«E' giusto usare la forza sui mercanti di carne umana»

«E' giusto usare la forza sui mercanti di carne umana» INTERVISTA LO SCRITTORE «E' giusto usare la forza sui mercanti di carne umana» ■PARIGI SMAIL Kadaré, lei ha dedicato un romanzo, «Il generale dell'armata morta», alle conseguenze dell'invasione fascista dell'aprile 1939. Adesso le truppe italiane tornano sulla rotta dell'Albania. «e c'è di nuovo un pericolo fascista nei Balcani. Però non viaggia sulle navi italiane, ma con la soldataglia di Milosevic. Contro la barbarie serba in Kosovo, e contro quella dei mercanti di carne umana in Adriatico, è giusto intervenire e usare la forza». Ora sarà la nostra marina ad attraversare l'Adriatico per presidiare coste e porti. Davvero il soldato italiano non spaventa né infastidisce il civile albanese? «Nonostante i ricorsi storici, no. Anche ai tempi dell'invasione fascista, il mio popolo non ha mai serbato rancore al vostro. Abbiamo sempre saputo distinguere tra la ferocia del Battaglione Azzurro, i cacciatori di partigiani di cui parlo nel mio romanzo, e l'umanità delle truppe italiane. Siamo consapevoli di essere stati vittime di un meccanismo di repressione che ha fatto soffrire anche voi. Durante l'occupazione ci furono atrocità, ma anche episodi d'amicizia tra i due popoli, di cui ho dato conto nel libro; in particolare dopo l'8 settembre molti albanesi hanno protetto e aiutato i vostri soldati. E ho avuto echi molto favorevoli della recente missione Alba, che personalmente ho sostenuto e che ha contribuito a salvare il Paese dall'anarchia. Vado regolarmente in Albania, dove vivono i miei parenti e ho casa a Tirana e ad Argirocastro. I commenti che ho ascoltato sulla presenza militare italiana sono tutti positivi». Eppure i due popoli sembrano condannati a non comprendersi Nel suo libro lei racconta la rivolta degli abitanti di Argirocastro contro la casa di tolleranza aperta dagli italiani in paese... «... E ora sono gli italiani a ribellarsi contro l'invasione delle prostitute albanesi. Questo è vero. Ma a me preme che Roma prenda a cuore le nostre sorti. E i clandestini albanesi sono le prime vittime dei trafficanti dell'Adriatico. Occorre spezzare la saldatura tra la mafia albanese e quella italiana. Mi conforta sapere che il piano d'intervento richiesto dal neopresidente del Consiglio D'Alema sarà concordato con il nuovo premier di Tirana, Pandeli Majko. Magari l'Europa avesse reagito con altrettanta prontezza all'aggressione serba contro gli albanesi del Kosovo...». Considera inadeguato il ruolo svolto da Roma e Bruxelles nel Kosovo? «Mi ha rattristato leggere che l'Italia avrebbe esitato a lungo, prima di mettere le sue basi a disposizione dei bombardieri Nato, a causa anche dei legami economici con Belgrado. Dovreste ricordarvi che gran parte dei clandestini che sbarcano sulle vostre coste arrivano dal Kosovo, e che laggiù sono stati uguagliati e talora superati gli orrori di Bosnia. Proprio oggi ho letto su Le Monde di atrocità medievali, teste mozzate, occhi cavati, bambini massacrati. Non so se oltre Adriatico abbiate apprezzato appieno le dimensioni della tragedia». Sta dicendo che l'Europa è stata troppo comprensiva con Milosevic? «Non tutti, temo, sono consapevoli che è scoppiata una peste balcanica. Un male contagioso, un mélange tra fascismo, stalinismo, fondamentalismo religioso ortodosso e crudeltà da secoli bui. E gli untori stanno a Belgrado. Un'ubriacatura alimentata dalla propaganda e da un esercito criminale, che la prudenza dell'Occidente pare inadeguata a contrastare. Ora i negoziati e le minacce hanno ottenuto l'avvio del ritiro serbo, ma non vorrei che questo servisse solo a tranquillizzare la vostra coscienza. I successi diplomatici non bastano. Non ci sarà pacificazione senza punizione per Milosevic. Come possiamo dialogare con un criminale, per di più bugiardo? I serbi hanno sempre mentito, e si vantano della menzogna, che per loro è sinonimo di intelligenza». E l'Albania? Un anno fa lei lanciò ai suoi compatrioti un appello alla ricostruzione nazionale dalla «Voice of America». La preoccupa quel che è accaduto dopo? «Non risparmio certo gli strali al mio Paese. Insisto perché il rapporto tra governo e opposizione diventi dialettica democratica e non, com'è stato finora, lotta senza principi. Ora Tirana sembra tornata calma. Attendo la classe politica al varco». Non pensa di lasciare la sua casa parigina a Saint-Mi' enei per tornare in Albania? «Sabato parto per il mio Paese Ma la vita là è ancora troppo agitata. Qui si scrive meglio». Aldo Cazzullo Non ci sarà pace senza una punizione perMilosevic, criminale e bugiardo ip ip 66 II mio popolo non ha mai serbato rancore al vostro, a me preme che Roma prenda a cuore le nostre sorti, i clandestini sono le prime vittime dei trafficanti p jp 66 II mio popolo non ha mai serbarancore al vostro, a me preme che Roma prenda a cuore le nostre sorti, i clandestini sono le prime vittime dei trafficanti p jp Lo scrittore albanese Ismail Kadaré «■SvK-:....-n-:'vXv.-. Lo scrittore albanese Ismail Kadaré

Persone citate: Aldo Cazzullo, D'alema, Milosevic, Pandeli Majko