La cronista sospesa riammessa al lavoro

La cronista sospesa riammessa al lavoro Querela ritirata, il gip revoca la sanzione La cronista sospesa riammessa al lavoro Sul caso della giornalista de «La Stampa» era intervenuto anche il Guardasigilli TORINO. H giudice per le indagini prehminari Eugenia Mirani ha revocato ieri la misura cautelare emessa nei confronti della giornalista della Stampa Emanuela Minucci, che una settimana fa era stata sospesa per due mesi dal lavoro. Era accusata di essersi spacciata per poliziotta durante un servizio di cronaca. La misura del gip, chiesta dal pubblico rninisteroPaolo Toso, aveva fatto discutere: era il primo caso di sospensione di un giornalista disposta dalla magistratura durante le indagini preliminari. Motivo della revoca? Tina Lonardi, la donna che aveva messo in moto il procedimento giudiziario con una querela presentata in questura, ha ritirato la sua denuncia. All'inizio di settembre, Emanuela Minucci si era recata a casa della Lonardi, sorella di un tassista accusato di non aver voluto far salire sulla sua auto un'egiziana che stava per partorire. A seguito di quel colloquio, la donna denunciò la giornalista. L'inchiesta, affidata allo stesso pm che indaga sul tassista, ha portato a quella clamorosa decisione di sospensione. L'Ordine e i vertici della Fnsi, il sindacato dei giornalisti, hanno reagito duramente, parlando di «invasione di campo» della magistratura: «Spetta all'Ordine valutare il comportamento dei suoi iscritti», «è un attentato alla libertà d'informazione», «i giudici hanno esagerato», «di questi tempi la magistratura è particolarmente accanita con la stampa». Era intervenuto anche il ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto, e il capo dei gip, Francesco Saluzzo, aveva replicato con un lungo comunicato: «Nessuna persecuzione verso i giornalisti aveva detto -, nessun attacco alla stampa». «La nostra iniziativa non sostituisce certo quella del¬ l'Ordine, che può emanare sanzioni in piena autonomia». A fianco della collega si erano schierati i «big» della carta stampata nazionale, da Bocca a Montanelli a Pansa: «Anche noi, da cronisti, ci siamo finti carabinieri o poliziotti». Adesso, la storia si sgonfia. Con il ritiro della querela, resta in piedi nei confronti della collega l'unica contestazione perseguibile d'ufficio: «usurpazione di titolo». Contestazione beve, punita al massimo con una multa. Soddisfatti tanto il legale di Tina Lonardi, Fulvio Gianaria, quanto quello di Emanuela Minucci, Ennio Festa. In un comunicato, Fulvio Gianaria scrive: «La signora Lonardi, che ha proposto querela nei confronti della giornalista in seguito all'increscioso episodio che la vide vittima di una indebita violazione dei propri diritti di riservatezza, ha apprezzato la disponibilità del giornale tesa a comporre la vicenda in tempi rapidi e ha deciso di ritirare la querela accettando la riparazione proposta dai legali del quotidiano». Ed Ennio Festa ha commentato: «E' fuori di dubbio che la vicenda è stata da più parti eccessivamente drammatizzata, ed in questo ha avuto un peso determinante l'miziativa dell'autorità giudiziaria. Anche per questo non ci si può che rallegrare di una conclusione che, con pacatezza, riporta il tutto nei giusti confini. Questo epilogo ha anche il pregio di essere in armonia con la volontà del legislatore che, per sfoltire il numero dei processi, consente all'organo d'accusa di promuovere egli stesso un tentativo di conciliazione tra le parti in presenza di reati perseguibili a querela, come quello sulla cui base è stata adottata la misura cautelare».

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