Da Leonardo a Bacon le facce dell'anima

Da Leonardo a Bacon le facce dell'anima Mostri barocchi e maschere moderne: una carrellata di capolavori ripercorre a Milano l'arte del ritratto Da Leonardo a Bacon le facce dell'anima P milano ISIOGNOMIGA è una parola dal fascino scuro, meduseo che evoca fantasmi antichi, leggermente lom- brosiani e pallidamente oscuranti sti. Anche se per Aristotele l'etimo logia era innocente: «conoscenza della natura». Ma poi si sarebbero sovrapposti i fantasmi ermetici dei trattati cinquecenteschi, il Della Torta alla soglia dei mostri barocchi ^lizzando la ferinità evoluta neli uomo poi il Lavater, con le sue fantasie neoclassiche, non a caso illustrate da Fuessli. Il vocabolario Zingarelli, invece, ha una definizione molto più innocua e bianca, quasi inamidata: «L'arte di giudicare l'indole dell'uomo dall'aspetto». Insomma di leggere, nel teatro dei gesti, nel precipitato annoso della carnagione stessa del volto, il sedimentarsi fisico dei tratti psicologici: ovvero il dipingersi via via, tra smorfie e tic, del carattere di una persona. Il collerico, il sorridente, il melanconico. Come se l'abito etereo, gassoso dell'anima avesse la possibilità di scrivere un proprio romanzo trafficato e incarnato direttamente sulla pelle usurata o neonata del viso. L'Anima e il Volto è infatti il titolo pirandelliano di questa ambiziosa mostra, che mette in gioco oltre -00 gioielli di famiglia e ha sedotto i • >iù autorevoli musei di mezzo londo (con invìi anche principeschi) per suffragare una tesi critica a cui Flavio Caroli sta lavorando da oltre trent'anni, con libri ed ipotesi. Una «carrellata» di capolavori, spiega nel catalogo Electa, Caroli, che non ha scrupoli ad usare la terminologia fumica («zoomata», «una telecamera puntata verso l'inconscio») anche quando parla di Caraaggio o dei possibili dialoghi tra .conardo e Giorgione. E certamenLeonardo gli avrji confidato que.!.a sua meravigliosa certezza: «Faai le figure, in tale atto il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell'animo; altrimenti la tua arte non sarà laudàbile». Dunque la «modernità» nascerebbe proprio con Leonardo, che abbandona il verone rassicurante del ritratto di genere, per avventurarsi in quelle zone scure (che il poeta romantico Jean Paul chia- mera «l'Africa interiore») rinviando lo sguardo verso una penombra ancora da interrogare e veleggiando imprendibile sul sorriso ineffabile deÙe sue figure ambigue. E appunto da Leonardo a Bacon suggerisce il sottotitolo: «Fra queste due immagini è compresa la storia dell'idea che il moderno uomo ha avuto di se stesso, del proprio volto e corpo». Dall'incarnazione neoplatonica alla dissoluzione più urlata e lacerante. E la vediamo crescere, questa tesi, nel labirinto della mostra, e mutare volto e provare anche sullo specchio bloccato della superficie pittorica (Narciso messo in trappola) le mozioni istintive e istantanee che può infliggere un ramarro che ti morde o il soffice, seduttivo transitare di una dama. Un procedere progressivo fin verso lo smembramento più feroce dell'identità. Secondo il precetto di Rimbaud: «Io è un altro». Così, attraverso capitoli forse perfin troppo accattivanti: «Le intermittenze del cuore», «L'attimo fuggente», «Un male oscuro» la mostra si dipana dai primi ritratti impiombati e melanconici del Manierismo, sino al bisturi dell'introspezione di Artaud o al giovane Picasso, che si mette in maschera indossando una parrucca. Ma nel frattempo passano i secoli: il Seicento riscopre la verità della Natura e l'indagine insinuante nell'io, con ritratti che t'interrogano come pensieri di Descartes e ti costringono a riflettere sugli abiti tarlati dei Pitocchi. Il Settecento mette in gioco le posizioni teatrali e declamate della sensualità, mentre l'Ottocento dà voce sommessa alle tenebre nascoste sotto l'apparente «fotografia» della normalità. Lo spettatore è come risucchiato abissalmente dentro gli occhi del quadro, a partire da quel gesto antico della mano avvitata e aggettante, che pare invitarti in un baratro. Solo le sante in estasi del Cairo chiudono gli occhi e paiono non volerci vedere più. Un «fiume carsico», spiega Caroli, che parte da Leonardo, s'inabissa durante i secoli e viene ad esplodere nel Novecento, con la psicoanalisi. Ma il pubblico saprà leggerla in questo modo, la mostra, o si aggirerà soddisfatto, come planato dal cielo nella quadreria degli antenati di una ricca famiglia, che ha potuto ingaggiare Caravaggio e Goya, El Greco e Giacometti? Marco Vallora L'Anima e il Volto Milano, Palazzo Reale Orario: da martedì a domenica, dalle 9.30 alle 18.30. Chiuso il lunedi. Fino al 14 marzo Caravaggio e Goya, El Greco e Picasso: 250gioielli. di famiglia dai musei di tutto il mondo Qui accanto «Giovane con libro» di Lorenzo Lotto. A sinistra «Davide con la testa di Golia» di Caravaggio

Luoghi citati: Africa, Caravaggio, Milano