Gli scrupoli di Pinochet. Più privacy negli alberghi

Gli scrupoli di Pinochet. Più privacy negli alberghi AL GIORNALE Gli scrupoli di Pinochet. Più privacy negli alberghi II Generale non sentiva ragioni umanitarie A volte ho la sensazione che i «potenti» del mondo mettano alla prova la nostra attenzione, capacità di valutare le notizie e di reagire, creando situazioni e facendo sì che i mezzi di informazione pubblichino notizie così incredibili, assurde, ignobili, da risultare quasi «inventate». Solo così potrei spiegarmi la notizia letta su diverse testate, secondo cui il Generale Pinochet potrebbe essere liberato per ragioni umanitarie a causa della sua età (82 anni) e delle sue precarie condizioni di salute. Ma il Generale si è mai preoccupato dell'età e delle condizioni di salute delle migliaia di uomini, donne e bambini che ha fatto massacrare per continuare nella sua sanguinosa dittatura? Non riesco neanche a immaginare lo sdegno, il dolore e l'incredulità che possono provare in questo momento i parenti di tutte quelle vittime innocenti. Negli anni della dittatura di Pinochet ero troppo giovane per capire cosa succedeva, poi lo studio della storia recente ed anche la lettura dei meravigliosi romanzi della Allende mi hanno commosso, indignato e fatto sentire più da vicino l'orrore di quegli anni. Se il Regno Unito non sa come togliersi d'impaccio e risolvere questa «imbarazzante situazione», ammetta chiaramente che ragioni politiche ed economiche (sono di oggi le notizie sui miliardari affari nel settore aereo e navale che Pinochet doveva concludere a Londra) e che questioni di «riconoscenza» per l'aiuto dato nella guerra delle Falkland, ren dono inevitabile una liberazione di Pinochet. Starà poi al Paese da molti considerato come il paladino nella difesa dei diritti umani spiegare al mondo la coerenza in questo comportamento. Non posso credere che oltre all'ingiustizia ed alla infinita crudeltà che questa situazione dimostra, noi dobbiamo anche accettare silenziosamente di essere presi in giro come un insieme di pecore senza cervello che non sanno più cosa è giusto e che cosa no. Vorrei continuare a credere in un mondo diverso da quello che queste notizie mi fanno vedere. Margherita Mantelli Andreoletti, Torino mantelli@inrete.it Genitori biologici? Conoscerli è un errore Venerdì scorso (23 ottobre), in occasione di un convegno tenutosi a Firenze, la senatrice Tina Anselmi ha detto che un vizio che i legislatori hanno è quello di non te • nere conto, nella elaborazione delle leggi, delle sollecitazioni che provengono dalla società civile. Mi sembra questo il caso della proposta di legge che vorrebbe consentire all'adottato l'accesso all'identità dei genitori biologici, di cui acutamente ha trattato Garelli su La Stampa del 20 ottobre («Adozioni: il silenzio sugli innocenti»). Contro tale iniziativa hanno preso posizione associazioni di famiglie adottive ed esperti del settore, esponendo critiche e rilievi di vario genere, che io condivido. Sono stata rafforzata nelle mie convinzioni, dalla testimonianza, riportata da La Nazione del 25 ottobre, di una ragazza adottata, decisamente contraria a scavare nel passato. Essa dice: «Conoscere i genitori biologici? Un errore, un trauma». Penso che la lettura di simili testimonianze, in quanto fatti attinenti all'esperienza umana e alla realtà sociale, possa riuscire istruttiva anche per i nostri legislatori. Margherita Nencini San Casciano in Val di Pesa (Firenze) La Chiesa in Russia Leggo sulla pagina «Società & I Cultura» del 30 settembre, sotto l'articolo di Giulietto Chiesa dal titolo «Russia, morte della letteratura», l'affermazione: «E da Mosca arrivano solo la pornografia di Erofeev e i gialli della Marinina». Nella stessa pagina, la signora Irina Alberti, nell'articolo «Ma il Paese si muove...», sostiene che «Barbara