Giulini, bacchetta addio «Lavorerò coi giovani» di Armando Caruso

Giulini, bacchetta addio «Lavorerò coi giovani» A 84 anni il grande direttore d'orchestra scende dal podio: insegnerà musica ai ragazzi Giulini, bacchetta addio «Lavorerò coi giovani» DBDCAMAAAIA rcKdUliAvvIv LA SCELTA DI UN MITO CMILANO ARLO Carlo Maria Giulini, 84 anni, uno dei più sensibili direttori d'orchestra degli ultimi cinquant'anni, ha deciso: depone la bacchetta, non salirà più su un podio. Si dedicherà soltanto ai giovani ai quali intendere trasmettere l'esperienza acquisita nella sua lunga carriera. Carlo Maria Giulini è un mito in possesso di uno straordinario patrimonio di valori non soltanto musicali; un artista che della buona musica ha nutrito mente e cuore, sin da quando, nel '44 debuttò a Santa Cecilia nel concerto celebrativo della Liberazione di Roma. Nato nel 1914 a Barletta, viola di fila nell'allora Teatro Augusteo di Roma, a contatto con direttori del calibro di Victor De Sabata, Adriano Guarnieri, Otto Klemperer, fu allievo prediletto di De Sabata, tanto che questi lo volle suo erede alla Scala. Cominciò così la folgorante carriera di Giulini, che dal coltissimo, aristocratico De Sabata apprese l'arte di dirigere il suono verso infiniti orizzonti. Se si potesse stilare una classifica dei valori autentici d'un direttore d'orchestra, Carlo Maria Giulini sarebbe in compagnia di Gino Marinuzzi, Victor De Sabata, Wilhelm Furtwàngler, Otto Klemplerer, Arturo Toscanini (completamente diverso però nel carattere), Franco Ferrara, Herbert von Karajan, Wolfgang Sawallisch. Uomo mite, colto, rigoroso verso se stesso, affabile con gli altri, marito affettuoso (seguì sempre la moglie e cancellò non pochi impegni artistici pur di starle vicino negli anni difficili della malattia), Giulini rappresenta un esempio formidabile di fedeltà alla musica classica, meno alla musica lirica, anche se alla Storia ha consegnato la «Traviata» della Scala con Maria Callas (la cui solitudine di artista e di donna ha sempre difeso). Formidabile anche il «Falstaff» di Los Angeles, Londra, Parigi, con Bruson: un ritorno teatrale cui si convinse dopo 15 anni di assenza dalle scene. Non c'è musicista o critico musicale che non apprezzi la grandezza dell'uomo e dell'artista: dal '55, anno del debutto americano con la Chicago Symphony Orchestra, dal '73 al '76 come direttore principale dei Wiener Symphoniker, dal '78 all'84, con la Los Angeles Philarmonic; dai Berliner Philarmoniker, dalla Royal Orchestra, all'amatissimo Maggio Musicale Fiorentino. Così come forte resta l'ammirazione per le sue mitiche ma «affettuose» direzioni al Festival di Edimburgo di «Falstaff», e al Covent Garden di «Don Carlo». Carlo Maria Giulini dal podio «predica» sentimenti di fraterna tolleranza, come quest'anno all'Auditorium Agnelli di Torino, per la «Messa da Requiem», di cui ha dato una dolente interpretazione, dimostrando ancora una volta quella sua capacità di analisi della partitura verdiana. In ogni circostanza, Giulini sa toccare le corde dei sentimenti più nascosti. Soltanto poche persone sanno, per esempio, che nei concerti benefici diretti a favore dell'Associazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, ha pagato regolarmente il suo biglietto «perché tentare di salvare una vita con la ricerca scientifica è opera più meritoria delmio umile servizio». Ora Carlo Maria Giulini ripone la bacchetta nell'astuccio, cancella definitivamente tutti gli impegni, anche quelli del 13-14 gennaio con l'Orchestra di Parigi (sarà sostituito da Lorin Maazel); quello con l'Orchestra del Conservatorio Verdi di Milano (le cui prove ha portato a termine anche nei primi giorni di ottobre). Il malore che lo colse in settembre sul podio del «Verdi», fortunatamente, è solo un ricordo. Il maestro, che ha cominciato la sua carriera privilengiando Haydn, Bartok, Monteverdi ed è quindi passato a Scarlatti, Cherubini, Malipiero, inorridisce alle «diavolerie dell'elettronica che toghe ogni risonanza naturale alla musica». Da musicista all'antica ha fatto un passo dietro l'altro con grande saggezza: soltanto nella maturità s'è accostato ai suoi grandi amori: Beethoven, Verdi, Mozart (del quale ha commemorato il bicentenario con il «Requiem in re minore», diretto alla presenza di Giovanni Paolo n). Armando Caruso Sopra Carlo Maria Giulini. Il direttore d'orchestra, nato nel 1914 a Barletta, ha deciso di non salire più sul podio e ha annullato tutti gli impegni