Piante made in Usa
Piante made in Usa Piante made in Usa Mais e soia dai test alla tavola CLONI a colazione, Dopo mucca-pazza arriva il mais-pazzo... Titoli come questi sono sempre più frequenti sui giornali e segnalano, con toni allarmistici, il prossimo arrivo di cibi geneticamente modificati sulle nostre tavole. Ma è vero? Quali piante sono già state modificate? Con quali tecniche e con quali risultati? «Il nostro lavoro per modificare in favore dell'uomo la struttura genetica di una pianta è iniziato nel 1980 - spiega Kenneth Barton, direttore delle Ricerche di agricoltura biotecnologica della Monsanto, multinazionale americana che già produce semi di mais e di soia geneticamente modificati - e nel 1983 abbiamo ottenuto la prima soia transgenica. Nell'87 sono iniziate le coltivazioni sperimentali, finite con successo 7 anni dopo. Nel '96, dopo le approvazioni di rito, i semi di soia geneticamente modificata erano ufficialmente in vendita. Nel '97 è stata la volta del cotone, quest'anno del mais». Il centro ricerche della Monsanto sorge a pochi chilometri da St. Louis (Missouri). Sorto nel 1984, vi lavorano 1900 persone. Sul tetto spiccano decine di serre, dove le piante vengono sottoposte a coltivazione intensiva per abbreviare i tempi degli esperimenti. «Facciamo un esempio concreto e parliamo del mais - riprende Barton -. Il suo peggior nemico è la piralide, che appartiene al gruppo dei lepidotteri e che, durante una stagione, può attaccare anche 2 o 3 volte, provocando una diminuzione del raccolto del 10-30%. Tramite opportune modifiche a livello di Dna il MaisGard della Monsanto contiene un gene derivante da un batterio che si trova naturalmente nel terreno, il Bacillus thuringiensis (Bt). Producendo una famiglia di proteine che risulta tossica per la piralide, il Bt che la pianta di mais sviluppa spontaneamente si autoprotegge dalla piralide per tutto il suo ciclo di vita e in tutte le sue parti: foglie, guaine, fusti, peduncoli e spighe. Inoltre questa autoprotezione è perfettamente innocua per altri insetti, la flora e la fauna». I vantaggi per gli agricoltori sono innegabili. Seminando la soia Roundup Ready, un'altra pianta geneticamente modificata della Mon¬ santo, i costi di lavorazione scendono di quasi il 40%. Negli Usa le autorità che decidono sulla coltivazione e il commercio di 'piante transgeniche sono l'Fda (Food and Drug Adminstration), l'Usda (United States Department of Agricolture) e l'Epa (Environmental Protection Agency). Ciascuno per le sue specifiche, i tre enti pubblici devono verificare che le piante transgeniche non siano pericolose per l'ambiente, che la loro coltivazione non abbia controindicazioni per l'agricoltura e che il cibo che ne deriva non sia dannoso per l'uomo. Il criterio di ammissione è quello della «sostanziale equivalenza»: se per struttura biologica, valori nutrizionali e caratteristiche organolettiche un chicco di mais transgenico risulta sostanzialmente uguale a un chicco di mais non geneticamente modificato, allora va tutto bene. Timothy Galvin, dirigente dell'Usda, è a capo di uno degli uffici incaricati di regolamentare tutto quello che c'è di nuovo in campo agricolo. «I nostri test durano anche 4-5 anni. Ma le aziende devono ottenere un nostro benestare ancora prima di iniziare le loro ricerche, in modo che ogni sperimentazione avvenga entro precise linee guida». «Prima di arrivare sugli scaf- fali del supermercato il mais biotech ha ricevuto l'approvazione di 3 ministeri», conferma James Maryanski, uno dei dirigente dell'Fda che si occupa di biotecnologie. «Se attraverso le biotecnologie una pianta viene modificata e nel cibo che deriva da tale pianta compaiono proteine normalmente estranee, ma comunque presenti altrove nella catena alimentare, allora tale alimento viene considerato sicuro. Solo se la proteina frutto della modifica genetica è fortemente diversa da quelle esistenti in natura l'alimento viene rigettato o sospeso per ulteriori indagini, o viene suggerito all'azienda di perfezionare il suo lavoro». Quando abbiamo chiesto a Maryanski di specificare meglio i loro concetto di «abbastanza simile» e di «fortemente diversa», egli non ci ha risposto. D'altra parte l'Fda non ha particolari e preordinati protocolli di indagine: «Oltre ai normali controlli sulla digeribilità, sui valo¬ ri nutritivi, sulla tossicità, sul potenziale allergenico, sulla stabilità nel tempo del materiale genetico introdotto, di volta in volta scegliamo i test più appropriati. Non sono previsti test epidemiologici o trial di tipo medico». Negli Usa, quindi, non si ritiene necessario segnalare sull'etichetta di un prodotto la presenza o meno di ingredienti provenienti da piante geneticamente modificate. In Europa, invece, dove una larga parte di consumatori sembra più attenta, tale etichetta di garanzia è già decisa, ma ancora si devono stabilire quali sono i test da effettuare e quali sono i valori-soglia per decretare la totale assenza di geni modificati in un alimento. «Se Fda, Usda ed Epa ci dicono che gli interventi a livello genetico non hanno alcun tipo di controindicazione - commenta Peter Scher, il cui ruolo è equivalente a quello del nostro sottosegretario all'Agricoltura perché segnalarli sull'etichetta? Si rischia solamente di confondere il pubblico. Del resto una gran quantità di tannaci è già ottenuta attraverso le biotecnologie, eppure nulla è segnalato sulla confezione». Negli Stati Uniti molte prestigiose associazioni, quali l'Associazione dei medici della famiglia e l'Associazione dei dietologi, che godono di ottimo credito presso il pubblico, si sono apertamente schierate in favore di soia£ mais transgenico. Lo stesso dicasi per gran parte della stampa scientifica americana (in genere credibile e seria), mentre le organizzazioni ambientaliste hanno organizzato proteste decisamente violente (campi occupati, danneggiati o incendiati) che hanno avuto poca presa sul pubblico: se intendevano innescare un civile dibattito sul problema, hanno ottenuto l'effetto contrario. Ma la questione non è da ritenersi chiusa. Andrea Vico Visita a Monsanto: i criteri di sicurezza validi oltre oceano # * è- è 1983 1993 1994 1994 1995 1995 è t TABACCO MELONE SOIA POMODORO MAIS PATATA DALLA NATURA AL LABORATORIO La prima pianta transgenica prodotta in laboratorio Migliore e prolungata conservabilità Resistenza a virus Pianta resistente agli erbicidi Migliore e prolungata conservabilità Pianta resistente alla piralide (principale parassita del mais) Resistenza a malattie Migliore contenuto nutrizionale
Persone citate: Andrea Vico, Barton, James Maryanski, Kenneth Barton, Peter Scher, Timothy Galvin
Luoghi citati: Europa, Missouri, Stati Uniti, Usa
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