RITORNO AD ADAMO

RITORNO AD ADAMO RITORNO AD ADAMO Martedì 3 novembre al Centro Congressi dell'Unione Industriale di via Fanti 17, alle ore 18, con «Adam Smith: simpatia ed egoismo in uno dei padri dell'economia» a cura di Sergio Ricossa, si avvia il ciclo «Il capitalismo: i quattro economisti più citati e meno letti». Martedì 17 novembre, ore 18, «Friederich Von Hayek: ordine economico e libertà individuale» a cura di Angelo Petroni. Giovedì 12 novembre, ore 18, «Joseph Schumpeter: capitalismo e socialismo nel teorico dell'innovazióne» a cura di Paolo Sylos Labini. Lunedì 23 novembre, ore 18, «Karl Marx: economia o politica?» a cura di Siro Lombardini. La tessera di ingresso gratuita (per due persone) può essere ritirata, fino ad esaurimento, all'Unione Industriale. (Nell'illustrazione, un ritratto d'epoca di Adam Smith). GLI economisti sono poco letti, forse giustamente. Troppo spesso hanno nulla di interessante da dire, oppure lo dicono in modo incomprensibile. Ma vi è anche il caso di economisti poco letti e molto citati. Questo è, per esempio, il destino che tocca ad Adamo Smith e a Carlo Marx. Di essi si ripetono alcuni luoghi comuni, sempre i medesimi, che forniscono non il pensiero di idee, ma la sua caricatura. Tanto per cominciare non è vero che Marx, comunista, disprezzasse Smith, liberale. Al contrario, vi trovava del buono. E infatti, su varie questioni importanti il loro pensiero è affine; così affine che, senza sapere da quali libri sono prese, è difficile indovinare se certe pagine sono di Smith o di Marx. Può capitare, con una inversione delle parti, che Smith critichi gli imprenditori privati e Marx li elogi, in determinate circostanze. Si ride di Smith perché avrebbe sostenuto che una «mano invisibile» guida il mercato verso risultati economicamente ottimi. In realtà, la «mano invisibile» è per Smith una semplice metafora, una licenza poetica. Egli sapeva bene che il mercato non fa miracoli, e che ora funziona bene, ora male. D'ordinario, però, se cerchiamo qualcosa che desideriamo comperare, in qualche negozio troviamo l'oggetto. Il negoziante ha anticipato il nostro desiderio come se una «mano invisibile» lo avesse guidato. E così pure lo hanno anticipato centinaia, forse migliaia di persone a noi conosciute, che collaborano alla produzione dell'oggetto e di tutto quanto occorre per farlo. Nulla di più falso che Smith sia il campione dell'egoismo. Certo, il negoziante fa quel che fa per il suo profitto." Beh, anche il salariato lavora per la sua paga. Diamo per ottenere un equivalente in cambio, o almeno con tale speranza. C'è egoismo in tutto ciò? Non necessariamente. Comunque, Smith lungi dal predicare l'egoismo, predicava la «simpatia» verso il prossimo. Il suo libro più importante, la «Teoria dei sentimenti morali» (ancor meno letto della «Ricchezza delle nazioni»), comincia proprio con un capitolo sulla simpatia verso il prossimo: «Per quanto egoista si possa ritenere l'uomo, sono chiaramente presenti nella sua natura alcuni principi che lo rendono partecipe delle fortune altrui, e che rendono per lui necessaria l'altrui felicità, nonostante da essa egli non ottenga altro che il piacere di contemplarla». Non è la solidarietà di cui oggi tanto si parla, a volte con ipocrisia, in modo tartufesco? Smith, un brav'uomo, era sincero e non merita le bugie che lo insultano. Oltre tutto, fu uno dei rari professori universitati che ebbero il coraggio di tirare le orecchie ai colleghi che non fanno il loro dovere. Più di così... Sergio Ricossa ECONOMISTI DEI «■pire il presente ECONOMISTI DEI «■pire il presente RITORNO AD ADAMO