Licenziato, si vendica uccidendo

Licenziato, si vendica uccidendo Bologna, il domestico ha sparato quattro colpi di pistola: la donna, per risparmiare, aveva assunto al suo posto due nuovi custodi Licenziato, si vendica uccidendo Ammazzata l'ex moglie del titolare di «Les Copains» BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE I quattro colpi di pistola sono risuonati alle 9 di ieri mattina, rompendo il silenzio dei colli bolognesi, rossi e gialli in autunno. Quattro proiettili hanno colpito, uccidendola, Ada Sarius, 62 anni, ex moglie di Mario Bandiera, titolare del gruppo tessile «Les Copains» (300 miliardi di fatturato, 600 dipendenti), nonché azionista del Bologna Calcio e proprietario del lussuoso Hotel Baglioni di Bologna, dove spesso alloggia. L'assassino è il domestico della donna, Antonio Sorace, 66 anni, cuoco, autista, uomo di fiducia, che Ada Sarius aveva licenziato dopo quattro anni di servizio. Motivo: la necessità di risparmiare, dopo che il tribunale bolognese aveva fissato l'assegno di separazione in «soli» 25 milioni al mese, contro i 70 chiesti all'ex marito. Al posto di Sorace, ex detective privato con regolare licenza, e della moglie, assunti con uno stipendio di 3 milioni e 400 mila lire al mese più il vitto e l'alloggio, Ada Sarius, che si divideva tra Bologna e Roma dove aveva altre proprietà, aveva già ingaggiato un'altra coppia che per 2 milioni mensili avrebbe svolto gli stessi servizi più il lavoro di giardinaggio. Ieri mattina, Sorace e la moglie stavano preparando le valigie per lasciare la villa di via dell'Osservanza, in uno dei quartieri più esclusivi sulle colline bolognesi. Aveva chiesto di restare gratis nell'appartamento che occupava nel seminterrato fino a quando non avessero trovato un'altra sistemazione, ma la scadenza era stata fissata per il 20 ottobre. C'erano già stati frequenti discussioni a causa di una convivenza forzata mal sopportata, anche per via dell'unica cucina della villa che doveva essere utilizzata a turno sia dalla padrona di casa che dagli ex dipendenti. «Era cattiva, verso di noi aveva un atteggiamento duro e polemico», ha raccontato al pm Giovanni Spinosa il cuoco diventato assassino, secondo il quale la donna si era molto indurita per le vicende legate alla separazione. Dopo l'omicidio, Sorace, che è un uomo di corporatura minuta, con capelli neri tirati indietro e baffetti, si è occupato della moglie organizzando il suo trasferimento a Roma da una sorella. La donna, 59 anni, non ha assistito al delitto. Ha sentito i colpi e si è precipitata in cucina: «Cosa hai fatto, cosa hai fatto?», ha urlato vedendo Ada Sa¬ rius, in pigiama e vestaglia, riversa senza vita tra il frigorifero e l'ascensore, verso cui aveva tentato inutilmente di fuggire per sottrarsi alla Smith & Wesson calibro 38 dell'ex dipendente. Agli agenti, giunti in villa dopo che i vicini, uditi gli spari, avevano avvisato il 113, si è consegnato senza opporre resistenza: «Sonò stato io», ha ammesso. A momenti lucido, a tratti in preda allo sconforto, ha raccontato: «Urlava per tutta la casa». Secondo il suo racconto, Ada Sarius ha intimato di non utilizzare la cucina e di restituire le chiavi del cancello e della macchina, minacciando di staccare le utenze. L'alterco è salito di tono, fino a quando Sorace è sceso nel suo appartamento rientrando in cucina con la pistola in pugno: un primo colpo ha colpito la donna, semigirata di spalle verso il frigo, alla clavicola. Poi, gli altri tre l'hanno uccisa. Per liberarsi dei due ex dipendenti, Ada Sarius si era rivolta anche a un'agenzia di selezione del personale chiedendo consigli. All'agenzia aveva detto che era disponibile a tenerli fino al 5 novembre e che dopo avrebbe offerto loro un mese in una pensione della Riviera romagnola. Diversa la versione di Sorace, secondo il quale l'ex padrona non aveva concesso altre deroghe, ribadendo il licenziamento a decorrere dal 20 ottobre. I bagagli della coppia, che aveva già ricevuto tutte le spettanze economiche, sono stati tro vati pronti nel seminterrato della grande villa, su cui, dopo l'espio sione dei quattro colpi, è calato di nuovo il silenzio. Marisa Ostolani Nella causa di divorzio la vittima aveva chiesto un assegno di 70 milioni al mese ma ne aveva ottenuti «soltanto» 25 Da sinistra, il custode Antonio Sorace, il figlio della vittima e il corpo di Ada Sarius che viene portato via dalla villa

Luoghi citati: Bologna, Roma