Il tesoro dei maestri carrozzieri

Il tesoro dei maestri carrozzieri Il tesoro dei maestri carrozzieri A Torino un collezione da 100 miliardi D A una riproduzione del Carro a vapore di Cugnot (Francia 1769), primo veicolo semovente del mondo, che pare una pentola su ruote, all'Alfa Romeo 155 V6 TI (Italia 1996), sofisticata berlinetta sportiva da 300 l'ora: l'evoluzione di un prodotto che ha rivoluzionato società e costumi scorre attraverso i saloni del Museo dell'Automobile di Torino. E' una raccolta di straordinario valore culturale, industriale, tecnico e documentaristico che viene ora illustrata in un elegante catalogo intitolato Le vetture della collezione. Il volume (Priuli & Verlucca, Editori), curato da Antonio Amadelli e Donatella Biffignandi, presentato ieri dal presidente del Museo, Amedeo Pevron, nella sede di corso Unità d'Italia. E' il primo catalogo nella storia di questo museo, le cui radici affondano negli Anni 30, ma che fu inaugurato nel 1960 e dedicato a Carlo Biscaretti di Ruffia, l'uomo che lo ideò: anzi, la sua personale bellissima raccolta di auto ne costituì il punto di partenza. Le vetture, proposte attraverso foto e testi, sono 163. Arrivano da tutto il mondo, fascinose, intriganti, curiose; alcune sono pezzi unici, come la Itala che, guidata dal principe Scipione Borghese, nel 1907 vinse in 60 giorni il raid Pechino-Parigi o la Minutoli-Millo (1902) costruita in un solo esemplare in Toscana. Circa un terzo delle auto della collezione sono di origine italiana, in gran parte prodotte a Torino, dove l'industria nazionale si sviluppò per un insieme di fattori: la vicinanza con la Francia, culla del nascente mezzo di locomozione, la presenza di abbondanti fonti dì energia e di maestranze avvezze alle arti della tecnica e della metallurgia (l'Arsenale Militare), il coraggio imprenditoriale di alcuni pionieri, come Giovanni Agnelli. Ecco, allora, un modello storico, la Fiat 4 HP, la prima costruita dalla Fabbrica Italiana Automobili Tori¬ no: motore bicilindrico, 4,5 Cv, 35 l'ora, cambio a 3 marce senza retromarcia, tre posti. Il prossimo anno la Fiat celebrerà il centenario con la nuova Punto. Il catalogo mette in evidenza due aspetti importanti di questo museo: da un lato l'impostazione scientifica della collezione, che non privilegia una marca o una tematica ma che, attraverso le vetture, è rilucente specchio dei momenti principali del progresso automobilistico; dall'altro, testimonia l'importanza di un'industria che trascina le economie mondiali e il peso della stessa nell'area geografica piemontese. Si pensi alle aziende dell'indotto auto o ai maestri carrozzieri e designers, che hanno dato forma a milioni di macchine e creato il cosiddetto «stile italiano». E' interessante, in un periodo in cui si dibatte di sistemi di trazione «alternativi», rilevare come nella prima fase di sviluppo di questi mezzi di locomozione non più trainati da animali, si sia combattuta una grande battaglia fra tre tipi di motorizzazione: a vapore, elettrica e a scoppio. E la collezione riporta esempi eccellenti in materia, dalla Benz Victoria (1893), l'antenata di tutte le Mercedes (aveva un monocilindrico di 5 Cv), alla Peugeot 2 HP (1894), dalla veronese Bernardi (1896) alle americana Stanley, con la caldaia sotto il sedile (1900), e Pope, funzionan¬ te a batterie (1907). Alla fine, prevalse il motore a scoppio, più semplice, dotato di maggiore autonomia e grande potenza, capace di imprimere alle vetture velocità impensabili. E se la Ford T - primo modello a essere costruito in grande serie e venduto a basso prezzo - diede inizio alla rivoluzione industriale dell'auto (tra il 1908 e il '27 ne furono prodotti 15 milioni di esemplari), la Lancia Kappa inaugurò l'era dell'accensione elettrica (in questo caso a pedale), che mandò in pensione la faticosa manovella. Ma, come si nota sfogliando le pagine del catalogo, il Museo «Biscaretti di Ruffia» non è solo un tempio della tecnica. Ci sono vetture da corsa (ad esempio, la stupende Alfa Romeo P2, Cisitalia 202 SMM Spider guidata da Tazio Nuvolari nella Mille Miglia del 1947, la Ferrari 312 T5 che nel Mondiale di FI del 1980 portava il numero 2 e che fu di Gilles Villeneuve), di re e regine (Vittorio Emanuele, Margherita), di film celebri (l'IsottaFraschini di Viale del Tramonto con William Holden e Gloria Swanson). Piccole (fanno tenerezza le 500 e 600 degli anni del boom), grandi, berline, sportive, in un profumo di cuoio, legni, metani, panni. Un'orgia di colori, cromature, materiali preziosi. Vetture da collezione, appunto. Ma quanto potranno valere? Una stima prudente, anche in base alle aste, indica una cifra vicina ai 100 miliardi. Sono discorsi venali, però. Chi può valutare il patrimonio di passione e lavoro che contiene il Museo e che così bene emerge dal libro? - Michele Fenu Al «Biscaretti di Ruffia» anche il primo veicolo semovente del mondo e l'Isotta-Fraschini di «Viale del Tramonto» Al «Biscaretti di Ruffia» anche il primo veicolo semovente del mondo e l'Isotta-Fraschini di «Viale del Tramonto» b ri (1907)lri) l i Unamodel «Bisgherita), diFraschini dcon WilliaSwanson). rezza le 50boom), grain un profmetani, pari Una Monaco-Trossi, modello da competizione del 1935 esposta al «Biscaretti di Ruffia»