Sexgate, ora sulla gogna ci va Starr di Franco Pantarelli

Sexgate, ora sulla gogna ci va Starr Un giudice speciale dovrà stabilire se ha violato il segreto istruttorio e divulgato notizie riservate Sexgate, ora sulla gogna ci va Starr Indagato per le soffiate ai media NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Il suo titolo è «special master», il suo nome non si conosce ma la sua nomina ha provocato molti sorrisi alla Casa Bianca. Il suo compito, infatti, è quello di indagare su Kenneth Starr, il procuratore speciale che è andato a frugare nei momenti di relax che Bill Clinton si prendeva nei pressi dell'Ufficio Ovale con Monica Lewinsky e che alla fine è riuscito a trascinarlo sulla soglia dell'impeachment. La ragione per cui Norma Holloway Johnson, il giudice che sovrintende all'indagine di Starr, ha deciso di nominare questo «special master» e incaricarlo di «prosecute the prosecutor» è che le accuse tante volte lanciate contro Starr dagli avvocati di Clinton per le sue «soffiate» ai media si sono rivelate fondate. In almeno 24 casi, dice la disposizione della signora Johnson, c'è la possibilità che Starr in persona o qualcuno del suo ufficio abbiano violato la norma che impone il segreto sulle indagini e soprattutto su quanto viene detto dai vari testimoni nelle deposizioni di fronte al Grand Giurì. Ma poiché per ora si tratta solo di una «deduzione logica», cioè della considerazione che certe cose uscite a suo tempo sui mezzi d'informazione potevano venire solo dall'ufficio di Starr, per procedere è necessaria un'indagine che accerti esattamente cosa è avvenuto. E per condurla lo «special master» avrà il potere di acquisire i «record» telefonici di Starr, di vedere la sua agendina degli appuntamenti, di esaminare i suoi appunti e insomma di introdursi nelle sue giornate proprio come ha fatto lui con Clinton e con altri protagonisti di questa storia, secondo molti con uno spirito da «inquisitore» decisamente ecces¬ sivo. Che cosa succederà nel caso in cui dall'indagine dello «special master» dovesse risultare che sì, Starr si è reso davvero colpevole di violazione del segreto istrutto¬ rio, non è chiaro. Ci potrebbero essere delle sanzioni amministrative o penali contro di lui, ma sembra comunque accertato che in nessun modo le conclusioni della sua indagine - quelle su cui ha basato il suo rapporto alla Camera da cui è scaturita la decisione di avviare la procedura di impeachment contro Clinton - verranno in qualche modo danneggiate sul piano giudiziario. E' chiaro però che l'esistenza di questa indagine sulla sua testa avrà delle ripercussioni politiche nel lavoro che aspetta la commissione Giustizia della Camera, i cui membri democratici hanno già chiesto - e ottenuto - di mettere Kenneth Starr nella lista delle persona da chiamare a deporre. Il loro intento è di dimostrare appunto gli «scopi politici» che Starr stava perseguendo e certamente il fatto che lui si ritrovi sotto inchiesta sarà loro di molto aiuto. Alla Casa Bianca, si diceva, tutti contenti per questa notizia e più di tutti Gregory Craig, il consigliere di Clinton che ormai ha praticamente in mano tutta la faccenda. Quando gli hanno chiesto un commento lui ha cercato di mantenere un signorile distacco, parlando di quanto sia bene che la giustizia faccia il suo corso. Poi però non ce l'ha fatta più e se n'è uscito con un «noi lo avevamo sempre detto» che trasudava soddisfazione. I media «beneficiati» dalle soffiate di Starr indicati dal giudice Johnson sono in pratica tutti i più importanti: le reti televisive Abc, Cbs, Nbc e Cnn e poi il «New York Times», il «Washington Post», il «Boston Golobe» e tanti altri. Ma su tutti, come si sa, c'era una specie di privilegiato numero uno che era il «Drudge Report», un sito su Internet gestito dal giornalista di destra Matt Drudge, che durante le giornate convulse delle indagini collezionò «scoop» a ripetizione. Il più famoso fu la rivelazione dell'uso di un sigaro nei «giochi» cui il Presidente e la stagista si abbandonavano. Vista la reputazione non proprio cristallina di Drudge, c'era chi ci credeva e chi no. Ma quando il rapporto di Starr fu pubblicato, fra le cose che raccontava c'era proprio la «scena del sigaro», descritta grosso modo con le stesse parole usate da Drudge. Franco Pantarelli Soddisfazione alla Casa Bianca: «Noi lo avevamo sempre detto» La Jones e il miliardo e mezzo donatole per chiudere la causa con Clinton. E Kenneth Starr

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