Mediobanca? «E' scalabile»

Mediobanca? «E' scalabile» Via Filodrammatici nel capitale Comit ma non parla di Bancaroma Mediobanca? «E' scalabile» Lucchini entra in consiglio MILANO. Mediobanca è entrata nel capitale della Comit, seppure in misura assai contenuata, ossia con lo 0,17 per cento e un investimento di trenta miliardi. Mediobanca è «scalabile, è una preda appetibile in quanto snodo nell'ambito del sistema paese, anche se fino ad ora non c'è stato alcunché di. concreto. Ma lasciatemi nutrire l'illusione che i soci del sindacato, se si verificasse la circostanza, valuteranno con molta ponderazione le conseguenze di una consegna dei titoli all'offerente» (dichiarazione dell'amministratore delegato Vincenzo Maranghi). Mediobanca è sottostimata del 20% sul mercato, in base ai mezzi propri rettificati il titolo «vale oltre le 20.000 lire» mentre al 27 ottobre le plusvalenze latenti superavano i 5000 miliardi (sempre da Maranghi). Questo ed altro emerge dall'assemblea dell'istituto di via Filodrammatici, che approva il bilancio chiuso al 30 giugno '98 con un utile di 251 miliardi e un dividendo di 225 lire. Assemblea dove i professionisti tornano a farla da padroni, spesso litigando fra loro e dilatando i tempi della riunione. All'uscita viene chiesto a Luigi Lucchini se l'ingresso di Mediobanca in Comit sia «una mossa difensiva». Se la cava con una battuta il presidente della Commerciale, che da ieri è anche consigliere in Mediobanca al posto di Luigi Fausti: «... quando le ragazze sono ricercate, vuol dire che hanno dei valori...». Ma ag giunge subito, ad evitare interpretazioni maliziose: «Sia Mediobanca che Comit sono due aziende rispettabili». Nella rispettabile Mediobanca, con Lucchini è sbarcato un altro consigliere: Peppino Fumagalli, presidente del gruppo Candy nuovo azionista dell'istituto di cui ha comperato lo 0,1156% (spesa venti miliardi) rilevando all'ultimo aumento di capitale parte delle quote inoptate da Olivetti, Stefanel e Marzotto. E di quest'ultimo, il conte di Valda gno che non ha voluto essere rie letto, prende ora il posto. Per Fu magalli è «una prima assoluta» come lui stesso ammette: «E' primo consiglio in cui entro, al di fuori delle aziende di famiglia. F a dire il vero ero un po' reniten te». Come mai? «Non mi piace ge stire i soldi degli altri, anche per questa ragione il nostro gruppo non è in Borsa. Comunque sono curioso, e poi ora lavoro meno e ho più tempo libero». Appare in gran forma Vincenzo Maranghi, che quest'anno decide di rispondere volta per volta alle domande e che ieri ha ricevuto una telefonata da parte di Francesco Cossiga. Disteso e contento riesce a non perdere mai la calma, anche se evita l'interrogativo più insidioso, quello sulla vicenda Comit-Bancaroma, trincerandosi dietro a «Non parliamo di società quotate» e «Non rispondo a tutto quello che si legge sui giornali». A proposito di stampa, l'amministratore delegato più volte esorta i suoi azionisti a «non dar retta ai giornali» che attribuiscono a Mediobanca «tutto e il contrario di tutto», concludendo: «Se dovessimo stare appresso a tutte le notizie, dovremmo avere un ufficio stampa di parecchie decine di persone». Viceversa Maranghi promette assunzioni di personale (poco, comunque) per «uffici regionali in zone ricche, in Padania e nelle regioni centrali, per avviare e tenere i rapporti con medie aziende». Se su Comit non dice nulla (anche il presidente Francesco Cingano ripete: «Questa non è l'assemblea di Comit, nè di Bancaro¬ ma»), più espansivo è Maranghi sulle Generali che definisce «una stella solitaria», uno dei pochi titoli che ha «protetto l'azionista, ecco perché in Generali manteniamo le posizioni». Quanto al parziale disinvestimento in Snia, dove Mediobanca era intervenuta «per accompagnare la società verso la public company, e ci auguriamo possa mantenere questa rotta», Maranghi osserva: «Mediobanca non gradisce di trovarsi in condizioni di essere azionista di riferimento in un gruppo industriale». Nega Maranghi che Mediobanca abbia comprato recentemente titoli Compari, ma definisce la holding «una grandissima realtà industriale del paese», cosicché i 600 miliardi di lire sborsati (perchè costretti dalla Consob) per l'Opa restano «un buon investimento». E il futuro di Compari? «Ci auguriamo che ci siano soci imprenditori che consentano a Mediobanca di non essere più capofila nel capitale». Dopo l'approvazione del bilancio, gli azionisti riconfermato cinque consiglieri uscenti: Bruno, Geronzi, Gutty, Nottola e Pesenti. Finito tutto, restano in Mediobanca il presidente del Banco di Roma, Cesare Geronzi, e l'ammi- nistratore delegato di Comit Pierfrancesco Saviotti, che anticipa: «Domani al comitato esecutivo Comit porteremo informazioni sulle ipotesi di aggregazioni in corso». Valeria Sacchi Fumagalli (Candy) sale sul ponte di comando: «Non mi piace proprio gestire i soldi altrui; ma sono molto curioso e ho del tempo libero» f CHrCOMANPA A VIA FILODRAMMATICI CREDIT COMIT MERCATO (circo 60 mila azionisti) oltre 50% GRUPPO GENERALI BANCA Dl ROMA 1 1 . PATTO DI SINDACATO 4f,98% PRIVATI 26% di cui: 2% •GRUPPO FIAT ►LA FRANCE IUZARD) 2% •GRUPPO PIRELLI 2% •GRUPPO PESENTI 2% >RAS (ALLIANZ) 2% Vincenzo Maranghi

Luoghi citati: Milano, Valda