La tv è piccola per noi

La tv è piccola per noi La tv è piccola per noi ROPRIO in questi giorni l'Authority deciderà quale sarà il futuro delle emittenti televisive private. Seguendo quelle che sono le indicazioni ministeriali, e quindi governative, si cercherà di capire chi ha il diritto di trasmettere e chi invece deve spegnere i ripetitori. E mentre gli editori stanno ancora mugugnando sulle prospettive e sui tagli della Legge Mammì, il rischio di trovarci dalla sera al mattino senza emittenza privata è molto forte. Vediamo di chiarirci le idee. L'Authority deve dare il via al Piano di riassetto voluto dal governo. In parole più spicciole la «tabula rasa» di tutte le emittenti private italiane con l'azzeramento degli impianti esistenti. La parola d'ordine è «vediamo chi ha ragione di esistere». Nessuno capisce dove si vuole arrivare, ma questa volta pare si faccia sul serio. Da Roma si accavallano le notizie, molte contraddittorie. Si dice, ad esempio, che sia forte la voglia di dare più spazio al Terzo polo, quello di Cecchi Gori, che in Italia ha ancora parecchie zone d'ombra, vaste aree dove Tmc non ha la copertura. E la spinta sarebbe arrivata dagli amici di Cecchi Gori, i popolari (che smentiscono). Ma non è tutto. L'altra «voglia» di spegnere le emittenti private locali sarebbe collegata al riassetto di Raitre. Per dare più credibilità (e meno concorrenza) alla nuova rete regionale, bisogna essere in grado di tagliare i rami che più fanno ombra, quindi i network e le medie televisioni. Ma anche in Rai ci ridono sopra: nel 2007 Raitre avrà in digitale tutte le possibilità del mondo, un bouquet di canali tematici e di informazione con spazi quasi illimitati. Allora, che cosa si vuole fare nel Paese delle contraddizioni? Prima a Roma e poi a Napoli, gli editori dell'emittenza televisiva privata si sono incontrati per cercare di capire fino a che punto può essere considerata grave questa situazione. Tutti concordi: lotta fino all'ultima antenna. Non c'è solo da difendere la libertà dell'informazione, ma anche le aziende che, in anni e anni di lavoro, hanno investito notevoli patrimoni. E poi i posti di lavoro, che in Italia sono migliaia e migliaia. Noi - ammettono gli editori rappresentiamo l'unico anello di congiunzione di molte aree territoriali dimenticate sia dalla Rai, sia da Mediaset. E questo è vero. Ci sono anche quelii che credono di avere le idee molto chiare: «Ci vogliono dimezzare per ghettizzarci in piccole aree metropolitane e farci morire a poco a poco con la qualità della pubblicità che scenderà fino ad arrivare alla bottega sotto casa. E quindi con investimenti prossimi allo zero». Si salveranno i network? Forse sì, forse no, dipende. Produrre per avere piccole aree d'ascolto e scarsa pubblicità non conviene. «Tutti assunti in Rai», propone sarcasticamente un direttore. L'Authority comunque va avanti con una linea di comportamento che non fa una grinza. Tabula rasa delie-tivù, azzeramento degli impianti esistenti, controllo sistematico sulle strutture, riduzione immediata delle potenze di uscita, trasmissioni in ambito strettamento locale. E poi si vedrà quante e quali televisioni private italiane hanno ragione di esistere. Una manovra che si preannuncia pesante e che, in questi giorni, entrerà nella fase esecutiva. Unica immediata reazione? Ricorsi in massa al Tar per ottenere la sospensiva. [Fiorenzo Panerò] Quale sarà il futuro delle emittenti private televisive? L'Authority deciderà in questi giorni. Il Piano prevede di azzerare tutti gli impianti esistenti. Poi si vedrà Quale sarà il futuro delle emittenti private televisive? L'Authority deciderà in questi giorni. Il Piano prevede di azzerare tutti gli impianti esistenti. Poi si vedrà

Persone citate: Cecchi Gori, Mammì

Luoghi citati: Italia, Mediaset, Napoli, Roma