D'Alema passa il testimone a Veltroni di Antonella Rampino

D'Alema passa il testimone a Veltroni Il neosegretario Ds: voglio un partito moderno, aperto alle diverse culture, ai problemi della società D'Alema passa il testimone a Veltroni «Siamo entrati in una fase politica tumultuosa» ROMA. «Siamo entrati in mòdo tumultuoso in una fase politica nuova». Massimo D'Alema comincia a parlare dal piccolo podio della direzione di Botteghe Oscure, dove è tornato da presidente del Consiglio per passare il testimone a Walter Veltroni, che è da oggi ufficialmente candidato unico a segretario dei Democratici di sinistra. Forse, quella frase d'abbrivio, che D'Alema riferisce con chiarezza al nuovo quadro politico di governo, via l'Ulivo, avanti un centro-centrosinistra, c'è anche il viatico di quel che potrebbe diventare Botteghe Oscure, in un futuro non tanto lontano. Cosa sarà il partito guidato da Veltroni, che s'insedierà nell'ufficio al secondo piano solo dopo l'elezione ufficiale, il 6 novembre, è presto per dirlo, nonostante girino organigrammi già tutti smentiti di organismi collegiali infarciti di quarantenni d'assalto, compresi Folena, Burlando, Fumagalli, Cuperlo, Chiaromonte e Spini. E nonostante si vociferi che D'Alema diventerà presidente, carica che a Botteghe Oscure non è mai esistita, e richiederà un adeguamento di statuto. Ma sarà certamente qualcosa di nuovo, poiché di fatto alla testa del partito più partitico che ci sia in Italia, D'Alema ha posto un nume tutelare dell'Ulivo. Ha iniziato a parlare, D'Alema, non nascondendo le ragioni che lo hanno portato a Palazzo Chigi, a cominciare dall'implosione di Rifondazione comunista, che nel silurare il governo Prodi ha fatto una «scelta di strategia politica»: anche se «nemmeno un segretario di sezione si sarebbe comportato come Bertinotti». Ma se il passato ha fatto capolino nel palazzo che è stato sede della sinistra comunista italiana per tanti anni, non così il presente. Fuori, succedeva di tutto, ma a Botteghe Oscure non se n'è sentita nemmeno l'eco: la vicepresidente del Senato, Ersilia Salvato, ha lasciato le file cossuttiane per quelle diessine, Prodi si è schierato con i referendari e tiene fermo il bastone dell'Ulivo, che punta a una propria lista unica alle prossime elezioni europee, e con loro si schiera Occhetto, il segretario che ha cambiato non sono ancora 10 anni il corso del pei. Dentro, tutti concentrati nell'analisi, sul chi siamo, dove andiamo, cosa facciamo. Veltroni ha chiesto di non nominare più la Cosa 2, e dunque «quell'indefinitezza che non ci meritiamo» lascerà il posto a «un partito moderno, aperto alle culture altre, ai problemi della società». D'Alema, nel discorso d'investitura, l'ha presa alla lontana, abbiamo a che fare con due bipolarismi diversi, quello di chi pensa a un centro-destra che compete con un centro-sinistra (soluzione che egli stesso predilige), e quello di chi (come Cossiga) progetta un centro contro una sinistra socialdemocratica. Veltroni ha poi sostanzialmente concordato, come pure su un pun- to che riguarda l'Ulivo, forza che non si identifica più col governo. Però in un passaggio il pensiero di D'Alema è apparso davvero diverso: «Per favore, che l'Ulivo non diventi un partito: temo che diventerebbe un partito piccolo». E dunque l'uomo che è considerato il politico puro nello scenario un po' squassato e impolitico della governance italiana, l'uomo il cui arrivo a Palazzo Chigi è stato interpretato anzitutto come la vittoria della forma-partito sulle moderne coalizioni, ha posto alla se-, greteria dei diessini l'uomo più lontano dall'arte antica della conduzione degli apparati. Il meno burocratico, il più lontano dai tradiI zionali schemi della «cultura delle Frattocchie». L'uomo che Botteghe Oscure aveva lasciato, per andare con Prodi a fondare l'Ulivo. E vi ricordate chi è stato a mandarcelo?, ha detto D'Alema ai suoi «colleghi» della direzione nazionale. «Sono stato io: e l'Ulivo non è un progetto tramontato, è un patto strategico che va rafforzato». Anzi, è arrivato ad affermare D'Alema, «poiché io stesso sono a Palazzo Chigi per designazione dell'Ulivo, aspetto di presentarmi a Prodi per parlargli dei miei progetti di governo, che segnano una continuità, sia pure nella novità». Ma appunto, mentre si parlava di questo, mentre D'Alema candihva «Walter, perché lui ci garantisce l'apertura e il rinnovamento de) nostro partito», e Veltroni rispondeva «costruirò presto e davvero un partito forte, moderno e plurale», altrove, negli altri palazzi della politica, i cespugli dell'Ulivo si agitavano, Di Pietro chiedeva a gran voce, e brandendo un simbolo di partito che porta il suo nome a caratteri cubitali, il rilancio della coalizione, con Prodi e Occhetto lancia in resta. Veltroni ha ribadito: «L'Ulivo è vivo e vegeto. L'Ulivo è un valore». Ha spiegato che lui, prossimo segretario di Botteghe Oscure, ha il compito di «unire i molti riformismi italiani in un'unica sinistra moderna», e affrontare la riforma elettorale. Ma a veder parlare il saggio ragazzo innamorato della terza via laborista, non si poteva non pensare: ma Veltroni non finirà per cedere la Quercia alla civiltà dell'Ulivo? Antonella Rampino Il premier «Per favore, che l'Ulivo non diventi un partito: temo che diventerebbe un partito piccolo» \ A ' a cambiando urine de) nostro partito», e Veltroni rispondeva «costruirò presto e davvero un partito forte, moderno e plurale», altrove, negli altri palazzi della politica, i cespugli dell'Ulivo si agitavano, Di Pietro chiedeva a gran voce, e brandendo un simbolo di partito che porta il suo nome a caratteri cubitali, il rilancio della coalizione, con Prodi e Occhetto lancia in resta. Veltroni ha ribadito: «L'Ulivo è vivo e vegeto. L'Ulivo è un valore». Ha spiegato che lui, prossimo segretario di Botteghe Oscure, ha il compito di «unire i molti riformismi italiani in un'unica sinistra moderna», e affrontare la riforma elettorale. Ma a veder parlare il saggio ragazzo innamorato della terza via laborista, non si poteva non pensare: ma Veltroni non finirà per cedere la Quercia alla civiltà dell'Ulivo? Antonella Rampino \ A ' Il presidente del Consiglio Massimo D'Alema A destra: Walter Veltroni

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