D'Alema: dialogo per la riforma elettorale

D'Alema: dialogo per la riforma elettorale Verso la staffetta a Botteghe Oscure: Veltroni segretario, il premier alla presidenza dei Ds D'Alema: dialogo per la riforma elettorale Anche il Senato vota la fiducia al governo. Ma l'Udrsi spacca ROMA. L'ampia fiducia ottenuta dal governo D'Alema al Senato (188 a favore, 116 contrari, un astenuto) permette al presidente del Consiglio di dichiarare che la sua larga maggioranza «può assicurare un governo stabile. Questo era il nostro obiettivo. Ora dobbiamo lavorare». Già in aula D'Alema aveva detto che la presenza di un governo «forte» aveva reso possibile l'improvviso abbassamento di un punto del tasso di sconto. D'Alema ha atteso il voto di fiducia rimanendo nell'aula del Senato. Nessun presidente del Consiglio l'aveva fatto prima, e il presidente Mancino gliene ha dato atto. Ora che ha i pieni poteri, la squadra dalemiana si mette subito al lavoro. Il primo problema è l'approvazione della legge Finanziaria, per la quale i tempi sono ormai stretti a causa della crisi ormai superata. Il governo, tuttavia, non pare intenzionato a «blindare» il provvedimento e a ricorrere a voti di fiducia per accelerare i tempi. E questo perché il presidente del Consiglio ha scelto con decisione la via del dialogo con l'opposizione. Lo ha ripetuto anche ieri, nella sua replica al Senato, chiedendo di riprendere i contatti per approvare la riforma elettorale. Ed anche questo provvedimento è urgente perché il 18 aprile dell'anno prossimo gli italiani potrebbero essere chiamati a votare per il referendum contro la quota proporzionale proposto da Segni, Occhetto, Di Pietro, Abete. E, visto il preceden- te, pochi dubitano che il referendum non passerebbe. Da qui l'ansia dei partiti di trovare subito una legge che renda inutile il ricorso alla consultazione popolare. La proposta che piace a D'Alema è quella del professor Sartori. Si vota in due turni. Al secondo turno varino solo i quattro partiti che ottengono più voti nel collegio o che superino la soglia del 7 per cento dei voti. I partiti che decidono di non concorrere al secondo turno avrebbero diritto a ripartirsi, col sistema proporzionale, un 10-15 per cento di seggi. Il tutto doveva essere abbinato al sistema semipresidenziale alla francese. Ma parlare di proposte concrete è ancora prematuro, anche se tutti, dal Polo alla Lega, dicono di essere interessati. La Lega (che ha votato no) già dice che «non è possibile andare indietro (al proporzionale) e quindi la proposta fatta da D'Alema ci sembra una base di partenza». A patto di non inasprire il sistema maggioritario. E' la conferma del canale ormai riaperto tra D'Alema e Bossi e che potrà diventare di vitale impor¬ tanza per il governo in un non lontano futuro. H Polo (che ha votato no alla fiducia, assieme a 4 senatori dell'Udr che hanno lasciato il partito) mostra un grande e corale interesse per la ripresa del dialogo con D'Alema. «Il presidente del Consiglio ci ha lanciato una cima e noi la raccogliamo» ha garantito, usando il linguaggio marinaresco, il presidente dei senatori di Forza Italia, Enrico La Loggia. Interesse, quello del Polo, misto a diffidenza. E non nei confronti del presidente del Consiglio, quanto per le intenzioni di Francesco Cossiga, che è parte essenziale della nuova maggioranza. «L'accordo parlerà la lingua di D'Alema o quella di Cossiga?» chiede scettico Gianfranco Firn, presidente di An. «D'Alema come potrà garantire che il suo governo non si trasformi in un sicario politico contro il leader dell'opposizione (Berlusconi), essendo lui stesso sotto questa minaccia?» chiede La Loggia. La minaccia paventata è Francesco Cossiga, contrario a qualsiasi accordo con l'opposizione come ha dimostrato anche ieri col suo dirompente intervento al Senato. Parole studiate per rendere impossibile il dialogo che D'Alema considera suo obbiettivo essenziale. «Siamo pronti a scatenare la rissa in aula» aveva promesso Cossiga prima del suo intervento. E ci è quasi riuscito, disseminando di.mine il terreno che divide il Polo e il governo. Dato che c'era, il fondatore della Udr ha «picconato» pesantemente anche il senatore Antonio Di Pietro. Il quale ha votato a favore del governo specificando, però, che diffida «di chi ha già tradito una volta». Cioè della Udr cossighiana. Tocca ora a D'Alema tenere insieme la sua variegata maggioranza mentre tenta di ritessere accordi per le riforme anche assieme al Polo. Oggi, intanto, scioglierà il nodo della sua successione a Botteghe Oscure, proponendo alla direzione che il nuovo segretario sia Walter Veltroni. Il quale, a sua volta, ricambierà suggerendo il nome di D'Alema come presidente del partito. Non ci saranno vicesegretari («è un'ipotesi che non esiste», dice Veltroni). Alberto Rapisarda te te te te te te te te te te te mate tete te m FIDUCIA .AL OOVERHO D'ALEMA PRESENTI «17 VOTANTI 614 hanno votato Flttw, UWHSllSti toltali, ... Udr) -jMÉgp maggioranza richiesta 308 lÉii'-' : ■ : hanno votato ;ìk, ■n02«l astenuti 3 hanno votato Si1138 (Ulivo, Udr, Comunisti italiani, Svtt, Sardisti Valdostani, Saverio Vertane da F.l. ; a Gruppo misto' VOTANTI 305 maggioranza richiesta 153 Hanno votato no 116 (Poto, Uqo fiord, Prr, Liga voltola, MS-Fiommotrtofere, il riformatore Miotto, 4 sonatori ex Udr) Cossiga durante il suo intervento «pirotecnico» alta Camera Il presidente del Consiglio ta Loggia: «Ci è stata lanciata «Uninominale a doppio turno» una cima, noi la raccogliamo»

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