Quando una ricerca può portare a Stoccolma

Quando una ricerca può portare a Stoccolma BIOLOGIA & FARMACI Quando una ricerca può portare a Stoccolma Dal Nobel '98alla creazione di un'altra molecola che ci aiuterà a combattere le leucemie QUALE rapporto c'è tra la biologia delle cellule e delle molecole e la scienza dei farmaci? A prima vista sembra che esista solo un tenue legame ma in effetti non è così. Il premio Nobel è andato quast'anno a tre farmacologi per una scoperta partita dal desiderio di capire un meccanismo fisiologico, il controllo del calibro dei vasi sanguigni, ma con l'idea di sviluppare farmaci utili per vari tipi di malattie. Da questa scoperta - cioè quella della funzione fisiologica del monossido di azoto - si è sviluppata una cascata di conoscenze che investe moltissime funzioni cellulari prima sconosciute e che fanno prevedere sviluppi inattesi. Si ricava da questo che le strade della ricerca, ampie o strette che siano, sono imprevedibili. La direzione di queste strade è sempre duplice: da una ricerca di tipo appbcativo possono nascere nuove conoscenze di base, come è capitato con il monossido di azoto o da ricerche del tutto teoriche prendere corpo conseguenze applicative assolutamente imprevedibih. Quest'ultimo è il sogno di tutti i ricercatori che vedono nel loro minuscolo campo specialistico la possibilità di applicazioni mediche di grande portata. Qualche volta fa intravedere anche la fama e la ricchezza. In biologia bisogna tenere d'occhio la forma delle molecole che si studiano. Se c'è stato un grande progresso in questi ultimi anni è perché i biologi hanno ampliato enormemente le loro prospettive grazie allo studio delle molecole proteiche non più solo campo di lavoro dei chimici. Con l'ausilio dell'analisi automatica si riesce a capire dalla semplice sequenza degli aminoacidi se esistono possibilità di legame con altre proteine e forme compatibili con strutture diverse. Da questo approccio generale sta nascendo una nuova scienza del farmaco che prende origine dalla biologia molecolare ma con l'aiuto della fisica e dell'informatica giunge a disegnare nuovi farmaci sulla base della loro forma tridimensionale. Su Science è apparso recentemente un articolo che riporta la scoperta e la sintesi di una piccola molecola funzionante in maniera identica a una proteina di grandi dimensioni, che si lega al suo recettore riproducendone completamente le funzioni. La grande proteina è un fattore di crescita che controlla la proliferazione dei leucociti ed è usata nel trattamento delle leucemie e di altri tipi di cancro ogni volta che si presenta la ne- cessità di aumentare il numero dei globuli bianchi gravemente diminuiti, soprattutto dopo i cicli di chemioterapia. Il G-CSF o granulocyte-colony-stimulatingfactor è quindi una di quelle molecole figlie della ricerca di base ma con profonde implicazioni mediche. Produrre il GCSF è costoso nonostante l'impiego delle biotecnologie. Inoltre la molecola è grande e indurla a raggiungere il suo recettore sulla superficie dei precursori granulocitari non è agevole e pone problemi di non facile soluzione. Il gruppo di ricercatori di due industrie farmaceutiche americane è riuscito nello scopo di identificare una piccola molecola non proteica che interagisce con il recettore del G-CSF come se fosse la molecola nativa. Risparmio al lettore la brillante tecnologia con la quale hanno raggiunto lo scopo di trovare quella giusta tra migliaia di candidati ma alla fine questa è risultata essere il corretto attivatore del recettore G-CSF. Abbiamo ora un farmaco in più identificato con metodi nuovi capace di mimare la funzione di un prodotto della natura. La strada è aperta, come ammettono gli autori della scoperta, per identificare altre molecole analoghe capaci di entrare nei recettori come il fattore naturale. Si pensi all'insulina per i milioni di diabetici o al¬ l'ormone della crescita e all'eritropoietina, diventati famosi per i casi di doping ma importanti in attività terapeutiche assolutamente lecite. Non è lontano il momento in cui ogni ormone avrà il suo corrispondente farmaco e i recettori cellulari per gli ormoni diventeranno come scarpe pronte ad essere occupate da piccoli e attivissimi piedini. Piccolo problema: il nuovo fattore che mima il G-CSF è per ora attivo solo nei topi e trovare il corrispondente umano richiede ancora molto lavoro. Torniamo all'assunto iniziale. Tra scienza di base e scienza applicata esiste un rapporto inscindibile. Investire nella scienza di base implica ritorni applicativi che non possono essere predefiniti. Al contrario tagliare fondi alla scienza di base previlegiando fin dall'inizio la ricerca applicativa rischia di essere un investimento sterile. Questo semplice concetto è stato capito nei Paesi ad alto sviluppo scientifico ma molto meno nel nostro, pronto a buttare risorse sotto impulsi emotivi e restio a investire nella ricerca seria fondata sui fatti. Pier Carlo Marchisio La comprensione dei meccanismi fisiologici è la via maestra per nuove terapie Studi del tutto teorici possono dare risultati applicativi spesso imprevedibili

Persone citate: Pier Carlo Marchisio

Luoghi citati: Stoccolma