Ma dietro i sorrisi restano due vie diverse per l' Euro di Marco Zatterin
Ma dietro i sorrisi restano due vie diverse per l' Euro Ma dietro i sorrisi restano due vie diverse per l' Euro Il ministro: «Ora abbiamo bisogno II governatore: «Bisogna sbloccare di una primavera dell'investimento» opere pubbliche e infrastrutture» ANALISI LA PACE DOPO E CONTRASTI AROMA LLA fine della settimana del gran duello, Carlo Azeglio Ciampi ed Antonio Fazio si ritrovano sul campo neutro della Giornata del risparmio, seduti allo stesso tavolo come vuole il rito, e questa volta armati solo della ragionevolezza che consiglia di evitale ogni altra polemica. Così si celebra la sospensione delle ostilità, con due rapide strette di mano e - sfruttando l'unica opportunità concessa dal protocollo - con un bisbiglio del governatore all'orecchio del ministro del Tesoro, che ascolta attento e poi si lascia andare ad un sorriso per nulla di circostanza. Forse è la pace, di certo la volontà di archiviare i contrasti si manifesta nelle parole di Ciampi pronto a dirsi «seccato» per una storia che assicura di non capire. Banchieri e politici non se lo fanno ripetere due volte: per il match dei governatori suona l'ultimo gong. Capita però che sul terreno di battaglia siano rimaste alcune bombe inesplose. Sono le divergenze anche profonde, politiche e di sostanza, che separano il ministro ex governatore e l'attuale numero uno di via Nazionale, e che in sintesi sono riconducibili ad un'unica radice: l'Euro. Ieri, sebbene avesse alle spalle la grande immagine di un salvadanaio avvolto dalla bandiera a dodici stelle dell'Europa, Fazio ha concesso un solo piccolo riferimento alla moneta unica che decolla fra 60 giorni. Ha saltato la questione - come spesso in passato e come se la cosa non lo riguardasse - proprio mentre Ciampi costruiva l'intero discorso sull'Euro come fondamento di stabilità e crescita, motore «di sfide e opportunità». Il governatore non se ne convince. E dalle sue affermazioni fortemente politiche, nella parata di «occorre» e «si deve», traspare l'intendimento di trovare un nuovo ruolo per Bankitalia, che da gennaio verrà svuotata del suo potere più forte, quello di orientare la po litica monetaria. Con la moneta unica sarà la Banca centrale europea a determinare il livello dei tassi e per via Nazionale, come per le sue sorelle del Vecchio Continente, poco sarà come in passato. Fazio, facendo giustamente leva sulla forza dell'istituto d'emissione, pare volersi ritagliare un futuro di guardiano «super partes» dell'economia, con una funzione di indirizzo e stimolo legittimata da tradizione e autonomia della Casa. Con questo in mente, la sua azione diventa necessariamente politica e le uscite più recenti lo dimostrano. Quindici giorni fa, a Foligno, il governatore ha abbracciato la politica per l'occupazione del non ancora premier D'Alema. Poi, mentre il nuovo esecutivo stava per incassare il secondo «sì» parlamentare, ha abbassato il tasso di sconto di un punto, sorprendendo tutti per l'entità del taglio e affermando a chiare lettere che si trattava di «una spinta per lo sviluppo». «Fazio benedice il dopoProdi», hanno detto tutti. Ma due giorni più tardi, e siamo a mercoledì scorso, è andato a Montecitorio per dire che la Finanziaria andava bene sino ad un certo punto e che c'era ancora parecchio da fare. Messaggio del resto ripetuto ieri, con sei imperativi negli otto paragrafi finali che invitano a riformare, a facilitare gli investimenti, a ridurre i costi per chi produce e fare ordine nell'amministrazione e nella spesa dello Stato. Con tutti i «se» del caso., legati alle incertezze intemazionali e alle necessità di rendere l'economia nazionale più flessibile, l'appello problematico dell'uo* o di Via Nazionale risulta mitigato dalla constatazione che la ripresa dell'attività produttiva potrà avvenire già all'inizio del '99. Un crocevia, questo, dove si ricongiunge con gli auspici di Ciampi, che risponde ai dubbi di Fazio punto per punto, elencando i provvedimenti in corso d'opera e ricordando che «gli ostacoli all'attività di investimento sono stati in gran parte rimossi». Al governatore che invoca una strategia per l'occupazione il ministro concede la speranza «di una primavera dell'investimento». Quindi cala il suo asso, l'Euro, l'anima del cambiamento epocale destinato a produrre «un moto progressivo, inarrestabile verso altre istituzioni comuni, verso una crescente integrazione economica, sociale, politica dei popoli che quella moneta hanno voluto». Tutta la storia di Ciampi confluisce in una singola frase, di ampio respiro, di programma e quasi di fede. L'euroscettico Fazio evita la questione. Loda la «decisa e positiva» azione di contenimento del disavanzo pubblico che ha permesso di piegare le aspettative di inflazione, permettendo al ministro di sottolineare che «il forte calo dei tassi» è frutto della «recuperata credibilità del Paese». I due si incontrano sulla necessità di ridurre il carico fiscale sulle imprese e su quella di evitare «le foibe della spesa» viste in passato. Tanto basta per rinfoderare le armi e creare le premesse per chiudere i dissidi nel cassetto. Ma se è vero il proverbio inglese secondo cui «dove si va è come ci si arriva», allora il dubbio che i due sfidanti (oggi ex) possano non incontrarsi alla meta resta legittimo. Marco Zatterin
Persone citate: Antonio Fazio, Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, D'alema
Luoghi citati: Europa, Foligno, Vecchio Continente
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