TIEPIDA LUNA DI MIELE di Mario Deaglio

TIEPIDA LUNA DI MIELE TIEPIDA LUNA DI MIELE sione. Questa cautissima mescolanza di nuovo e di vecchio, di «buono» e di scarsamente incisivo appare in qualche modo coerente con la natura composita di un governo che si muove, per di più, in una situazione interna e internazionale molto incerta, probabilmente costituirà il tratto distintivo della sua azione di politica economica nei prossimi mesi. La cautela e l'incertezza trovano il loro riscontro in una legge finanziaria che andrebbe per lo meno verificata in profondità e profondamente ripensata, se non addirittura riscritta, per tener conto dei turbinosi mutamenti dell'economia mondiale; essa viene invece riproposta come unico punto fermo, una sorta di bussola per il buon funzionamento dello Stato. E' significativo che anche il Polo, al quale manca un progetto articolato di politica economica veramente alternativo, prometta, per bocca del suo leader, un'opposizione ragionevole e costruttiva. Tre settimane fa, quest'identica promessa avrebbe forse evitato la crisi di governo. Stiamo assistendo a quella «luna di miele» (anche se certo non si tratta di un miele particolarmente dolce) tra il governo da una parte e il Parlamento e le forze politiche dall'altra che caratterizza sovente, in tutto l'Occidente, l'inizio dell'attività di un nuovo governo. In una simile situazione, appare inutile, forse anche poco saggio, per un governo che si regge grazie al sostegno di forze politiche capaci di azioni spregiudicate, affrontare subito argomenti controversi: non si ammette francamente, per esempio, che l'Irap fa molti danni e reca pochi vantaggi o che l'introduzione per legge delle «35 ore» avrebbe probabilmente effetti negativi sull'economia. Si afferma invece che il sistema pensionistico non sarà toccato, il che significa che la strada della riduzione del carico fiscale non può essere veramente percorsa. Si rinuncia così all'unico vero strumento per stimolare un'economia addormentata, condannata forse non alla recessione ma a uno sviluppo gramo, attorno all' 1 per cento, in¬ sufficiente non solo a generare nuova occupazione ma anche a mantenere ai livelli attuali il numero degli occupati. Oltre che con la situazione interna questa politica dell'attesa appare coerente con una situazione economica internazionale incerta che vede l'economia globale di mercato in prossimità del baratro di una crisi. Mentre però la comunità internazionale fa di tutto per non cascare in questo baratro, l'Italia occupa una poltrona di seconda fila. Proprio ieri, mentre a Palazzo Chigi si decidevano piccole misure, il G-7, l'organismo informale che raggruppa i maggiori Paesi industrializzati dell'Occidente (tra i quali la stessa Italia) varava un cospicuo finanziamento al Fondo Monetario Internazionale che potrebbe rappresentare il vero punto di svolta, il vero salvagente dei Paesi in difficoltà. Dopo un'interminabile serie di errori, la comunità internazionale sta recuperando la capacità di intervenire e di osare; una capacità che, per ora, il nuovo governo italiano non ha ancora messo veramente in mostra. Mario Deaglio

Persone citate: Di Miele

Luoghi citati: Italia