«0 meno pensioni o più tasse» di Valeria Sacchi

«0 meno pensioni o più tasse» «0 meno pensioni o più tasse» Monti: problema europeo, l'Italia sta peggio MILANO. «L'eredità non è quella lasciata dai padri, ma quella ricevuta dai figli». Ricorre a un vecchio proverbio Sioux il commissario europeo Mario Monti, per spiegare ad una platea di cadetti della Scuola Militare dove si inaugura il nuovo Anno Accademico perché la revisione del sistema previdenziale sia uno snodo fondamentale se si vuole affrontare il problema del futuro dei giovani. E' una tesi che Monti da tempo sostiene, e che oggi sembra in contrasto con gli indirizzi del nuovo premier D'Alema. Ma su questo punto il commissario Cee, a fine cerimonia, rifiuta di farsi coinvolgere nella polemica. Senza revisione della previdenza, ripete, non solo si danneggeranno «i figli», non solo alcuni sistemi pensionistici collasseranno (e quello italiano è «a rischio»), ma «cresceranno le tasse». «Gran parte della disoccupazione giovanile di oggi in Italia è l'eco lontana di una crescita economica brillante degli Anni Settanta e Ottanta, ma che è stata in parte alimentata da fondi non ancora creati, da padri che mangiavano le risorse dei figli. Questo ha generato un enorme debito pubblico, innescando politiche che hanno dato luogo a passività finanziarie» spiega Monti, e osserva che, se l'Europa di Maastricht fosse stata concepita negli Anni Sessanta, «non ci troveremmo a questo punto». Che fare? «Non voglio avanzare proposte di politica economica, voglio solo dire che se pensiamo agli interessi dei giovani non possiamo non mettere sul tavolo il problema della riforma pensionistica», quella che oggi «tutela chi ha il lavoro e non chi lo cerca», dice Monti, aggiungendo che se non si andrà più in profondità nel riformare le pensioni, i giovani ne risulteranno danneggiati doppiamente. Danneggiati perché le tasse in genere e gli oneri sul lavoro resteranno alti e, preconizza il commissario Cee, «se vogliamo essere chiari fino in fondo, dovranno addirittura aumentare rendendo difficile la creazione di nuovi posti di lavoro». Ma anche quei giovani che troveranno lavoro, se la situazione resterà quella che è, «dovranno, per consentire il pagamento delle pensioni alle generazioni precedenti, accantonare una quota di reddito sensibilmente maggiore rispetto a quella dei coetani degli altri Paesi». Monti ricorda poi come, su questi stessi temi, si sia recentemente espresso anche il Cardinal Martini. Un pensiero, quello del Cardinale, che «esprime esattamente il concetto sul quale non solo l'Italia, ma tutta l'Europa deve muoversi in materia di pensioni». Senza una seria revisione generale, molti sistemi pensionistici non reggeranno, e tra quelli più a rischio c'è «anche il nostro». Per ultimo, Monti affronta il problema del «consenso». «Si sostiene che queste diagnosi sono chiare, ma che il Paese non è pronto ad accettarle» premette il commissario, sottolineando che «tocca certamente a chi dirige il Paese e ha una responsabilità politica pronunciarsi al riguardo». Ma subito dopo, proprio sulla presunta immaturità degli italiani Monti solleva seri dubbi, e ne spiega il motivo ricordando tre momenti recenti che dimostrano come, viceversa, «la gente sia pronta ad accettare anche scelte coraggiose». Le tre date sono: il 1985 e il referendum sulla scala mobile; il 1992 e la manovra da 93 mila miliardi del governo Amato per sostenere la lira; il 1996-97 quando, per entrare nell'Euro, gli italiani si fecero carico di altri interventi pesanti. Conclude Monti: «Non dobbiamo sottovalutare la maturità degli italiani. Quando sono in gioco gli interessi del Paese e l'avvenire dei figli, la disponibilità è grande». Valeria Sacchi «Se Maastricht fosse stata concepita negli Anni Sessanta saremmo già a posto» L'eurocommissario Mario Mont'

Persone citate: D'alema, Mario Mont, Mario Monti

Luoghi citati: Europa, Italia, Milano