EROICHE PAGINE RUSSE di Leonardo Osella
EROICHE PAGINE RUSSE STAGIONERAI EROICHE PAGINE RUSSE Ci sono Borodin e Prokofiev nel concerto diretto da Pidò LO si potrebbe a buona ragione definire il «concerto dell'eroismo». Il doppio appuntamento al Lingotto con l'Orchestra Sinfonica Nazionale Rai (giovedì 5 novembre alle 20,30, venerdì 6 alle 21) prevede in effetti due pagine della musica russa, la «Sinfonia n. 2» di Borodin che fu appunto definita «Eroica», e la cantata «Alexandr Nevskij» di Prokofiev che è tutta un'epopea patriottica. Sul podio salirà Evelino Pidò, un direttore che i torinesi conoscono benissimo, e che da tempo è apprezzato come merita anche all'estero. Anche il coro che interverrà nella pagina di Prokofiev è di casa: è quello del Teatro Regio diretto da Bruno Casoni, che con la sua partecipazione offre un altro importante esempio di sinergia artistica subalpina. E' poi da sottolineare l'apporto vocale che verrà, nella dolente sesta parte della cantata, dal mezzosoprano Birgitta Svendén. Ha la precedenza nella presentazione del programma, per la sua imponenza, l'«Alexander Nevskij». E' una sequenza di brani che lo stesso Prokofiev trasse dalla colonna sonora del film di Sergej Ejzenstein. Pellicola e musica nacquero nel 1938 grazie all'eccezionale affiatamento dei due artisti. Lo stesso regista ha lasciato scritto: «In alcune sequenze le immagini sono state montate su una musica pre-registrata, mentre per altre l'intero brano musicale è stato scritto sopra il montaggio definitivo». Il tutto praticamente con il solo aiuto, inconcepibile oggi, di un cronometro e di un metronomo. Il momento focale, come si sa, è la «Battaglia sul ghiaccio», che evoca la vittoriosa sfida dei russi comandati dal granduca Alessandro di Novgorod contro i crociati teutoni sul Lago Peipus gelato. tJna curiosità: questa grandiosa scena invernale venne girata nei dintorni di Mosca in piena estate, per di più durante un'ondata di caldo. Prokofiev, seguendo naturalmente il copione del film, prepara la scena con una serie di battute che evocano un paesaggio algido e nebbioso. Poi un ritmo minaccioso accompagna il passo dei soldati e lo scalpitio dei cavalli sulla lastra ghiacciata. Il canto latino dei teutoni («Peregrinus, expectavi pedes meos in cymbalis») si leva cupo; ma tosto sorge anche la spavalda melodia popolare che simboleggia le truppe russe. La musica diventa im procelloso scontro di ondate sonore, in cui i temi si frammischiano in uno strano quanto geniale contrappunto, finché il tema russo soverchia definitivamente quello dell'esercito invasore. E' a questo punto che subentra, con una nenia di tragica scultoreità, la voce del mezzosoprano: il compianto di una donna nell'orrendo macello del campo di battaglia. La cantata si chiude con l'inno esultante del coro per la vittoria: «Celebrate, festeggiate, celebrate e cantate la nostra madre terra». La «Sinfonia n. 2 in si minore» di Borodin che aprirà la serata è contemporanea al lavorio per il «Principe Igor», e si sente. Accenti drammatici si mescolano a languori orientaleggianti, con una ricchezza di colori che non meraviglierebbe, se non si sapesse che Borodin era compositore a tempo perso, preferendo coltivare la professione di chimico. Dopo lo scherzo rapinoso stranamente scritto in tempo di «una unità», il corno intona un canto che sa di antico («come la voce di un vecchio che racconta», la intendeva l'autore). Il movimento finale raduna tutti gli effetti migliori del sinfonismo russo: ritmi concitati e irregolari, scintillio di ottoni e ricami degli strumentini, percussioni a volontà. Leonardo Osella Evelino Pidò e, Birgitta Svendén. Nelle foto sotto. Andrea Lucchesini e Pinuccio (Harmanà insieme con Alessandro Lucchetti
Luoghi citati: Mosca
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