Ppi, Bianco lascia la presidenza Marini frena: ricucirò lo strappo di Fabio Martini

Ppi, Bianco lascia la presidenza Marini frena: ricucirò lo strappo IALITE AL CENTRO Soro capogruppo alla Camera, «fìnta» la candidatura De Mita Ppi, Bianco lascia la presidenza Marini frena: ricucirò lo strappo SROMA U e giù. Su e giù per il Transatlantico con i deputati popolari sottobraccio: per una settimana Ciriaco De Mita ha fatto finta di farsi campagna elettorale. «Me lo dai il voto per il gruppo?», una domanda scandita con il tono della voce troppo alto e il sorriso troppo largo per esser vera. Con antica sapienza, il popolare Ciri ha fatto circolare per giorni la voce di una sua possibile candidatura alla presidenza dei deputati Ppi, «un modo per far girare il suo nome, sentirsi in gioco», confessava uno dei suoi amici più cari. E infatti due sere fa, alle elezioni per il presidente del gruppo, De Mita ha disertato il seggio e - come da copione - è andata liscia l'elezione di Antonello Soro, braccio destro di Marini. Per la seconda rentrée della sua vita politica, De Mita - come ha spiegato ai suoi - punta semmai ad un altro incarico: quello di presidente del Ppi, probabilmente a conclusione del prossimo congresso del partito. Se non prima, ma senza forzare. Proprio ieri l'attuale presidente Gerardo Bianco ha scritto una lettera a Marini nella quale conferma che al prossimo consiglio nazionale si presenterà dimissionario, puntando il dito «sui troppi errori» commessi durante la crisi, sulle «strategie divergenti tra i partiti di maggioranza» che hanno portato alla caduta di Prodi e a «gravi ferite» nell'Ulivo. Marini è convinto di poter ricucire lo strappo, mantenendo il suo (ex?) amico alla presidenza del partito. I problemi sono altri. Marini sa benissimo che è ormai iniziata la lunga campagna elettorale in vista delle elezioni europee che si terranno a metà del 1999, un test destinato a pesare sugli equilibri politici. E in vista di quel cruciale appuntamento, Marini come ha spiegato ai suoi - sa che il Ppi nei prossimi mesi dovrà districarsi tra il «protagonismo di Cossiga e una sinistra che ora è a Palazzo Chigi». Con l'aggravante che da ieri pare profilarsi un nuovo concorrente elettorale per il Ppi: nientedimeno che Romano Prodi. Le sue parole, l'altra sera a Bologna, sono state forti, anche se non chiarissime: se non si faranno le improbabili liste unitarie dell'Ulivo caldeggiate dal Professore, Prodi si metterà per davvero assieme a Di Pietro? E il cartello Ppi-DiniCossiga (che alle europee punta a superare il 10 per cento) quanto sarebbe danneggiato da una ipotetica lista ulivista Prodi-Di Pietro? A piazza del Gesù non sem- brano particolarmente preoccupati dalla sortita di Prodi: «Non abbiamo alcuna intenzione di polemizzare con lui - spiega il vicesegretario del partito Dario Franceschini - e in ogni caso bisogna prendere atto che proprio in queste ore Di Pietro caldeggia l'Ulivo, ma ha presentato un simbolo con il suo nome. Nascerà per davvero una lista Prodi-Di Pietro? In questi casi l'esperienza dimostra che ci vuole prudenza». Chissà se davvero Prodi ha in¬ tenzione di rimboccarsi le maniche e di rimettersi sul pullman, o se punta piuttosto le sue carte sulla presidenza della Commissione europea. Un dubbio deve essere venuto anche a un popolare e ulivista convinto come l'ex ministro Giancarlo Lombardi: «Prodi è il capo naturale dell'Ulivo, ma deve decidere se vuole farlo per davvero. Come prima cosa lui deve chiarire se aspira veramente alla presidenza europea». Lombardi e con lui tanti ulivisti incerti - ha un sospetto e lo dice chiaro e tondo: «Prodi deve dire adesso quali sono le sue intenzioni, perché non può rilanciare l'Ulivo per qualche mese e poi andare a Bruxelles e lasciare tutto...». L'«Armiamoci e partite» è uno spettro che turba gU amici di Prodi anche in conseguenza del rapidissimo reclutamento portato a termine da D'Alema nei confronti dei <<fedelissimi» del Professore: in poche ore il presidente del Consiglio (senza informare preventi¬ vamente Prodi) ha accolto nel suo governo tre personaggi legatissimi al Professore come Enrico Micheli, Gianclaudio Bressa e Paolo De Castro. Diverso il caso di Enrico Letta, vicesegretario del Ppi con un ottimo rapporto con Prodi: il suo nome è stato fatto a D'Alema direttamente da Marini. Ma in queste ore il segretario del Ppi cercherà di far sbollire l'ira di Gerardo Bianco, inferocito soprattutto nei confronti di Antonello Soro, già braccio destro di Marini. Nel pieno della trattativa sui ministri, sarebbe stato Soro a dire a Bianco: «Caro Gerardo, non conti più niente...». Dice Bianco: «Io a fare il soprammobile non ci sto più». Ma Bianco è infastidito anche da un'altra voce: Ciriaco De Mita, da sempre suo avversario, sarebbe intenzionato a candidarsi alle elezioni europee, finendo per Fare concorrenza proprio a Bianco, eurodeputato Ppi, eletto nel mega-collegio del Sud. Il De bello irpinico, un classico dell'era democristiana, sembra destinato a nuovi capitoli. Fabio Martini E per le Europee Prodi pensa a un'alleanza con Italia dei Valori Gerardo Bianco in compagnia di Franco Marini A sinistra: Ciriaco De Mita

Luoghi citati: Bianco, Bologna, Bruxelles