La sfida De Mita-Bianco

La sfida De Mita-Bianco Il primo confronto diretto al congresso del Ppi di Napoli La sfida De Mita-Bianco Jervolino: bisogna superare le divisioni NAPOLI. L'eterno duello all'ombra dello scudo crociato fra Ciriaco De Mita e Gerardo Bianco si consuma anche al congresso regionale del Ppi. Si salutano a stento. «Non sarò pacifista, ma uomo di pace sì», ridacchia Bianco guardando di sottecchi l'antico rivale. Il quale, parlando con i suoi amici più fidati, ha già emesso la sua sentenza: «Gerardo non ha la stoffa del leader». Bianco, presidente dimissionario, ce l'ha con Marini e con il partito da cui dice di essere stato tagliato fuori al momento delle grandi manovre per la composizione del governo D'Alema. E ricorda la guerra fratricida che nella seconda metà degli Anni Ottanta sconvolse l'Irpinia, provincia che ha dato i natali a entrambi i contendenti. De Mita monopolizzava la de locale e nazionale; lui ne incarnava la coscienza crìtica, e la minoranza. «L'eterno dualismo fra me e Ciriaco? Non c'è nulla di personale, sono modi diversi di intendere la vita del partito - spiega Gerardo -. Ri¬ cordo che quando lui si è trovato in difficoltà ed è stato emarginato io ho fatto la mia parte: l'ho aiutato». Politicamente sono lontani anni luce. De Mita non ha mai avuto un debole per l'Ulivo? Non la pensa così Bianco, e quando gli domandano di commentare l'ipotesi di un fronte comune fra Ppi, Udr e Rinnovamento Italiano alle elezioni europee risponde: «Se si tratta di un'alleanza nata per sancire la fine dell'Ulivo non se ne parla nemmeno». Ma poi, si chiede allarmato Bianco, si può sapere che abito dovrà indossare questo benedetto Ulivo? «Se parliamo di un movimento attorcigliato alla quercia io non ci sto, non sono né sarò mai subalterno alla socialdemocrazia spiega -. Se questa malaugurata ipotesi si avverasse, sarebbe proprio il caso di dire che sull'Ulivo si è abbattuta una brutta gelata». Poco più in là, sulle scale, De Mita abbraccia e bacia il neominist.ro dell'Interno Rosa Russo Jervolino, che invita a superare ogni divisio- ne interna al partito e assicura che «il Ppi è aperto a ogni confronto e conta su una presenza fortissima nel governo». Bianco invece mastica amaro, quando ricorda i vecchi tempi e dice che da allora poco è cambiato. «Ieri ho avuto un colloquio con Marini: rimane ancora da capire quale strada il partito dovrà imboccare. Ma il problema più importante riguarda il rispetto dei ruoli, che nel Ppi manca del tutto». C'è un ritorno alla partitocrazia, sospira, e lancia un affondo anche contro i ds: «Quel Salvi, che sputa sentenze parlando di metodi democristiani... Si vede che ha imparato bene la lezione». [f. m.] Gerardo Bianco

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