È giusto brevettare la vita?

È giusto brevettare la vita? È giusto brevettare la vita? Ortaggi efarmaci nati biotecnologie AI vertici del mondo medico e biologico (industrie farmaceutiche, enti di ricerca, stituzioni ospedaliere) infuria un dibattito importante e gravido di conseguenze anche per coloro che di scienza e biotecnologia non sanno nulla né se ne curano. Il nocciolo della questione ruota ntorno alla proprietà intellettuale delle sequenze geniche e alla conoscenza del loro funzionamento. E' forse prematuro affermare che gli scienziati sono sulla soglia di scoprire la chiave della vita, ma con il progetto Genoma e" una serie di altri studi le scoperte si susseguono a ritmo accelerato. Già oggi chi scopre una sequenza del Dna vegetale e le relative funzioni che codifica può depositarla a suo nome in un registro tenuto dalla rivista Plant Physiology. Le piante trasformate mediante ingegneria genetica sono già oggetto di brevetto e di lucroso commercio. Ma per il genoma umano il discorso è più critico e il dibattito più aspro. La conoscenza dei geni può trasformare la medicina: potremo conoscere alla nascita le malattie di cui potremo soffrire e forgiare la nostra vita di conseguenza. La terapia più che farmacologica potrà divenire genetica e la medicina più che semeiotica e terapeutica diverrà di previsione e prevenzione. Una svolta che aumenterà sensibilmente l'aspettativa di vita della popolazione mondiale e muoverà interessi giganteschi. Non c'è quindi da stupirsi se uomini d'affari, scienziati e politici dibattono, ognuno da prospettive diverse e spesso contrastanti, se sia ammissibile che una o poche grandi weiwfeà^possamo avere***}' diritto a1Mvpròprietà intellettuale delle loro scoperte (e quindi brevettarle), oppure se le sequenze geniche, ima volta scoperte, siano patrimonio comune dell'intera umanità. La decisione e urgente: un numero sempre maggiore di malattie (Alzheimer, cancro) sembra sia di origine genetica, quindi la richiesta di cure diviene sempre più estesa e pressante creando un mercato allettante. Ma è giusto e ammissibile concedere il monopolio della salute a pochi o ad imo solo nel mondo, anche se ha il merito della scoperta? Le polemiche che oggi infuriano a proposito dello strapotere che Bill Gates è riuscito ad accaparrarsi in un settore si importante, ma non così vitale come le sequenze del Dna della salute, impallidiscono di fronte a questo dilemma. In attesa della definizione delle regole, è già in corso im'accesa competizione tra multinazionali e organismi di ricerca pubblici per il primato nella scoperta di elementi nella struttura di sequenze chiave del Dna. Questa competizione induce a pensare (e sperare) che nessuno riesca a conseguire il monopolio della salute del mondo e che un sano equilibrio tra pubblico e privato possa essere mantenuto. Le previsioni in questo campo sono difficili e aleatorie: le ricerche richiedono risorse così grandi che solo poche società o nazioni ricche sono in grado di disporne. Le recenti tempeste finanziarie (Giappone, Sud-Est Asiatico, Russia) e politiche (Clinton) non permettono previsioni sulla costanza del flusso di denaro pubblico dedicato effettivamente a questa materia, mentre quello privato, in qualunque frangente finanziario, va là dove si possa realizzare un adeguato profitto. Ma senza un equilibrio naturale o ima regolamentazione artificiale ci troveremo di fronte a situazioni paradossali. Il mondo delle assicurazioni (polizze vita e malattie), ad esempio, verrebbe sconvolto: l'assicuratore, prima di accettare una polizza potrebbe pretendere un'analisi del Dna? Sarebbe un' inconcepibile violazione della privacy. In caso contrario, però, un sottoscrittore con predisposizione genetica a gravi malattie potrebbe tare, coscientemente, la fortuna dei suoi eredi, causando un danno ingiusto all'assicuratore. Mille altri problemi, oggi neppure immaginabili, potrebbero sorgere. D'altra parte la prospettiva di concedere in proprietà universale intesti risultati disincentiverebbe le ricerche, specie a livello privato (dove si concentrano le maggiori capacità imprenditoriali e di tradurre in processi produttivi le scoperte scientifiche). Entro fine ottobre il governo italiano dovrà dare l'assenso alla direttiva europea in proposito. Occorre rifuggire sia da un facile populismo sia da una concezione di mercato selvaggiamente libero. Un equilibrio che non sarà facile conseguire, ma indispensabile per evitare, come sosteneva scherzosamente un mio amico, che i giovanotti del futuro, prima di uscire con una ragazza, siano costretti a pagare le myalties sulla cessione di sequenze brevettate di Dna! Roberto Jona Università di Torino In questi giorni l'Italia deve dare l'assenso alla direttiva europea sulla brevettabilità degli interventi genetici Mercoledì 28 Ottobre 1998 . . 1 I SCIENZA ETECr Sopra, la soia geneticamente modificata (nome tecnico: Soia Roundup Ready, cioè tollerante all'erbicida Roundup)

Persone citate: Bill Gates, Clinton, Plant, Roberto Jona Università, Soia Roundup Ready

Luoghi citati: Giappone, Italia, Russia, Sud-est Asiatico, Torino