Un gabbiano anti-traditori

Un gabbiano anti-traditori Un gabbiano anti-traditori Nuovo simbolo per l'ex pm: «Non mi fido dei cossighiani» ROMA Un gabbiano in volo, color arcobaleno, sullo sfondo di un cielo azzurro. E' il nuovo simbolo dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, presentato ieri a Montecitorio. «Il motivo conduttore - spiegano con toni aulici gli ideatori - è la luce. Il gabbiano è uccello diurno ritenuto dagli indiani del Canada "proprietario" della luce. Un gabbiano in volo tra cielo e mare esprime libertà, purezza, movimentò. L'arcobaleno rappresenta la semplificazione delle complessità, dunque il parlare chiaro del leader. Il tutto rimanda a una politica alta, nuova, diversa, sorretta dalle ali dei valori». Di contraltare a tanta purezza ecco, nelle parole di Di Pietro, i «traditori» dell'Udr, gente di cui «è meglio fare a meno». «Non ce l'ho con Cossiga - dice Di Pietro - ma intorno a lui ci sono parlamentari eletti in un altro schieramento. E da chi non rispetta il mandato e la parola data, io mi metto ad un metro di distanza. Non mi piace il fatto di essere tornati al centrosinistra senza votare. Lo dico anche per rispetto degli elettori del Polo, che pensavano a tutto men che identificarsi con Cossutta». Perché allora Di Pietro ha votato la fiducia? «Noi diamo fiducia all'uomo, non al progetto - ribadisce Diamo fiducia al leader del partito di maggioranza relativa che ha deciso di assumersi questa responsabilità per arrivare a una nuova legge elettorale. Anche se riottosi e probabilmente scomodi, D'Alema sa che può contare stabilmente sulla nostra lealtà. Resta il fatto che questa, pur legittima, nuova maggioranza non è maggioranza nel Paese ed è il frutto di voti di milioni di persone che avrebbero voluto al governo la parte opposta a D'Alema. Il governo si giustifica solo per l'emergenza: la Finanziaria subito e la riforma maggioritaria in primavera, con il referendum o in Parlamento. D'Alema dovrà costringere i ieri suoi molto meno affidabili alleati a fare solo questo. E subito dopo dimettersi per ridare la parola ai cittadini». Punto sul vivo, il cossighiano Gabriele Cimadoro scrive al cognato Di Pietro: «Dato che la nostra azione deve avere come solo ed esclusivo riferimento il bene supremo del paese non puoi non convenire che gli italiani avrebbero avuto solo danni con le elezioni. L'Udr è nata perchè con questa destra non si riesce a dialogare, e bisogna interpretare le istanze dei moderati». Ma Di Pietro non recede e promette battaglia: «Il governo che adesso ha la maggioranza grazie ai 30 parlamentari dell'Udr, deve sapere cheda qui all'estate ci saranno almeno 31 parlamentari che non sono disposti a mantenergli la fiducia senza le riforme». Per quel che riguarda il futuro, guerra dichiarata al grande centro Cossiga-Dini-Marini. Di Pietro insiste sulla necessità di rilanciare l'Ulivo mettendo in luce che, invece, altri puntano altrove: «Marini dice di far parte dell'Ulivo ma va a cena con Dini e Cossiga per fare il... centro. C'è chi mangia in un piatto, ma assaggia anche in quello degli altri. Non va bene». Per non parlare dei pretesi patti sulla elezione del nuovo capo dello Stato. Di Pietro non vuole «assolutamente» esprimersi: «Vogliamo prima verificare se e quali accordi sono già stati presi. Come tutti gli italiani semplici noi di queste cose ci capiamo pochino: ma vogliamo vederci chiaro». In questa chiave sospettosa verso gli alleati va letta la strategia per le prossime amministrative: «Ci presenteremo solo in 6 comuni (Treviso, Manduria, Massafra, Casoria, Torre Greco, Guglionese) in nome e per conto dell'Ulivo. Anche in vista delle l'Europee». Ma se non ci saranno liste dell'Ulivo l'ex pm correrà da solo, con il suo gabbiano su sfondo blu. [r. i.j lui ci sono ieri tadMretegamgrlal'rel'npcsnergli la fiducia sen

Luoghi citati: Canada, Casoria, Manduria, Massafra, Roma, Treviso