La civiltà? Figlia della geografia

La civiltà? Figlia della geografia Incontro con Jared Diamond: a volte anche offrire una sigaretta può cambiare il mondo La civiltà? Figlia della geografia 13 mila anni di storia determinati dall'ambiente MILANO DAL NOSTRO INVIATO Jared Diamond è appena arrivato dal Giappone, dove stanno traducendo il suo Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni, che l'Einaudi manda in libreria in questi giorni. E pare che a Tokyo non abbiano molto apprezzato la parte iconografica, consistente in una serie di primi piani dedicati ai vari tipi fisici ed etnici che popolano il pianeta. Accanto agli aborigeni australiani, indios dell'Amazzonia o della Patagonia, donne del Sudan e di Giava, c'è, per rappresentare i giapponesi, un elegantissimo imperatore Akihito. E' vero che compaiono anche de Gaulle e Mandela, ma la scelta è stata considerata una gaffe, nonostante l'imperatore non sia più considerato istituzionalmente «divino», dopo la sconfitta del '45 e lo «sfregio» del generale McArthur, che da vincitore umiliò e desacralizzò il sovrano offrendogli persino una sigaretta. Il professor Diamond ne sorrìde: in fondo il suo è un libro contro tutte le idee di superiorità non solo razziale ma anche nazionale. E poi nella piccola presunta gaffe si è ripetuto (in scala ridottissima) un modello assai celebre, intorno a cui ruota il libro: l'incontro avvenuto nel 1532 tra Francisco Pizarro, il conquistatore spagnolo, e l'imperatore inca Atahualpa. Quella volta, con 168 uomini e qualche cavallo, lo spagnolo catturò, umiliò e sconfisse il dio in ter ra d'un impero che gli poteva opporre decine di migliaia di guerrieri Perché accadde questo? E perché non il contrario? La risposta sembra ovvia: era uno scontro di mondi che non potevano capirsi. Gli spagnoli arrivavano da una civiltà come quella europea dotata di armi d'acciaio, di cavalli, di temibili malattie che sterminarono le popolazione americane, di navi transoceaniche e della possibilità di apprendere e comunicare rapidamente grazie alla scrittura. Gli Incas erano un grande e raffinato impero ma non avevano sviluppato neppure la tecnologia della ruota, non avevano animali da tiro né armi d'acciaio. Gli spagnoli venivano da lontano e andavano lontano: perché le premesse di tutto ciò le aveva gettate tredicimila anni fa non tanto l'uomo, quando il pianeta che abitiamo. Il libro di Diamond (docente all'Università di California) è una grande sintesi, affascinante e dottissima, che incrocia geografia con antrolopogia, linguistica con biologia animale e vegetale, archeologia con storia. Usa i fattori ambientali per spiegare l'evoluzione umana. «Gli aborigeni della Nuova Guinea sono intelligenti come gli europei, anche se la loro civiltà è apparentemente così arretrata», spiega. Sono stati i fattori ambientali a far sì che loro vivano come all'età della pietra, che gli Incas siano stati spazzati via, e che gli abitanti di quel vasto continente che va dall'Europa alla Cina, l'Eurasia, abbiano finito per conquistare il mondo attraverso la loro componente europea. Il posto occupato dall'Europa avrebbe forse potuto essere pre so dalla Cina o dall'Islam, ma sem pre da «euroasiatici». Perché nel va sto continente c'erano le migliori condizioni di partenza quando l'uomo ha cominciato ad addomestica re gli animali e coltivare la terra. Gli eurasiatici, e in particolare gli abitanti della «mezzaluna fertile», la Mesopotamia dove sono sorte le prime civiltà, avevano a disposizione un alto numero di animali addomesticabili e di piante importanti da coltivare e migliorare. Gli altri no. Diamond studia anche l'asse dei continenti, che consente in un caso (se è longitudinale) una rapida trasmissione delle colture e delle esperienze, e nell'altro caso (se è verticale, come in America e in Africa) la rallenta. Poi ci sono i fattori climatici, i deserti, le montagne, il mare, le isole e una serie di varianti molto complesse. Il risultato è una linea di sviluppo che passa attraverso l'agricoltura, l'accumulazione di cibo (e quindi la nascita di società sempre più complesse), l'accumulazione di bestiame (e quindi malattie sempre più numerose cui gli uomini diventano a poco a poco immuni, ma che sono in grado di distruggere popolazioni), le tecnologie, la scrittura. La storia del mondo è la storia d'Europa che sfocia in quella dell'America del Nord. Ma non ci sono meriti particolari da vantare: diciamo che la natura è stata benigna. Non è un po' deterministico, tutto ciò? Lo studioso liquida l'obiezione: «Nessuno può contestare che la geografia abbia molto a che fare con la società umana, anche se c'è naturalmente un problema di scala; non dico che la geografia possa spiegare tutto». Lei infatti spiega con ragioni «politiche», di scelte operate dai governanti, il fatto ad esempio che la Cina nel '500 si sia lasciata «sorpassare» dall'Europa. Ma per tornare agli Incas, perché mai Atahualpa ha dovuto incontrare Pizarro e non, ad esempio, un condottiero arabo, se le condizioni di partenza erano simili e lo sviluppo dell'Islam è stato più veloce di quello dell'Europa cristiana, fino al Medioevo? La geografia spiega l'improvviso declino dell'Islam nell'età moderna, senza chiedere aiuto alla storia, e magari alla storia delle idee? «Diciamo che il mondo islamico, il cui cuore nel Vicino Oriente era ecologicamente fragile, ha compiuto a un certo punto della sua vicenda una sorta di suicidio ecologico. Ha perso le sue basi economiche». Senza riuscire a sostituirle con altro? Con le conquiste, ad esempio? «No perchè l'inizio della navigazione oceanica ha reso inutili le vie commerciali precedenti: ha assestato il colpo definitivo». La partita si è spostata sugli Oceani, e i pronipoti dei primi agricoltori di successo sono andati a prendersi le Americhe, e dalle Americhe il mondo. Ma non montiamoci la testa, sorride Diamond. La civiltà occidentale, la democrazia, il benessere sono tutti figli della geografia. Anche l'Ultima Cena di Leonardo, che sta a pochi centinaia di metri dal luogo del nostro incontro milanese? «Beh, adesso non esageriamo. Non sarò io a sottovalutare l'arte, la religione». Ma nel libro lei non parla mai di visioni del mondo, di mito, insomma del modo in cui le civiltà cercano di dare un senso alla vita. «Perché dal punto di vista della storia comparata giocano un ruolo secondario. Sto però scrivendo un articolo per una rivista scientifica americana proprio su questo tema, e cioè l'evoluzione delle religioni». Mario Baudino «L'uomo euroasiatico non ha meriti particolari per la sua affermazione: è una conseguenza necessaria delle migliori condizioni dipartenza» scala ridottisai celebre, inro: l'incontro Francisco Pie spagnolo, e hualpa. 68 uomini e spagnolo cate il dio in ter li poteva opa di guerrieri attraverso la loro componente europea. Il posto occupato dall'Europa avrebbe forse potuto essere pre so dalla Cina o dall'Islam, ma sem pre da «euroasiatici». Perché nel va sto continente c'erano le migliori condizioni di partenza quando l'uomo ha cominciato ad addomestica re gli animali e coltivare la terra. necessaria delle migliori condizioni dipartenza» La partita si è spostata sugli L'evoluzione della specie umana nell'illustrazione di Shuto Jared Diamond, autore di «Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni» L'evoluzione della specie umana nell'illustrazione di Shuto