I giudici di Milano verso l'archiviazione di Paolo Colonnello

I giudici di Milano verso l'archiviazione Potrebbe chiudersi molto presto il procedimento avviato ieri dal ministro della Giustizia I giudici di Milano verso l'archiviazione Indagine per omicidio (prescritto) MILANO. Un nome tristemente noto è stato iscritto ieri sul registro degli indagati della procura di Milano: Augusto Pinochet, inquisito ormai da mezza Europa. Ma l'inchiesta italiana, almeno quella milanese, così come si è aperta è destinata anche molto presto a concludersi con un'archiviazione. L'ipotesi d'accusa decisa dal procuratore aggiunto Ferdinando Pomarici, cui è stata assegnata l'indagine dopo la richiesta del ministro di Grazia e Giustizia, Oliviero Diliberto, di aprire un procedimento contro Pinochet, è infatti di omicidio. Reato che ormai, visto la distanza temporale dei fatti contestati desunti dalla denuncia di un esule cileno, è ampiamente prescritto. La richiesta del Guardasigilli di perseguire l'ex dittatore cileno era arrivata ieri mattina sul tavolo del procuratore Francesco Saverio Borrelli. Il quale l'aveva accolta con una certa freddezza: «Se passasse l'interpretazione del ministro, dovremmo ritenerci competenti sull'orbe terracqueo. E questo francamente è impossibile». Che l'iniziativa di Diliberto, pur assumendo ovviamente un grande valore politico, potesse malconciliarsi con le esigenze tecnico istruttorie e di puro diritto di un'inchiesta del genere, è apparso subito chiaro, vedendo una procura italiana impegnata ad indagare su un cittadino straniero accusato di reati contro altri cittadini stranieri, commessi all'estero. Ed è stato questo il motivo dello scarso entusiasmo mostrato da Borrelli, che ha promesso comunque di occuparsene, decidendo per prima cosa per quale reato procedere. «Strage» era quello indicato nella richiesta del Guardasigilli, l'unico di tutto il codice penale esente da prescrizioni. Ma il procuratore ha messo le mani avanti: «Dobbiamo valutare tutta una serie di punti. In primo luogo se l'ipotesi di reato sia davvero strage op pure omicidio, perché nel secondo caso il reato sarebbe ampiamente prescritto. Comunque esamineremo la questione in una riunione con l'aggiunto Ferdinando Pomarici (delega ai reati per terrorismo, ndr). Poi procederemo all'iscrizione». Una scelta obbligata. Anche se in un primo tempo Borrelli aveva preferito usare cautela: «Bisognerà "ragionare". Non è detto che in un primo momento si possa aprire un fascicolo contro ignoti». In serata invece, dopo una riunione tra Borrelli, D'Ambrosio e Pomarici, è prevalsa la decisione di procedere direttamente contro Pinochet e per il reato di omicidio. Del resto il nome dell'ex dittatore era stato indicato espressamente nella richiesta del ministro, le cui prerogative, in un caso del genere, sono regolate dall'articolo 8 del codice penale: «Il cittadino straniero che commette in territorio estero un delitto politico è punito a richiesta del ministro di Giustizia». E il ministro Diliberto, seguendo l'esempio dei colleghi spagnoli, inglesi e svizzeri (il procuratore generale del Cantone di Ginevra ha chiesto l'arresto e l'estradizione di Pinochet in seguito alla denuncia per omicidio presentata dalla vedova di uno studente svizzero-cileno scomparso nel '77), non si è lasciato sfuggire l'occasione. Lo spunto è stato fornito da una denuncia di un cittadino cileno, Vicente Vergara Taquias, torturato negli Anni 70 durante il regime di Pinochet e attuai- mente residente in Italia. Dopo l'arresto dell'ex dittatore in Gran Bretagna, Vergara Taquias ha deciso di provare a rendere giustizia a suo fratello, ucciso dalla polizia cilena alla fermata di un autobus, presentando l'altro ieri alla procura milanese una denuncia per «omicidio, tortura e sequestro di persona», inviata immediatamente per competenza al ministero, che ieri l'ha rimandata in Procura chiedendo l'apertura del procedimento. Che ora verrà anche archiviato. Paolo Colonnello La denuncia dell'esule cileno non configura l'unico crimine ancora perseguibile, la strage !Ì9 Nella foto piccola Oliviero Diliberto A destra Francesco Saverio Borrelli

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