«Prenderemo i voti del Cavaliere» di Augusto Minzolini

«Prenderemo i voti del Cavaliere» «Prenderemo i voti del Cavaliere» Cossiga: è un duello all'ultimo sangue RETROSCENA LE MANOVRE AL CENTRO FROMA ORSE Lucio Colletti è uno degli ultimi che riesce ancora a parlare con entrambi i duellanti, con Francesco Cossiga e Silvio Berlusconi. Il filosofo, l'eretico di Forza Italia, ha capito più di altri che si tratta di un vero duello all'ultimo sangue, di quelli che finiscono solo quando uno dei due contendenti rimane per terra. «Cossiga ha compreso - osserva passeggiando per il Transatlantico di Montecitorio - che non va da nessuna parte a meno che non intervengano le solite questioni giudiziarie su Berlusconi. Lui spera in quello. Non se ne vedono all'orizzonte? Sarà, ma il direttore di un grande giornale mi ha detto che qualcosa c'è... E anche dentro Forza Italia qualcuno pensa che per il Cavaliere potrebbero essere adottati quei riti spediti - quelli usati per Craxi - che potrebbero azzopparlo addirittura prima delle europee. L'unica chance di Cossiga è proprio quella che i due gendarmi si portino via Pinocchio. Di certo ormai gliel'ha giurata. Cossiga non gli perdona quei 15 giorni che seguirono la nascita dell'Udr in cui lui telefonava e Berlusconi gli faceva rispondere che stava passeggiando in giardino. Sarà pure un sardo annacquato, Francesco, ma mi ha regalato un pugnale lungo da far paura, di quelli con cui i pastori sardi nel tempo Ubero sgozzano le pecore e nel lavoro i cristiani». Linguaggio alquanto truculento, quello di Colletti, che però è la fotografia di quanto sta accadendo. Sono pochi quelli che nel Palazzo si sorprendono dei suoi discorsi: in 1 altri angoli del Senato, pidiessini come Antonio Morando, o i fprzisti come Marcello Pera fanno più o meno gli stessi ragionamenti. Come pochi sono quelli che si meravigliano della pesantezza delle invettive rivolte da Cossiga a Berlusconi: in realtà non c'è nulla di più politico. Quello tra l'ex Capo dello Stato e il Cavaliere è un duello, infatti, che nasce da una ragione precisa. La strategia del leader dell'Udr - cioè un bipolarismo basato sulla sinistra e sul centro - non può decollare fino a quando sopravviverà il «Berlusconi politico». Mai come ieri nell'aula del Senato l'ex Capo dello Stato è stato chiaro su questo punto: il Cavaliere rappresenta l'ostacolo che va ri mosso per creare finalmente un centro moderato. Alla vigilia di Tangentopoli anche Bettino Craxi fu definito un ostacolo per l'unità delle sinistre da Achille Occhetto. Si sa come è finita. E nell'asprezza del duello sulla bocca di Cossiga, di Clemente Mastella e degli altri Udr ritornano gli argomenti e le parole d'ordine che usavano gli ulivisti più estremisti contro il Cavaliere. Dal conflitto di interessi alle questioni giudiziarie, appunto. Nello scontro, ovviamente, vanno in frantumi anche amicizie basate su decenni di frequentazioni. Cossiga accusa D'Onofrio di averlo «pugnalato alle spalle» mentre l'altro replica: «Sei tu che me le hai voltate». E perfino una persona dalla prudenza proverbiale come Gianni Letta è arrivato quasi a litigare per telefono con l'ex Capo dello Stato. Un campo di battaglia pieno di vittime che fa sospirare Saverio Vertone: «Ormai è un manicomio. Cossiga deve mettersi in testa che questo governo rappresenta una prospettiva di medio-lungo periodo. E deve togliersi dalla testa il sogno di far fuori Berlusconi e di prendersi i suoi voti». Per l'ex Capo dello Stato però l'ehminazione del Berlusconi è essenziale per non ridurre l'operazione dell'Udr solo alla vicenda di una pattuglia di transfughi che hanno cambiato bandiera. Ecco perché difficilmente tornerà indietro. Più sul Cavaliere aleggiano i rischi di catastrofe, infatti, e più l'Udr diventa l'unica prospettiva, la zattera di salvataggio per i forzisti in cerca di asilo, per deputati come Giulio Tremonti o senatori come Luigi Grillo. Insomma, in un modo o nell'altro, Cossiga deve dimostrare che il Cavaliere non ha futuro, è un uomo isolato. Tant'è che l'altra sera nella cena a lume di candela al Quirinale tra l'ex Capo del- lo Stato e l'attuale, mai come ora legati dalla guerra contro il Cavaliere, è rispuntata l'idea di fare le riforme possibili senza il Polo, puntando sulla Lega. Ma se Cossiga può trovare di versi alleati nella sua operazione, difficilmente potrà assicu rarsi l'appoggio di D'Alema. Il nuovo premier, infatti, ha un'altra opzione strategica punta su un bipolarismo che si fondi sugli attuali poli; da una parte il centro-sinistra e dall'altra il centro-destra. «Io non voglio - ha spiegato oggi - la liquidazione del centrodestra, perché credo che abbia messo radici nel Paese». Contro D'Alema è difficile che Cossiga possa mettere in campo operazioni devastanti, intanto perché l'attuale premier può contare su altri tipi di maggioranza: dalla ripresa di rapporti con Bertinotti all'appoggio della Lega. In secondo luogo perché l'area di Mastella, quella più numerosa dell'Udr, è stata sovra-rappresentata nel governo per cui è difficile che accetti, malgrado Cossiga, di rompere un equilibrio che le garantisce in termini di potere molto più di qualsiasi altro governo. Ma fino a quando D'Alema farà da diga? Fino a quando cercherà di aprire un dialogo con un interlocutore muto come il Polo? Ieri. Gianfranco Fini ha fatto qualche timido passo in avanti. Marcello Pera ha fatto qualche apertura sull'idea di una legge elettorale a doppio turno di collegio, chiedendo in cambio un semi-presidenzialismo alla francese. Rimane da vedere se Berlusconi proseguirà su questa strada, l'unica che gli dà la possibilità di rendere la pariglia all'ex alleato Cossiga. Bisogna vedere se lancerà questo segnale e quando: anche lui non può aspettare troppo tempo. Augusto Minzolini Silvio Berlusconi