L'ultima volta dei duellanti

L'ultima volta dei duellanti L'ultima volta dei duellanti Helmut cupo e silenzioso, Gerhard nervoso REPORTAGE COSI' NASCE LA NUOVA ERA BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Quando il presidente del Bundestag appena insediato lo proclama Cancelliere, Gerhard Schroeder resta un attimo in silenzio prima di alzarsi e ricevere l'abbraccio di Oskar Lafontaine, il leader socialdemocfàtìtro che da quando la seduta straordinaria è cominciata gli siede accanto, gli ride all'orecchio, si piega e si sporge su di lui come se volesse trasmettergli la sua protezione e il suo conforto, piuttosto che felicitazioni e complimenti. Mentre il presidente Wolfgang Thierse si congratula a nome di un'assemblea che d'improvviso si è spezzata - fra l'applauso tonante dei partiti di governo e il silenzio spaurito di democristiani e liberali - il nuovo Cancelliere sfiora la scatola di sigari Cohiba e il bocciolo di una rosa Baccarat che qualcuno gli ha fatto trovare sul banco provvisorio di deputato semplice: proprio davanti a quello di Helmut Kohl che osserva con gli occhi socchiusi, le mani giunte in grembo è senza mai guardare Wolfgang Schaeuble. L'uomo che doveva succedergli in Cancelleria e che adesso gli siede accanto anche lui mu to, anche lui con le mani in grembo, anche lui senza mai guardarsi attorno. Mancano due minuti a mez zogiorno, e mentre davanti al nuovo Cancelliere sfilano compagni di partito, gli uomini e le donne della nuova squadra di governo e poi via via Helmut Kohl e i suoi, nell'aula del Bun destag affacciata al Reno la Germania compie un balzo di generazioni e di intenzioni, ol tre che un cambio di equilibri e di potere. Non soltanto perchè un'era si chiude, sempre, con la crudele sovrapposizione di una vittoria e una sconfitta, con lo scontro fra ritualità burocratiche e celebrazioni di rito. Quel che si consuma - nell'aula trasparente progettata quando la riunificazione era soltanto un'ambizione fantasiosa, e inaugurata quando già la Capit'àle era Berlino - è il riassùnto simbolico della Germania che si avvia al nuovo secolo e al Duemila: un Paese ancora insediato politicamente in riva al Reno, ma già dislocato nel Reichstag trasformato in un cantiere. Un Paese attraversato da una demarcazione radicale e sospeso. Affidato a due emblemi che il càmbio alla Cancelleria anticipa e racchiude: quello di potenza docile e domestica, emersa dagli orrori del nazismo e dalle devastazioni della guerra; e quello di potenza orgogliosa della propria sovranità, della ritrovata autorità politica e strategica. E' stato così per tutta la se- duta, durante il voto segreto e poi lo spoglio delle schede: 666, un numero che piacerebbe ai cabalisti. Per meno di un'ora, ieri, la Germania ha vissuto la radicalità simbolica della propria transizione, attraverso i due Cancellieri che sedevano l'uno di fronte all'altro entrambi dimezzati. Hel¬ mut Kohl già dimissionario ma ancora in carica «con ruolo commissariale», in mancanza della nomina ufficiale del successore designato; Gerhard Schroeder non ancora in carica, perchè non ancora eletto formalmente dal Bundestag, ma già impadronitosi del ruolo e dell'immagine che soltanto l'elezione - e il giuramento - gli avrebbero più tardi confermato. L'uno e l'altro in attesa, l'uno e l'altro più silenziosi che ciarlieri. L'uno e l'altro colmi di attenzione per le proprie mani, come avviene nei momenti di tensione e di passaggio: a rivoltare un minuscolo biglietto bianco dai caratteri vistosi Kohl, assecondando un'abitudine che gli è rimasta dai giorni del potere. A sfiorare il banco provvisorio di deputato semplice, e a ripulirlo da immaginari intoppi, Schroeder. Per un'ora, durante il voto e poi lo spoglio delle schede seguito con estrema parsimonia di commenti, fra i due Cancel- lieri è stata piuttosto la stòria a confrontarsi attraverso i piccoli rituali dell'attesa: la storia interpretata da Helmut Kohl con la riunificazione, con la moneta unica e l'Europa. E la storia anticipata dall'uomo che traghetterà la Germania nel nuovo millennio, nella moneta unica e nella «Repubblica di Berlino»: compiti mai toccati a nessun Cancelliere e sufficienti forse a dar senso a un'era, ma capaci anche di accentuare i rischi del mandato, a liberare un eccesso di speranza. Per un'ora, fra i due Cancellieri sul punto di recuperare ognuno la normalità del proprio ruolo è sfilato il linguaggio grezzo del potere: i ministri del passato e ancora in carica insieme ai ministri del futuro, Theo Waigel insieme a Lafontaine, Josckha Fischer insieme a Klaus Kinkel, Volker Ruehe insieme a Rudolf Scharping, in una sospensione che l'aula trasparente rendeva surreale. Finché Wolfgang Thierse ha comunicato l'esito del voto: mentre Gerhard Schroeder si alzava a ringraziare e a rispondere agli abbracci, in Germania finiva davvero il dopoguerra perchè la memoria cambiava segno, in un Cancelliere nato dopo gli orrori della guerra e del nazismo. Se il suo cancellierato avrà un emblema resterà a Bonn, nell'aula trasparente in riva al Reno. Emanuele Novazio Tuona l'applauso delle sinistre Smarrita la Cdu Il neoleader seduto sul banco di un deputato semplice Sopra, il Cancelliere Gerhard Schroeder A sinistra, una deputata pds

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