«Guiderò i coloni in lotta contro mio cognato Bibi» di Fiamma Nirenstein

«Guiderò i coloni in lotta contro mio cognato Bibi» GLI ULTRA' DELLA BflBBHA «Guiderò i coloni in lotta contro mio cognato Bibi» BETEL NOSTRO SERVIZIO Ha gli occhi identici a sua sorella Sarah Netanyahu il colono Hagi Ben Artzi, autonominatosi candidato al ruolo di Primo Ministro quando finalmente suo cognato Bibi verrà rovesciato secondo il volere di Dio e del popolo che non ne può più di questo bugiardo, ora che ha firmato la pace. Sono occhi verdi e ferini, ansiosi. Occhi intelligenti e fanatici; così è anche la voce di Hagi che parla cercando le parole con devozione alla sua verità sotto il noce della colonia di Bet El nella profonda Samaria, in cima alla collina da cui si vede bene la rovina che gli ha preparato suo cognato mettendosi d'accordo con Arafat sulla sua pelle. Per incontrare a casa sua Hagi impegnatissimo a intervenire in questi giorni' alla televisione e nelle violente manifestazioni di protesta dei coloni, incurante dell'ira della famiglia della sorella, si percorrono vallate e montagne desertiche in cui ogni piega dèi terreno, anche nei colori rossi gialli, soffre e fa soffrire Dal finestrino della macchina si possono vedere lungo la strada una quantità di luoghi di agguato, di ferimenti, di omicidi. A ogni curva c'è da una parte un villaggio arabo e dall'altra un villaggio ebraico: Bir Zeit, fra le cui case bianche troneggia l'università più frequentata da Hamas, fronteggia Bet El con la sua scuola religiosa frequentata da studenti che vengono fin da Gerusalemme. Muchmas inalbera la cupola verde della sua bella moschea, poco lontano da Psagot e Cochav Yaacov con i tetti rossi e le case a schiera. La terra sassosa è pregna d'odio, l'aria del deserto elettrica. Hagi ha 48 anni, e vive da vent'anni a Bet El, ovvero la casa di Dio. All'inizio è chiuso, spinoso. Piano piano nel corso della conversazione uno strano sorriso si impadronisce del suo viso come intagliato nel legno, con naso volto in su, la mascella squadrata; è un sorriso di rabbia e di passione: «Sì, dalla Strada gli gridano bugiardo, traditore, assassino, lo hanno raffigurato come Rabin, con le sue mani che grondano sangue strette in quelle di Arafat...» e dunque, non ha paura che gli ammazzino il cognato? Hagi non sente neppure la domanda. Il suo sorriso diventa fisso e tagliente: «Che c'è di male se gli dicono bugiardo? Lo. è! Eccome lo è...» gli manca il respiro «è bugiardo, bugiardo, da anni mente. E dunque che altro gli si deve dire se non bugiardo? Prima di partire per l'America stava qui ritto, su questa collina, come il re David: davanti a lui la Samaria, tutto intorno i luoghi in cui i nostri padri eressero i primi altari al Dio unico e invisibile. E a tutta la gente qui riunita, anche a me, a mia moglie e alle mie quattro figlie ha ripetuto: non un cen¬ timetro quadrato di terra. E poi ci ha tradito così! Ci ha imbrogliato indecentemente! Noi, io, lo avevamo eletto perché bloccasse l'accordo di Oslo». Hagi, dalla cima della montagna di Bet El mostra con la mano che rotea lungo l'orizzonte circolare che cosa succederà a lui e ai suoi cari quando Netanyahu sgombererà, secondo l'accordo, l'esercito israeliano: «La vede quella strada 200 metri là sotto? Da là ci bersagliano di continuo con armi da fuoco, ma fino ad oggi l'esercito può rincorrerli e catturarli. Adesso invece sarà proibito inseguirli oltre quella strada bianca, fino a quella casa con la palma a fianco, dove i palestinesi potranno invece costruirsi una casamatta, una postazione fissa e intoccabile. Siamo perduti, io e le mie quattro