«Industriali, fatevi avanti» di Ugo Bertone

«Industriali, fatevi avanti» IL PRESIDENTE GROS «Industriali, fatevi avanti» «Non possiamo disperdere Finmeccanica» IL compito più facile? «Completare la privatizzazione di Autostrade e Aeroporti di Roma. Il progetto è ormai definito». Il nodo più difficile? «Privatizzare Finmeccanica, almeno come vorrei io; un azionariato capace di far crescere il valore del gruppo e in cui ci sia una forte componente italiana. Non è facile conciliare le due cose, mi creda...». Eppure Gian Maria Gros Pietro, presidente dell'lri, ci prova: entro metà del Duemila la holding dovrà chiudere i battenti. Ma non dimentica di essere, per prima cosa, un economista industriale capace di trovare il tempo di indagare nell'universo delle piccole imprese (ieri ha presentato ùria sua ricerca su un settore di nicchia, i tubi in cartone, in occasione del centenario della Demolli di Como) e di correre per la Penisola a dar la carica alle migliaia di Brambilla preoccupate per l'avvio dell'euro. A tutti, piccoli e grandi, Gros Pietro ripete: cari industriali, il momento per crescere e rischiare è proprio questo. Invece, almeno per quanto riguarda l'esperienza Iri, la voglia di crescere non c'è... «Diciamo che non è facile trovare gente disponibile a investire in progetti ambiziosi, capaci di creare grande redditività ma solo nel medio-lungo termine, dopo aver assorbito investimenti ingenti, nell'ordine di migliaia di miliardi. Parliamo di industria o, comunque, di progetti di lungo respiro che richiedono organizzazione e volontà di crescere nelle tecnologie che contano. Nei servizi, più o meno tradizionali, le offerte arrivano». Il nodo è che il capitalismo italiano ha pochi muscoli. 0 no? «Certo, la struttura italiana è gracile. Perciò, in molti casi, non riusciamo a trovare in Italia gli interlocutori adatti. Prenda il caso di Elsag Bailey. Il compratore straniero non solo mi ha garantito un prezzo doppio rispetto alle quotazioni di Borsa, ma anche ottime prospettive industriali per l'azienda italiana. E così, il valore creato a suo tempo con lo sbarco di Elsag in America nella Bailey, è emigrato oltre confine». L'alternativa? «Allarghiamo il discorso. Tra 60 giorni l'Italia entra nell'euro e viene meno il rischio cambio, cioè quel fattore che ha tenuto lontano gli investitori stranieri dall'Italia». Che conseguenze avrà Per l'industria? «Tutti i gestori di capitali hanno sottopesato, finora, l'Italia per paura di svalutazioni della lira. Oggi i portafogli, sia valutari che di settori, si adegueranno alla nuova realtà. L'Italia è l'unico Paese che potrà sfruttare per davvero la nuova situazione. E allora si tratterà di scegliere. Ci sarà chi avrà coraggio e chi no...». Che devono fare i coraggiosi? «Prendere atto che nel mondo vagano capitali alla ricerca di occasioni convenienti, ovvero di investimenti in aziende capaci di offrire una buona redditività...». Sembra facile? «Le aziende, grandi e piccoli, devono fare un'esame di coscienza. Capire quali siano i punti di forza, le occasioni offerte dalla domanda mondiale o locale, concentrare le risorse. Abbiamo enormi potenzialità, e finalmente ci sono i quattrini per investire e inserirci nei mercati mondiali». Qualcuno, però, sceglierà la prudenza. Sbaglia? «Sbaglia se crede di potersi chiudere nella sua nicchia e vivere indisturbato. Chi non sceglie la strada della crescita si troverà presto a fronteggiare l'invasione di avversari più forti». Imprenditori, insomma, siate più coraggiosi... «I nostri imprenditori sono corag¬ giosi, però hanno avuto un handicap: vivere in una società ostile ai cambiamento. Per fortuna che il quadro si evolve. Anche nel Sud». Qual è la soluzione migliore per Finmeccanica? «Noi non perseguiamo un obiettivo specifico, sia ben chiaro. Io vorrei che non si disperdesse il patrimonio di ricerca e di sviluppo di Finmeccanica, leader in Italia in questi campi. Si parla tanto di Mezzogiorno, ebbene non sono in molti a sapere che a Napoli, attorno all'Alenia, si è creata una rete di fornitori di eccellenza. E per l'Alenia di Torino basta chiedere alla Boeing» Che c'entra la Boeing? «La navicella spaziale lanciata in questi giorni è stata costruita a Torino. Mica per problemi di costi, ma per questioni tecnologiche. I prototipi Boeing non andavano bene... Il mio dovere è di vendere a condizioni buone per il Tesoro, ma anche garantire che questo patrimonio di tecnologie non vada disperso. E che peccato sarebbe se ciò fosse possibile solo con partners stranieri...». Forse se ci fossero banchieri d'affari italiani più robusti ... «E' vero, altri sono più dinamici. Ma posso chiudere con una nota d'ottimismo. A Londra, alla Schroeder, i primi a credere nel rilancio di Finmeccanica, lavorano tanti italiani bravissimi. Lo stesso succede da Rothschild, da Goldman Sachs e altrove. Di gente in giro ne abbiamo. L'importante è crederci...». Ugo Bertone

Persone citate: Bailey, Brambilla, Gian Maria Gros Pietro, Gros Pietro, Rothschild, Schroeder