Napoli: malato, va al lavoro con la bombola d'ossigeno
Napoli: malato, va al lavoro con la bombola d'ossigeno Per non perdere il sussidio in attesa del trapianto Napoli: malato, va al lavoro con la bombola d'ossigeno NAPOLI. Non può staccarsi dalla bombola di ossigeno, ma non può neppure assentarsi dal lavoro. E' la paradossale situazione in cui versa Emilio Vitale, 42 anni, ex cassaintegrato e attualmente impegnato, come lavoratore socialmente utile, alla Soprintendenza a Palazzo Reale. Per quanto in condizioni fisiche assai precarie (è affetto da una grave forma di cirrosi), Vitale come tutti i lavoratori Lsu non ha infatti diritto alla copertura assicurativa e previdenziale. Così ogni giorno si reca al lavoro, spesso accompagnato dalla moglie, portando la bombola di ossigeno dalla quale può separarsi solo quando mangia. Vitale, che abita a Caivano, in provincia di Napoli, guadagna - tra sussidio, assegno di mobilità e contributi familiari - 2 milioni al mese. «Con questi soldi - spiega - pago 250 mila lire al mese di pigione e poi ci sono i figli, un ragazzo di 16 anni e due gemelli di 12». L'uomo era in lista d'attesa per un trapianto di fegato. «Ma i medici del Cardarelli - racconta - mi hanno detto che avrei bisogno prima di un trapianto di cuore e polmoni». Vitale si ammalò nel 1980 e da allora la sua vita è stata un inferno. Probabilmente fu contagiato di epatite per una trasfusione infetta. E' stato in cura anche all'estero, senza successo. «So che posso morire da un momento all'altro, ma che posso farci. Dovrei curarmi, assentarmi, ma sono in un vicolo cieco: se non mi presento al lavoro non mi danno lo stipendio, anche il sussidio, e sinché avrò vita andrò avanti in questo modo...». Enzo La Penna
Persone citate: Cardarelli, Emilio Vitale, Enzo La Penna
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