Delitto Casserà, raffica di ergastoli di A. R.

Delitto Casserà, raffica di ergastoli Per l'omicidio del commissario in sedici condannati al carcere a vita Delitto Casserà, raffica di ergastoli Palermo: pene severe anche per tre pentiti-chiave PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nell'estate '85 Cosa nostra decapitò la squadra mobile della questura di Palermo. Ieri, 13 anni dopo, i giudici della corte d'assise hanno inflitto 16 ergastoli. Tre furono le vittime: il dirigente della «sezione catturandi» Giuseppe Montana, assassinato accanto alla fidanzata, il 28 luglio, il vicequestore Ninni Cassare, vicecapo della Mobile, caduto con l'agente di 20 anni Roberto Antiochia: i mafiosi spararono più di 150 colpi. Dopo il verdetto letto dal presidente Vincenzo Oliveri, i congiunti delle vittime si sono dichiarati moderatamente soddisfatti. Laura Iacovoni, la vedova di Cassarà, ha commentato: «E' un risultato importante e per ora possiamo accontentarci. Ma è opportuno notare che finora è stato solo colpito il'liveUo militare della struttura terroristico-mafiosa e rimangono zone oscure per le quali, forse, bisognerebbe indagare ancora». Da alcuni anni Laura Iacovoni è uno dei più impegnati assessori della giunta palermitana. Ora è titolare dell'assessorato al Turismo. E come lei si erano costituiti parte civile i familiari delle altre due vittime. Saveria Antiochia, la mamma di Roberto, ha condiviso la riserva espressa dalla vedova Cassare: «La sentenza restituisce giustizia, ma non si è ancora finito», ha osservato sottolineando che occorre scavare più in profondità per risalire agli «intoccabili» complici. Nello stabilire l'entità dei risarcimenti (somme tutt'altro che strabilianti, se si pensa ai 100 milioni assegnati alla madre di Antiochia e ai 70 milioni ai due fratelli del poliziotto) la corte ha anche attribuito mezzo miliardo alla presidenza del Consiglio e al ministero dell'Interno che erano pure parte civile. Tre pentiti rei confessi che hanno contribuito all'inchiesta sono stati condannati a 16 anni ciascuno e non a 14 come chiesto dai pm: Calogero Ganci (che ammise pure di aver partecipato alla strage di Capaci), Giovan Battista Ferrante e Francesco Paolo Anzelmo. Un altro pentito, Francesco La Marca, è già all'ergastolo dopo essere stato giudicato in uno stralcio del processo. Cinque gli assolti, mentre, essendosi suicidati in carcere, Francesco Intile e Giuseppe Gambino non hanno potuto essere giudicati. Il padre e il fratello di Ganci, Raffaele e Domenico, sono fra i 16 condannati al carcere a vita insieme con i componenti della cupola di Cosa nostra Pippo Calò (per lui è l'ennesima condanna), Antonino Geraci, Salvatore Buscemi, Vincenzo e Giuseppe Galatolo, Nicolò Di Trapani, Salvatore Montalto e Giuseppe Farìnella. Il killer Pino Lucchese ha avuto l'ergastolo solo per il delitto Montana. Per tutti gli altri presunti killer il verdetto ha riguardato entrambi gli agguati. E ci sono gli omonimi Salvatore Biondo, uno detto «il lungo», l'altro «il corto», Giovanni Motisi, Salvatore Biondino e Nino Madonia, poi incastrato anche per il racket delle estorsioni. [a. r.]

Luoghi citati: Capaci, Palermo