere una frontiera tutta da esplorare ma già efficace per il trattamento dei malati. E dice anche che in passato sono stati fatti degli errori. «Strategie sbagliate», le definisce lui, che è considerato il massimo esperto mondiale. L'errore di fondo è stato quello di limitarsi a curare i sintomi della malattia, di bloccare il male, di annullare gli istinti suicidi, ma senza riuscire ad andare oltre. E' già moltissimo, fermare la voglia di morire in un malato, ma si può e si deve fare di più: restituire al paziente la voglia di vivere, cioè guarirlo veramente. Su questo fronte i nuovi farmaci hanno rivoluzionato la cura della depressione. Il Prozac, soprattutto, che è l'antidepressivo più usato nel mondo, e che da qualche tempo la Cuf ha inserito tra i mutuabili. In parole molto povere, il Prozac funziona così: la fluoxetina, molecola che è alla base della cosiddetta «pillola della felicità», agisce sul sotto sistema nervoso che usa come neurotrasmettitore la serotonina. Ma c'è un'altra molecola - la reboxetina - scoperta in Italia e disponibile dallo scorso maggio, che usa un altro neurotrasmettitore - la noradrenalina - e, dicono i primi studi, funziona anche meglio. Però senza gli effetti collaterali del Prozac, primo fra tutti l'inibizione della li¬ bido, che impedisce una vita sessuale normale. «Risultati eccellenti», dice il professor Montgomery a proposito della nuova molecola. Ma l'era del Prozac è finita? «Diciamo che ne è iniziata un'altra», risponde lui, spiegando che i tempi di guarigione sono più brevi, i pazienti «riacquistano la voglia di fare», recuperano atteggiamenti mentali e comportamentali che sono la base del «funzionamento sociale». Cioè l'interesse per il lavoro, la ricerca di contatti interpersonali, gli interessi culturali, la capacità di interagire con l'ambiente circostante. Tutti elementi che chi è depresso non riesce più a ottenere dalla propria vita. Lo sanno bene non solo i malati, ma tutti quelli che vivono vicini a loro: le mogli, i mariti, i figli, i genitori, gli amici. «La depressione uccide le vite, rende le persone schiave della malattia», dice il guru inglese. Ma questa schiavitù potrebbe finire. Per tutti, non solo per i malati. Brunella Giovare

Persone citate: Stuart Montgomery

Luoghi citati: Addio Prozac, Italia, Londra, Parigi, Svezia