IL GATTO E LA GABBIANELLA HANNO IL CUORE DI DE AMICIS

IL GATTO E LA GABBIANELLA HANNO IL CUORE DI DE AMICIS li TENDE IL GATTO E LA GABBIANELLA HANNO IL CUORE DI DE AMICIS In classifica da 100 settimane il titolo capofila del buonismo UON1SMO e moralismo invadono le pagine di molti, troppi libri. Non si pretende che bambini e ragazzi debbano confrontarsi sempre con i drammatici problemi della società che li circonda. Il libro deve soprattutto divertire, senza finalizzazioni esplicite. L'esempio più noto è fornito dalle fiabe di tradizione orale: quando a tre-quattro anni ascoltiamo Cappuccetto Rosso non possiamo certamente supporre che la storia nasconda l'avvertimento di fare attenzione agli uomini che possono violentare i bambini e adulti che girano soli per la strada. Ma c'è modo e modo di «insegnare» qualche cosa. Troppo spesso oggi è invalsa la mania di propinare, nei primissimi anni di vita, - «a partire dai 2 anni» precisano le «indicazioni editoriali» - piccoli libri che invece di mirare alle gioia e al divertimento di chi li guarda, hanno lo scopo di ((istruire», così da cominciare a formare una mentalità perfettamente adatta, ad esempio, alla costruzione del sapere informatico. Esempio di titoli: Gli opposti, Le forme, Trasforma la forma, h dff ' h f fChe differenza c'è, Che forma è, ecc. Argomenti certamante utili, ma che vanno presentati a tempo debito, nel quadro di una scuola materna ormai preparata a metodologie didattiche adeguate all'età. Ma se i genitori più sensibili rifiutano questi indottrinamenti fuori tempo debito, nella narrativa è raro trovare un prodotto di qualità, fra le innumerevoli - e molto spesso approssimative proposte editoriali. Non c'è dubbio che molti racconti per i bambini piccoli sono scritti senza fantasia, nel solco della più tradizionale banalità. E' sufficiente scorrere certa narrativa che ha per protagonista un animale (topi, cagnolini, orsacchiotti,' maialini; leprotti, ecc. si sprecano) per constatare il modesto impegno sia nella trama che nel modo di esporla. La tendenza prevalente è quella di presentare ai bambini un mondo artefatto di coniglietti saggi e dabbene che vivono tra situazioni improbabili e fronzoli assurdi. Purtroppo anche case editrici impegnate su standard quahtativi (grafici o narrativi) di un certo livello, cadono spesso in trappole moralistiche sin troppo evidenti. Per evitare di rimanere in un discorso teorico, citeremo alcuni esempi significativi: - Arcobaleno di Marcus Pfister, ed. Nord-Sud, (in lingua italiana settembre 1997, in tedesco prima edizione 1992) è un libro che ha superato i sei milioni di copie nel mondo (in Italia si parla di 12.000 copie in un anno). Il protagonista del libro è un pesciolino che ha tutte le scaglie iridate: alla fine deciderà di tenersene una sola e di regalare tutte le altre ai pesciolini suoi amici. Può darsi che il successo del libro non sia dovuto alla storia ma all'attrazione esercitata da una stampa che fa ottimamente risaltare il luccichio delle scaglie del protagonista, ma l'argomento resta quello che è. Un tempo si usava considerare la netta distinzione tra fiaba (senza una morale esplicita) e favola (con una morale esplicita). Oggi si tende a mischiare tra loro le due forme narrative: chi ascolta Arcobaleno »non può che sentirsi buono, e soprattutto in dovere di esserlo. E' forse bene ricordare ancora una volta che l'educazione è data dai comportamenti familiari e sociali e non imposta (tanto non ci si riesce!) da parole ascoltate o lette. - Il bambino che lavava i vetri di Vivien Lamarque (ed. «C'era una volta, 1996), ebbe un certo successo di critica per la notorietà dell'autrice. E' la storia di un bambino milanese che dall'automobile del padre vede ogni giorno un suo coetaneo straniero che lava il parabrezza. Il bambino italiano si dimostra davvero eccezionale: dopo una serie di incontri, sorride al bambino straniero, che è felice di questa concessione. Come è possibile affrontare un tema così drammatico senza minimamente pensare che un sorriso non è certo sufficiente per rendersi conto del dramma di un piccolo lavavetri, e che forse ci sono altre possibilità di intervento non solo formale? Come non credo che sia giusto offrire ai