Di Pietro «chiama» Berlusconi di Alberto Rapisarda

Di Pietro «chiama» Berlusconi Anche Prodi si unisce alla battaglia contro il proporzionale: una lista dell'Ulivo alle europee Di Pietro «chiama» Berlusconi «Voti il referendum, bando alle questioni personali» ROMA. Il governo D'Alema ha appena ottenuto la fiducia ed ecco che gli amareggiati e gli insoddisfatti schizzano in campo a riaprire giochi nuovi, a tessere improbabili alleanze. C'è l'ex pubblico ministero di Tangentopoli, Antonio Di Pietro, che chiama Berlusconi per invitarlo a tirare, anche lui, il carro del referendum assieme a Segni, Prodi, Occhetto, ecc. Dimenticando di aver additato, sino all'altro ieri, il capo del Polo come una sorta di diavolo corruttore. «Le ferite nei rapporti personali non dovrebbero investire la politica», è la candida spiegazione di Di Pietro. C'è l'ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, che, a sorpresa, si aggrega al fronte che sostiene il referendum contro la quota proporzionale e annuncia che presenterà la lista dell'Ulivo alle europee. «Si sgomita troppo per prendere la testa del corteo. C'è troppa agitazione sotto le fronde dell'Ulivo. Qui c'è il rischio di devastare il patto di centro-sinistra» rileva, preoccupato, il capogruppo dei Verdi al Senato, Maurizio Pieroni. Il presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, è altrettanto preoccupato e alla direzione dei democratici di sinistra ha spiegato che «è molto difficile una collaborazione di governo stabile tra forze che non progettano di presentarsi unite alle elezioni». Insomma, da ieri ci sono un paio di problemi in più con i quali fare i conti per il presidente del Consiglio appena insediato. Il più urgente riguarda il referendum studiato per togliere la residua quota proporzionale dalla legge vigente e la connessa riforma della legge elettorale. Che dovrà essere approvata prima o dopo il referendum. Per parte sua, D'Alema sta provando ancora a convmcere il Polo ad approvare la nuova legge subito, in modo da rendere inutile il referendum. Ed è Silvio Berlusconi che deve decidersi a dire cosa pensa. Il capo del Polo, tirato da Di Pietro verso il referendum e da D'Alema verso la riforma, ha riunito per oggi i suoi alleati, Fini e Casini, per concordare il da farsi. Scottati dalle precenti esperienze, quando si esposero in pri- ma linea per il dialogo con la maggioranza per approvare le riforme e furono smentiti da Berlusconi, ora Fini e Casini frenano. E in coro dicono che a loro, a questo punto, piace di più il referendum. «Il referendum è prioritario» dice a Berlusconi il presidente di An, Fini. Solo dopo si potrà scegliere il tipo di sistema maggioritario, compreso quello che piace a D'Alema. Diffidenza comprensibile quella di An e Ccd, visti i dubbi che ancora ieri tormentavano Forza Italia. Ci sono i referendari (Calderisi, Taradash) che spingono per l'alleanza con Di Pietro. Ma c'è anche Giuliano Urbani pronto a dar vita ad un «comitato per il no» se si andasseal referendum e Lucio Colletti che esorta Berlusconi a stare alla larga da Di Pietro, seguendo il suo istinto. Berlusconi ha messo al lavoro un suo comitato di esperti (Calderisi, Urbani, Vito, Schifami per avere una indicazione sulla scelta da fare. D'Alema non si stanca di ripetere al capo dell'opposizione che in comune hanno l'interesse a tenere insieme il sistema bipolare (centro-sinistra contro centro-destra). Altrimenti si lascia spazio ai progetti di Cossiga. Nell'attesa di una risposta, D'Alema si prodiga per facilitare le scelte sia di Berlusconi che di Umberto Bossi. Per esempio, il Polo comincia a sperare di ottenere la presidenza della commissione per le riforme (ieri D'Alema si è dimesso), se il cammino ricominciasse. Inoltre, i Ds, secondo fonti dell'Udr, avrebbero assicurato sportivamente a Forza Italia di non essere disponibili ad accordi col partito di Cossiga per rovesciare le alleanze di centrodestra di Comuni e Regioni. Per la Lega, che torna a far politica in Parlamento, ci sarebbe la vicepresidenza della Camera, lasciata libera da Mastella. Oltre alle sempre più nette assicurazioni di D'Alema a proposito di legge elettorale: «Era ed è giusto prendere le distanze dall'idea di una legge elettorale fatta esclusivamente per liquidare la Lega». Alberto Rapisarda An e Ccd d'accordo Forza Italia in dubbio consulta gli esperti Antonio Di Pietro ieri alla conferenza stampa in cui ha presentato il simbolo dell'Italia dei valori (foto in basso) A sinistra: il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi

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