Spinelli ha avuto ragione, in particolare, nel ricordare su queste pagine la tragicità dell'assenza, nell'immane opera da svolgere, del Patriarcato di Mosca...». Non sono affatto d'accordo con queste tesi. Basterebbe leggere le pubblicazioni edite dal Patriarcato russo e dall'Università Ortodossa di Mosca per farsi un'idea completamente diversa, e sia il signor Giulietto Chiesa che la signora Irina Alberti sono in grado di farlo direttamente in lingua russa. Da parte mia mi permetto di portare ad esempio le difficoltà incontrate per trovare un editore disposto a pubblicare un romanzo storicosociale, tradotto in lingua italia na, dal titolo: «Appunti di un parroco di provincia», scritto dall'igumeno Ioann, presidente del Dipartimento per l'educazione religiosa del Patriarcato Ortodosso Russo e rettore dell'Università Ortodossa di Mosca, cioè proprio da un alto prelato del Patriarcato e nel quale vengono narrate le vicissitudini della Chiesa Ortodossa Russa all'epoca dell'ateismo di Stato nell'ultimo scorcio del regime sovietico. Evidentemente l'immagine culturale che si vuole dare della Russia odierna è quella sintetizzata nelle frasi più sopra riportate. Spiace si guardi alla realtà culturale e religiosa di un grande Paese con occhi velati da pregiudizi. Bruno Zecchini, Trieste Segretario dell'Associazione di lingua e cultura russa «S. Sergio di Radonezh» Risponde Irina Alberti Rispondo per quel che mi riguarda, alla lettera di Bruno Zecchini. Mi commuove sempre molto l'ingenuo amore di tanti occidentali per una Russia da loro generosamente immaginata. Purtroppo non corrisponde alla realtà, e non posso che ripetere quanto detto nel mio. articolo sul ruolo purtroppo sempre più negativo svolto dal Patriarcato di Mosca (attenzione: non ho detto la Chiesa ortodossa russa, che è un'altra cosa) nell'auspicata e indispensabile rinascita culturale del Paese. Quanto alla produzione letteraria di padre Economtsev, mi dispiace precisare che non è presa sul serio né dai critici né dal pubbli co di lettori in Russia. Naturai mente la conosco. Sulla storia travagliata e spesso davvero tragica della Chiesa in Russia sono state scritte altre opere più serie e più importanti. Per altro segnalo a Bruno Zecchini che padre Economtsev, pur non essendo uno scrittore di autentico valore, è una persona tendenzialmente liberale e aperta alle correnti cui turali del mondo e proprio per questo la sua coesistenza con il Patriarcato di Mosca è assai difficile e spesso precaria. Risponde Giulietto Chiesa Caro Zecchini, non capisco come la mia affermazione-constatazione circa il successo italiano di Erofeev e della Marinina possa essere messa in relazione - come lei fa - con la Chiesa ortodossa russa, della quale, nell'articolo in questione, proprio non mi sono occupato, nemmeno di sfuggita. Comunque è un dato di fatto che la Marinina è oggi in primo piano in tutte le librerie italiane e nei chioschi degli aeroporti. Può dispiacere che non ci siano le pubblicazioni del Patriarcato di Mosca, ma non vedo perchè prendersela con me. Ma poiché lei mi chiede ragione di altre cose, che non ho toccato, mi permetta di dirle che la Chiesa ortodossa ha effettivamente assunto, a mio giudizio, responsabilità molto gravi in questi anni. Bastino due episodi: il cannoneggiamento della Casa Bianca nell'ottobre 1993 e la guerra di Cecenia. L'inchino di fronte al Potere non può spingersi fino a tollerare tali mostruosità senza trovare una chiara parola di condanna. I documenti alla reception Come si concilia con la privacy l'obbligo, credo solo più italiano, di mostrare i documenti alla reception degli alberghi? Perché il personale deve sapere se la persona con cui uno dorme è sua moglie o la sua amante, suo cugino o il suo partner? Non è il caso di abolire questa norma da Stato di polizia? Giorgio Bert gibert@ipsnet.it