bambini temi e problematiche troppo drammatiche o persino perverse, altrettanto credo che sia ingiusto proporre storie totalmente lontane dai parametri della realtà contemporanea. Si pensi alle fiabe di tradizione orale: se il finale è sempre positivo, le vicende narrate sono invece drammatiche e paurose, senza che mai vengano nascoste le terribili prove da superare. - Per i bambini più grandi, esemplare resta il successo della Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepùlveda (ed. Salani): riduzioni teatrali e cartoni animati testimoniano di un trionfo che ha fatto del libro un best-seller (ha superato il mezzo milione di copie, è presente nelle classifiche dei libri più venduti da cento settimane). Cosa c'è di meglio che raccontare la storia di un gatto che, contrariamente ai suoi atavici istinti, alleva con amore e addirittura riesce a far volare un uccellino orfano di una madre morta per inqui¬ namento petrolifero nelle acque di un porto famoso? Nei libri per ragazzi devono per forza emergere modelli di comportamento (De Amicis insegna) che nella vita gli adulti dimostrano, senza possibilità di equivoci, di non seguire? Niente contro il buonismo, ma ferma opposizione a narrazioni che nascondono - malamente - indicazioni comportamentali del tutto lontane da concrete possibilità di realizzarsi nel mondo in cui viviamo. Ben diverso è, ad esempio, il breve romanzo di Jorge Amado Gatto tigrato e Miss Rondinella, una tenera storia d'amore fra due ammali (persone?) di diverso ceto e condizione sociale che non potranno realizzare il loro sogno. Perché una storia di questo tipo non ha neppure lontanamente sfiorato il successo della Gabbianella? Credo che la ragione si possa rintracciare nel fatto che Amado ha scritto una fiaba anziché un racconto che voglia essere un preciso esempio di possibile condotta di vita. La passione degli adulti nel mettere in evidenza esempi buoni quanto astratti ha del resto una lunga tradizione: prima di Pinoc- chio o di Tom Sawyer, i libri di Padre Francesco Soave, di Pietro Thouar, di Cesare Cantù e affini (per non dimenticare Alessandro Parrà vicini) hanno rappresentato per decenni le uniche possibilità di lettura per bambini e ragazzi italiani. Era forse lecito pensare che l'abitudine ai falsi indottrinamenti fosse superata. Invece, chiusa la porta, ci si è trovati di fronte a una finestra dalla quale buonismo e moralismo entrano a valanga. Walt Disney, in tutto ciò, ha la sua fondamentale responsabilità: basti pensare al cambiamento dei finali della Sirenetta di Andersen o del Gobbo di Notre-Dame. Per quest'ultimo pochi hanno notato che se è vero che le vicende di Quasimodo godono di una ben diversa conclusione rispetto a quelle indicate da Victor Hugo, la fregatura non gli manca, perché Esmeralda - la fanciulla da lui salvata - sposa ovviamente Febo, giovane e aitante. Un altro caso esemplare lo possiamo verificare nell'onda bassa che da Va dove ti porta il cuore, arriva ora anche nell'ambito dei libri per ragazzi. La stessa Tamaro, con il recentissimo Tobia e l'angelo (Mondadori), riprende il tema del «nonno» (che ama molto), immergendosi nel sentimental-buonismo che le è caro. Ma la Tamaro, almeno, scrive a un livello accettabile, mentre certi suoi epigom non possiedono nemmeno questa caratteristica. Molti degli adulti che si sono recentemente lamentati del genere horror sognano di fatto un nuovo Cuore. Eccoli serviti: possono ora scegliere fra mamme (Beatrice Masini, Se è una bambina, ed. Bompiani) e papà morti (Daniela Lucchetta, Un papà fra le nuvole, ed. E. Elle) o fra bambini che perdono la famiglia a causa di una guerra (Emanuela Nava, Ciliegie a colazione, Giunti). Pur non essendo narrazioni particolarmente drammatiche, in compenso grondano orge di pianto, facendo fare addirittura bella figura alla Tamaro (la quale, con la sua linea cristianocattolica, persegue effetti emotivi certamente più motivati). Un ulteriore esempio viene dal filone etichettato NewAge. Una casa editrice («Il punto d'incontro» di Vicenza) presenta un ricco catalogo specializzato. Per adulti, con titoli che rappresentano tutte le «spiritualità» del mondo. Una sezione è dedicata ai bambini ed è siglata «Semi di luce», con