MA LA GUERRA SARA' CON GLI USA
MA LA GUERRA SARA' CON GLI USA PRIMA PAGINA MA LA GUERRA SARA' CON GLI USA mercati nell'aeronautica e nello spazio, che non sono disarmati nel settore strategico per eccellenza, l'agroalimentare. Anche se l'America non ha alcun interesse a una recessione in Europa, ha ingaggiato la battaglia per conservare la sua leadership, sia pure al prezzo dell'indebolimento momentaneo delle economie europee. Per convincersene basta rilevare lo stupefacente parallelismo tra l'atteggiamento americano nei confronti della zona Euro e quello verso il Giappone. Inquieti di fronte alla formidabile potenza economica giapponese alla fine degli Anni Ottanta, gli Stati Uniti hanno usato con successo, all'inizio degli Anni Novanta, l'arma della moneta. Un dollaro debole consenti allora alle imprese americane di ricostituire la loro forza d'urto e agli Stati Uniti di conoscere un lungo periodo di crescita, mentre lo yen forte contribuiva, naturalmente insieme con altri fattori del modello nipponico, all'anemia dell'economia giapponese. Washington è tentata oggi di rinnovare lo scenario, ma stavolta contro l'Europa. La tentazione americana di puntare, nei prossimi anni, su un dollaro debole rispetto all'Euro è grande. Dopo più di sette anni di robusta crescita senza inflazione e con nuovi posti di lavoro, i primi segni di un rallentamento della produzione cominciano a farsi sentire oltre Atlantico. La domanda interna - i consumi delle famiglie e gli investimenti delle imprese - è intaccata dal ridimensionamento della Borsa di New York. Le prospettive all'estero sono ridotte di fatto dalle crisi in Asia, Russia e America Latina. Per conservare la crescita e la leadership mondiale, Washington ha poco tempo e ha già avviato una politica economica a 360 gradi. Senza esitazioni la banca centrale (la Federai Reserve) ha abbassato i tassi di interesse. E sempre senza esitazioni Clinton ha rilanciato la guerra commerciale. Puntando a scaricare sull'Europa il maggior peso dell'aggiustamento indispensabile per uscire dalla crisi mondiale, Washington esige così e senza complessi che gli europei comprino automobili giapponesi e acciaio russo. Per realizzare il loro scopo, gli Stati Uniti continuano a utilizzare l'arma monetaria e a basare la loro strategia su un dollaro debole. In campi in cui la psicologia ha un ruolo così essenziale, ogni parola ha un suo peso: «L'indebolimento del dollaro può essere una buona cosa per gli Stati Uniti» spiegava all'inizio di ottobre Clinton a Washington. I dinieghi di Robert Rubin, il responsabile del Tesoro americano, non cambiano niente: come nei primi anni della sua amministrazione, Ginton sembra voler ritornare, senza opposizione da parte di Alan Greenspan, il responsabile della Federai Reserve, alla politica del dollaro debole. Questo restituisce competitività agli americani e margini alla economia nazionale. E porta a una sopravvalutazione delle monete europee. Ma un Euro a lungo sopravvalutato - come lo yen agli inizi degli Anni Novanta - rappresenterebbe un pesante handicap per l'Europa, un freno a una crescita che bisognerebbe al contrario rilanciare. Oggi l'Europa deve fare di tutto per evitare di diventare, per volontà americana, il Giappone di domani. Deve senza complessi, e senza rinnegare gli obblighi legati alla Alleanza atlantica, dar battaglia sul fronte monetario, sul fronte del budget e su quello commerciale, per una politica di ribasso dei tassi, strappando agli Stati Uniti una politica di espansione consentita dalle loro eccedenze di bilancio. Potrà farlo a certe condizioni. Occorre innanzitutto che i dirigenti politici europei si assumano con chiarezza la responsabilità del rapporto tra l'Euro e le altre divise, come prevede d'altronde il trattato di Maastricht (articolo 109). Il valore di una moneta non dipende solo dai mercati, né solo dai «fondamentali», contrariamente a quanto prerendeva l'amministrazione tedesca uscente. Non è legato in esclusiva neppure ai banchieri centrali, come soste¬ neva fino a poco tempo fa la Bundesbank. Occorre poi che l'Europa parli con una sola voce. Con l'avvento al potere di Schroeder in Germania e D'Alema in Italia, e con la presenza a Londra di Blair e quella di Jospin a Parigi, le circostanze politiche sono favorevoli. Ben più di quanto lasciasse presagire il suo carattere «informale», il summit europeo dello scorso weekend ha segnato questa svolta. Occorre infine che l'Europa si doti di un'autentica strategia nell'attuale guerra economica. Per evitare una pericolosa sopravvalutazione dell'Euro, è possibile avanzare proposte utili agli americani. Gli Usa devono evitare, nell'interesse di tutti, la recessione, ma possono utilizzare per questo fine mezzi diversi dalla leva monetaria e assumere le loro responsabilità, piuttosto che passare il tizzone ardente agli europei. Jean-Marie Colombani Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa»
Persone citate: Alan Greenspan, Clinton, D'alema, Jospin, Marie Colombani, Robert Rubin, Schroeder
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