IL TRAMONTO DELLA SCHIENA DRITTA di Pierluigi Battista
IL TRAMONTO DELLA SCHIENA DRITTA ARIA DI CONFORMISMO IL TRAMONTO DELLA SCHIENA DRITTA SEMBRA naturale che nell'unanime coro di ammirazione per Vittorio Orefice abbia avuto il suo peso la norma secondo cui dei morti non si può parlare che bene, che non è solo ipocrisia ma anche umanissima manifestazione di pietas per chi non c'è più. Però nella commossa atmosfera di cordoglio per un collega che è stato un pilastro del giornalismo parlamentare italiano molti hanno colpevolmente trascurato che, Orefice vivo, del giornalista col papillon era consuetudine diffusa e conformisticamente accettata che non potesse dirsi che male. Dettaglio che non depone a favore di una categoria che attende la scomparsa di un suo protagonista per «riabilitarlo». E senza nemmeno una parola di rammarico per il riconoscimento alquanto tardivo delle qualità di un giornalista che molti colleghi d'«assalto», magari lettori assatanati della celeberrima Velina, consideravano quasi un personaggio di corte. Oggi si divulga addirittura l'immagine di un giornalista che infliggeva «buchi» micidiali ai colleghi più intraprendenti, che svelava risvolti e retroscena inediti di una liturgia politica padroneggiata con impareggiabile maestria. Ma Andreotti ha ricordato che da molti lo stile giornalistico di Orefice venisse ingenerosamente scambiato per uno stile «servile». E infatti le colonne del giornalismo aggressivo e «fazioso» indicavano in Orefice il simbolo negativo di un giornalismo genuflesso e tra i seguaci meno rinomati di quella tipologia cronistica furoreggiavano slogan irridenti all'indirizzo di un giornalista a loro dire rassegnato a essere «né Bocca, né Pansa ma solo Ansa», vale a dire veicolo di ufficialità ed informazione surgelata. Ora il giudizio su Orefice si è addolcito. Quando non sarà più necessario attendere il rito della riabilitazione postuma per un giudizio più equanime su un personaggio attaccato in vita, quel giorno segnerà l'inizio di un tempo meno feroce. Pierluigi Battista
Persone citate: Andreotti, Bocca, Orefice, Pansa, Vittorio Orefice
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