dodici volumi presenti al- la fine del 1998.1 propositi editoriali sono esemplari: «Tutti i bambini sono semi di luce che cercano amore, ispirazione, guida e la promessa di un mondo di armonia e generosità. Agli adulti spetta la grande responsabilità di offrire loro un terreno in cui far germogliare la luce che c'è in ognuno di noi. In questa collana vengono presentate opere che valorizzano il pensiero positivo nei bambini, che ispirano la non-violenza, la tolleranza, l'amicizia, e il rispetto reciproco, esplorando l'essenza di culture e tradizioni diverse, incoraggiando la fiducia in se stessi e l'amore per la natura». Sin qui niente da dire: ciascuno è libero di esprimere le proprie idee: l'importante è dimostrarsi coerenti. Nel Piccolo Budda di Shomei Yoh gli aforismi assumono un tono esemplare: «Io posso vedere ciò che i grandi non possono vedere. Con un cuore puro ed occhi limpidi...», «Io prego affinché chi ferisce i miei sentimenti possa trovare la gentilezza nel suo cuore», «Non dovete preoccuparvi. Non temete. Non abbiate paura... Tutto sarà perfetto. Siate sereni e tutto andrà bene». Ma, poi, arriviamo a II giardino magico di Linda Atnip, in cui l'inizio è immerso in una perfetta atmosfera New Age: la bambina Miranda è sempre sola e si consola parlando con i fiori del suo giardino, specialmente con i girasoli, scoprendo che gli appartenenti al regno vegetale possono ((percepire i pensieri degli esseri umani». In breve: Miranda avrà miracolosamente in dono speciali semi meravigliosi con i quali otterrà un giardino straordinario, un «caleidoscopio vivente di colori». Un giornalista ne viene a conoscenza e intervista Miranda per sapere come è riuscita a ottenere un tale portento: «E' qualcosa che si fa insieme. Le piante sanno di cosa hanno bisogno per crescere. Se le ascolti con l'orecchio interiore (sic!) puoi sentire le loro voci...». A questo punto dovrebbe intervenire l'avvertimento di chi vigila sul rapporto fra spiritualità e consumismo. Infatti il giornalista pubblica sul suo giornale una fotografia e «Miranda divenne una celebrità. Le stazioni televisive riprendevano il giardino magico per presentarlo al telegiornale... La vita di Miranda divenne tanto ricca quanto il terreno del suo giardino magico». La bambina, oltre a farsi nuovi amici, diventa famosa e, forse, ricca. E la spiritualità dove va a finire? E' girato il vento: mentre Le streghe di Dahl (Salani) resistono imperterrite sulla base di una precisa scelta dei piccoli interessati, le nuove proposte dimostrano come i tempi stiano cambiando, grazie ad adulti che sembrano ignorare la complessa e drammatica realtà in cui vivono oggi i ragazzi. Roberto Denti Sull'onda della Tamaro si propongono storie moralistiche a bambini che preferiscono Dahl // romanzo dì Sepùlveda (oltre 500.000 copie) ha aperto la strada a un sentimentalismo che flirta con la new age usano più i calzoni corti; ma i noveeci anni sono un'età abbastanza dicativa) sanno scegliere da soli, pesso e soprattutto contro il gusto degli dulti. [r. d.] La tua storia piace, va bene, se ne vendono migliaia di copie, se ne fa un film, un cartone, pièces teatrali, balletti, musicals, e che cosa posso dire? Semplicemente che ne sono felice, niente di più, perché né tu né io, Zorba, facciamo parte del partito dei vanitosi. A volte - molte volte - qualche giornalista che non ha letto neppure una riga della tua storia mi chiede: «Come si spiega il successo della Stono di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare?», lo gli rispondo: «Si spiega perché l'esempio di bontà e tolleranza del gatto Zorba e dei suoi compagni è una necessità urgente in un mondo che si fonda sull'avidità e sulla stupidità». La gente ci ha nel cuore ed è questa l'unica cosa importante, perché è questo che volevamo tu come personaggio, io come autore. Siamo in armonia, Zorba, mio amato gatto nero grande e grasso. Luis Sepùlveda (Traduzione di Elena Dallorso) fronte a una finestra dalla quale buonismo e moralismo entrano a valanga. Walt Disney, In alto: Luis Sepùlveda, cento settimane di classifica con la sua «Gabbianella» In alto: Luis Sepùlveda, cento settimane di classifica con la sua «Gabbianella»

Luoghi citati: Italia, Miranda, Vicenza