figlie e mia moglie che tutte le mattine va a lavorare all'ufficio postale: potremo essere raggiunti dalle pallottole sulla via del lavoro e della scuola se non ci liberiamo di Bibi. E io - e qui viene il bello, la faccia di Hagi diventa rossa sopra la camicia celeste aperta sul collo, i piedi si muovono nei calzini grigi infilati dentro i sandali da kibbutznik ho una grande responsabilità in tutto questo. Perché io penso, credo, e con me tanti amici, che il prossimo primo ministro non possa che essere religioso: proprio come me, che sono professore in filosofia ebraica. Ci vuole qualcuno che senta dentro di sé il senso della Terra d'Israele perché altrimenti non è possibile riconnettersi ad essa dopo duemila anni d'esilio... E questo primo ministro deve essere anche un maestro, come me, che insegna negli istituti di alta educazione biblica». Insomma, in parole povere, lei vuol essere il prossimo primo ministro della destra? Ben Artzi si agita un poco: «In effetti, perché no, se passa la legge che indice le elezioni potrei essere io nominato dai partiti dei coloni». Ben Artzi fu di grande aiuto alla sorella quando Bibi, nel '93, prima di diventare segretario del Likud, andò in televisione e confessò di averla tradita con un'altra donna: «Poverina, ha passato un momento tanto difficile, io ho fatto di tutto per tenerli insieme... Io, fin da quando Bibi venne a casa con lei dieci anni fa, a Haifa, e si presentò ai nostri genitori giovane e speranzoso, gli ho voluto molto bene. Siamo stati intimi amici. Lui, che non era assolutamente religioso e non sapeva nulla di Bibbia, aveva già grandi ambizioni. Mi disse: "Un giorno sarò primo ministro"». Il fratello di Sarah Netanyahu, figlio di Shmuel e di Hava appartiene a una famiglia che per la Bibbia aveva una vera e propria passione, il suo fratello più grande, Matania vinse la gara internazionale di Bibbia nel 1963. Lui invece la vinse nel '65 e prese il primo premio dalle mani di Ben Gurion. Amatzia, il fratello più piccolo concluse la tradizione nel '67. «A Sarah no, della Bibbia non è mai importato granché». Ma era una passione per la tradizione, non per la politica. Anche Ben Gurion era pazzo per la Bibbia. Era una passione sionista. Hagi, invece, diventò religioso: si fidanzò vent'anni fa con una sua allieva (sempre di Bibbia) e adesso lei porta, da donna sposata, fazzoletto in testa e abiti castigati. Entriamo nella sua casa fra i giardinetti di Bet El: è una di quelle case israeliane povere e disordinate, piene di libri e di giocattoli di bambini buttati da tutte le parti. I letti disfatti, lo spazio che non contempla assolutamente nessuna vita sociale. Regna una modestia che rifiuta per principio i beni di questo mondo, che disprezza la modernità, e con essa quella che ritiene la banalità della pace. «Sarah ed io siamo ottimi fratelli; ci amiamo molto, ma anche lei, insieme a Bibi non mi parla da quando mi dichiarai contro lo sgombero di Hebron. Bibi mi chiamò, protestò, cercò di fermarmi, e anche Sarah con lui. Ma non potevo tacere. Peccato. Anche lei amava molto Bet El un tempo. Veniva spesso a trovarmi e carezzava perfino l'idea di comprare mia di queste casette per godersi il deserto. Era bello qui fino all'Intifada, quando "loro" sentivano la nostra sicurezza, la nostra forza militare. Passeggiavamo in pace in ogni dove, acquistavamo tutto là nei loro villaggi. Adesso invece sanno che siamo deboli, impauriti, che abbiamo paura di loro. Che siamo come Bibi insomma. Ma lo cacceremo via, e io cercherò di sostituirlo». Fiamma Nirenstein

Luoghi citati: America, Bet El, Gerusalemme, Hamas, Israele, Oslo