«Rottamiamo anche le vecchie Tv» di Maria Grazia Bruzzone

«Rottamiamo anche le vecchie Tv» L'Authority per le Comunicazioni vara il progetto all'unanimità. Il ministro Cardinale: svolta storica «Rottamiamo anche le vecchie Tv» Ok al piano frequenze, undici reti nazionali ROMA. Rottamare il vecchio televisore analogico per comprarne uno digitale, magari piatto e nitido come quellodeicomputerportatili? Perché no? Incentivi del genere potrebbero essere varati già fra poco più di un anno insieme ad altre agevolazioni, per accelerare anche in Italia l'avvento della cosiddetta «tv del futuro», quella capace di fondere in un unico sistema compatibile video, computer e telefono, che sostituirà del tutto quella odierna fra 8-10 anni. Ad auspicarlo è infatti "Autorità per le comunicazioni che ieri ha presentato il nuovo piano di assegnazione delle frequenze, atteso da anni e varato - all'unanimità dalla medesima Autorità. Un piano che della tv digitale del domani costituisce la necessaria premessa. «Una svolta epocale» l'ha battezzata il neoministro delle Comunicazioni Salvatore Cardinale. «Una piccola rivoluzione copernicana» l'ha definita il sottosegretario Vincenzo Vita, spiegando che «si fa finalmente un piano regolatore del sistema della comunicazione italiana». Che ne aveva effettivamente un gran bisogno, dopo essere cresciuta spontaneamente in un disordinato sovraffollamento (le tv locali sono oggi quasi 800) che consentiva sovrapposizioni, interferenze o coperture ridotte del territorio, come nel caso di Telemontecarlo. Con grandi disagi di utenti e operatori. In futuro tutto questo cambierà. Ogni emittente dovrà trasmettere segnali di ottima qualità e della stessa potenza, e le tv nazionali do- vranno coprire l'80% del territorio e arrivare al 92% della popolazione. Il gruppo di lavoro composto da Mario lari, Antonio Pilati e Vincenzo Monaci, che ha redatto il piano, si è infatti sforzato di mediare fra le esigenze degli utenti e quelle dei molti operatori esistenti. Le frequenze sono state riorganizzate dando vita a 17 reti: 11 saranno destinate alle emittenti nazionali, mentre 6 serviranno a far funzionare sul territorio le emittenti locali, con una flessibilità che permetterà di avere per esempio 42 programmi regionali più 400 provinciali, o 2 per regione e 1000 cittadini. E col secondo livello di programmazione i canali potranno diventare anche di più, raddoppiando letteralmente in città come Roma, Firenze o Torino. Non solo. Il piano fissa i siti (475) dove saranno collocati gli impianti di trasmissione. Molti dei vecchi «accrocchi» di antenne dovranno essere smantellati mentre spariranno storiche mega-antenne cittadine, come quella di Monte Maria a Roma e di Parco Sempione a Milano, nocive alla salute perché troppo a ridosso delle case. Le complicate mappe presentate ieri costituiscono tuttavia solo la premessa: il nuovo paesaggio dell'etere diventerà definitivo solo quando, entro il 31 gennaio prossimo, verranno assegnate le nuove concessioni, sulla base del regolamento che l'Autorità presenterà fra un paio di settimane. Una tappa cruciale, visto che sarà proprio il regolamento a fissare criteri e punteggi in base ai quali verranno selezionati i concessionari. Questi avranno un po' di tempo (forse 24 mesi) per adeguare gli impianti. «Tutto deve durare poco, perché se il tempo è lungo, non si fa più nulla, neppure il digitale», aggiunge Vita. Che pare mettere le mani avanti. E infatti aggiunge: «L'avvento del digitale in Italia non può influire negativamente sui tempi del piano che va comunque reso operativo». Già. Perché l'adeguamento richiesto dal piano è costoso e mentre le tv locali già insorgono (quelle affiliate a Aert, Anti Corallo annunciano ricorsi al Tar), le grandi si dividono. E se Tmc non può che trar¬ ne vantaggio, Rai e Mediaset oppongono resistenza facendo balenare l'idea che, a questo punto, sia più vantaggioso aspettare l'annunciata conversione digitale che obbligherà comunque a cambiare gli impianti. Peraltro l'Autorità fa la sua parte per accelerare i tempi: destina nel nuovo piano ben 4 canali alla sperimentazione col nuovo sistema. E suggerisce di costituire al più presto «un tavolo tecnico-economico» che in dodici mesi definisca come far partire la trasformazione digitale, con regole e incentivi adeguati anche per gli operatori. «Se si devono fare investimenti, è giusto ottimizzare le risorse», spiega Monaci. Così la palla passa alla politica. La transizione non potrà infatti in ogni caso essere brevissima. Non solo. Il nodo aperto (che il piano non tocca perché non gli compete) è quello del numero delle reti - non superiori a 2 - previsto per ciascun soggetto e il conseguente passaggio di Rete 4 e di Tele+2 al digitale via satellite, già tracciato dalla legge «Maccanico» 249, ma solo quando l'Autorità verificherà una «congrua» diffusione degli apparati di ricezione, come ricorda Enzo Cheli.. E, se affrettare i tempi del digitale terrestre - come auspica lo stesso Vita - significa accelerare anche quello satellitare, è anche vero che col digitale le reti disponibili si moltiplicheranno per 4, o almeno per 3: un'abbondanza che renderà le 2 reti per soggetto obsolete. Maria Grazia Bruzzone Il presidente delì'Authority per le Comunicazioni Enzo Cheli

Luoghi citati: Cardinale, Firenze, Italia, Milano, Roma, Torino