«Con il cuore sono con John»

«Con il cuore sono con John» l'astrofisica italiana «Con il cuore sono con John» Margherita Hack: sarei partita anch Ho LA professoressa Margherita Hack, direttrice del dipartimento di astrofisica dell'Università di Trieste, è una delle massime autorità del campo. A lei abbiamo chiesto un parere sulla nuova impresa spaziale del settantasettenne astronauta statunitense John Glenn. «Ho settantasei anni dice la professoressa Hack uno meno di lui, siamo quasi coetanei». Glenn è tornato nello spazio trentasei anni dopo la sua prima missione. Cosa pensa di questa sua nuova impresa? «Che si tratta di un interessantissimo esperimento biologico. Ma mi lasci dire che in questi giorni si parla tanto, e solo, di John Glenn, mentre sulla navetta "Discovery" c'è un importante esperimento italiano, un esperimento di punta, in volo per la terza volta, che si chiama UVS Star. Si tratta di un telescopio per l'osservazione ultravioletta di stelle e pianeti, frutto della collaborazione tra l'Università di Trieste e quella dell'Arizona. Il responsabile è un professore triestino che si chiama Stalio, ed è una cosa tanto importante quanto la missione di Glenn». Veramente noi l'abbiamo scritto... Ma non ha ancora risposto alla mia domanda. «Penso che la missione di Glenn sia una buona cosa, perché domani, nel prossimo secolo, andare nello spazio di- venterà una cosa molto più normale, e quindi è importante, e giusto che si studino le reazioni dell'organismo di una persona anziana, sia in assenza di gravità, sia, soprattutto, al rientro in orbita: la fase più pericolosa e la più penosa per il corpo, almeno a quanto dicono gli astronauti. Certo Glenn è una persona un po' speciale, perché lui è un astronauta veterano che ha già avuto tutta una preparazione tecnica e fisica. Comunque credo che per lui tornare nello spazio sia un'esperienza straordinaria». Dunque non è solo un'operazione mediatica buona per raccogliere fondi per i " "programmi della Nasa? «Certo che no, è una cosa utile, come sono utili tutti gli esperimenti biologici. Glenn stesso è un esperimento biologico: fa da cavia per tutti gi altri settantenni che lo seguiranno nello spazio nel prossimo secolo». A che' scopo? «Vede, già si sta mettendo in piedi una stazione orbitale che sarà permanentemente abitata, e si pensa concretamente alla possibilità di realizzare dei telescopi lunari. E' normale, quindi, che le persone che per mestiere si occupano di queste cose, gli scienziati, anche anziani, siano messi in condizione di partecipare alle missioni». Questo presuppone enormi progressi tecnologici... «Naturalmente, ma se pensa al progresso fatto negli ultimi cent'anni, in cui siamo passati dai tram a cavalli ai viaggi sulla Luna, si immagini cosa potrà accadere entro la metà del prossimo secolo! Secondo me anche i viaggi turistici nello spazio diventeranno presto una cosa normale. E non solo per i giovani aitanti e prepara¬ ti, ma per ogni persona "nor- ■ male", anziani compresi». Non crede sia una cosa un tantino pericolosa? «Di pericoli, all'inizio, ce ne sono sempre. La scienza spaziale è ancora giovane, ma sta anche diventando sempre più sicura. Pensi a quanto era rischioso all'inizio del secolo fare una trasvolata oceanica. Oggi invece decine di Jumbo fanno su e giù attraverso l'Atlantico ciascuno con 500 persone a bordo. Creda a me, domani voleremo nello spazio come oggi si vola sui Jumbo». Lei avrebbe preso il posto di Glenn? «Io sì, e volentieri. Certo non ho avuto l'addestramento necessario, quindi sarebbe una cosa un po' complicata. Ma sarebbe una gran bella avventura». Nessuna paura? «Penso sia più giusto che abbia paura un giovane che ha tutta la vita davanti, piuttosto che una persona anziana. Morire nello spazio sarebbe una bella cosa: meglio che in un letto o sotto una macchina, comunque», [f. sq.] «Penso ai progressi dell'ultimo secolo: tra 50 anni sarà come prendere il jet» La professoressa Margherita Hack

Persone citate: Hack, John Glenn, Margherita Hack

Luoghi citati: Arizona, Trieste