Il premier: la nostra sfida per i «primi 100 giorni» di Fabio Martini

Il premier: la nostra sfida per i «primi 100 giorni» PERSONAGGIO IL LEADER ELASQUADRA Il premier: la nostra sfida per i «primi 100 giorni» ROMA i ASSIMO D'Alema non l ne può più: sta parlan-. do da alcuni minuti nel salone dei ministri, ma la sua voce è velata da un frastuono insistente che sembra aver trasformato il «piano nobile» di Palazzo Chigi in una carpenteria. «Ma da dove arriva questo rumore?», chiede spazientito il presidente del Consiglio. E Giuliano Amato: «Credo che di sopra stiano predisponendo la Sala Verde per la conferenza stampa...». E D'Alema: «Se continua così, rischiano di aspettare inutilmente...». Scherza D'Alema - seppure con un ago di sarcasmo - nel giorno del suo primo, vero Consiglio dei ministri, una seduta che il nuovo presidente ha condotto con un piglio platealmente diverso da quello di Romano Prodi. Se il Professore presiedeva con le cadenze del consiglio di amministrazione, D'Alema ha indossato subito i panni del politico puro, di chi cerca di plasmare, accelerare, far prevalere la ragion politica. Un D'Alema interventista, puntuto, che ha dispensato battute, consigli, mediazioni-lampo, si è persino proposto come «uomo-immagine» per favorire il «lancio» dei progetti migliori dei suoi ministri. E ancora: ha proposto come metodo innovativo quello di far precedere la discussione sui provvedimenti da un dibattito politico. E soprattutto, senza mai mancare di rispetto alle obiezioni di Carlo Azeglio Ciampi sulle nuove spese, in tre diverse occasioni D'Alema ha sostenuto i suoi ministri e le loro richieste, «naturalmente - ha detto il presidente - assicurando una copertura ad ogni nuova spesa». Una seduta non banale, dunque, sintomatica dello stile e del ritmo che D'Alema vuole imporre alla sua squadra. L'incipit, naturalmente, è toccato al presidente del Consiglio. Dopo un preambolo politico, una premessa di metodo: «Occorre collegialità», «tra di noi dobbiamo discutere di tutto» e lo spirito di squadra deve valere anche nelle occasioni in cui si lanciano i messaggi-forti. «La mia maggiore visibilità credo possa essere utile», ha spiegato D'Alema, di fatto proponendosi come partner nelle occasioni in cui i ministri decidessero di lanciare attraverso i media le proprie iniziative. Ma D'Alema ha avvertito i suoi ministri: attenzione all'effetto-annuncio. «Bisogna costruire i fatti e non fare annunci». E dunque attenzione a «non far filtrare notizie» che poi non si è in grado di trasformare in fatti, in provvedimenti concreti. Ma il presidente del Consiglio ha fatto capire ai suoi ministri di essere preoccupato dal varo della Finanziaria nei tempi dovuti, «per evitare il pericolo dell'esercizio provvisorio», un compito «tutt'altro che semplice». E a questo punto D'Alema ha dato un curioso consiglio ai suoi ministri: «La Finanziaria, una volta deciso lo schema, va "blindata": e voi evitate di parlare di emendamenti con i vostri parlamentari...», come dire, non cercate di by-passare il governo, utilizzando gli amici dei vostri partiti. Si è quindi aperto un lungo dibattito, nel corso del quale sono intervenuti molti ministri ed è stato a questo punto che si sono consumati gli scambi che hanno avuto come protagonista Carlo Azeglio Ciampi. Sulle due novità annunciate da D'Alema - l'armento dei fondi per la scuola e per le 35 ore - il ministro dell'Economia ha obiettato: «Per aggiungere spese, bisogna tagliare da un'altra parte». E D'Alema: «Troveremo il modo per salvaguardare la compatibilità finanziaria», ma queste due novità politiche «vanno sostenute». E quando il ministro di Grazia e Giustizia ha proposto l'aumento degli organici, Ciampi ha osservato: «Già negli anni scorsi avevamo avuto un accrescimento». E mentre Diliberto stava replicando, D'Alema ha chiosato: «Abbiamo capito che gli aumenti degli anni scorsi non sono stati sufficienti». Scambi senza acredine, come il successivo. Lamberto Dini ha proposto il rifinanziamento per coprire le spese imposte da alcuni trattati internazionali. Una procedura insolita, il trascinamento da una Finanziaria all'altra, tanto è vero che Ciampi ha di nuovo obiettato: «Non credo sia opportuno creare un precedente». E D'Alema: «Sarà il ministro del Tesoro a suggerirci come trovare la copertura». E anche l'ultima scaramuccia è stata spenta da D'Alema: il comunista Diliberto ha definito «discutibile» il programma previsto dalla legge che finanzia le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della Nato. D'Alema ha disinnescato la mina: «Del programma si occuperà Dini, garantendo il pluralismo delle opinioni». Alla fine sembravano tutti contenti: i nuovi ministri («Molto apprezzabile l'approccio politico di D'Alema», diceva il ministro delle Comunicazioni Cardinale), mentre Luigi Berlinguer e Giovanna Melandri promettevano a D'Alema «appunti e idee per i primi 100 giorni». Fabio Martini Massimo rispetto per Ciampi «Ogni iniziativa dovrà avere la copertura finanziaria»

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