«La privacy non ci isolerà» di Stefano Mancini

«La privacy non ci isolerà» «La privacy non ci isolerà» «Gli Usa si adegueranno all'Europa» LA BATTAGLIA DB RODOTÀ' Lm EUROPA non ha cedu™ to agli americani», spiega Stefano Rodotà, Garante italiano della privacy. Ieri a Bruxelles era in discussione la direttiva europea che vieta il trasferimento di dati personali ai Paesi come gli Usa che non li tutelano adeguatamente. L'Ue impone norme severe, gli Stati Uniti pretendono una liberalizzazione totale. «Ci hanno offerto l'autoregolamentazione e l'abbiamo respinta». Alla vigilia si temeva il blocco di carte di credito, prenotazioni aeree, Internet e altre attività commerciali che comportano il trasferimento di dati personali. Avete trovato una via d'uscita? «Sì, anche se non è ancora l'accordo che auspichiamo». Intende dire un compromesso? «E' una soluzione ponte che ci consente di proseguire la trattativa e di evitare conclusioni frettolose». Quali garanzie avrà il cit' tadino europeo che le informazioni sul suo conto saranno trattate con la dovuta riservatezza oltre oceano? «I dati potranno essere trasmessi se la controparte americana offrirà le stesse garanzie previste in Italia e in Europa. Si firma un contratto caso per caso e il flusso di dati non si inter- rompe. Se la controparte non offre garanzie, si informa l'Ue». Un po' complicato per un sistema economico portato alla massima semplificazione e rapidità, non crede? «Dovremmo forse fidarci della loro autoregolamentazione? La Federai Trade Gommission ha sanzionato la Geocities, una società certificata da "Truste", cioè dall'organismo di controllo. Noi vogliamo sapere chi fissa i principi e chi li fa rispettare». D'accordo, non fidiamoci: ma non le sembra irrealistico cercare di imporre le regole europee agli Stati Uniti? «Nessuno chiede questo, però si mettano in testa che la loro deregulation porterebbe al caos». In che senso? «La direttiva europea è una cosa, le legislazioni dei singoli Stati un'altra. Gli americani non si sono ancora resi conto che una liberalizzazione decisa a~Bruxelles si scontrerebbe con i giudici nazionali, che applicano le leggi nazionali. Ipotizziamo il caso di un cittadino italiano che ritiene ingiusta la trasmissione di suoi dati agli Stati Uniti e presenta un ricorso. Se il magistrato gli dà ragione, quella trasmissione di informazioni viene interrotta. Anche se l'Ue ha deciso la deregulation». Il business americano teme proprio questo: una legge severa che dia adito a ricorsi e renda impossibile la vita alle aziende. «E proprio questo noi vogliamo evitare, con una carta che fissi dei principi generali. Saranno poi i singoli settori a regolamentarsi». Lei ricorderà il caso dell'American Airlines: la sede svedese della compagnia aerea fu trascinata davanti a un giudice (e assolta in primo grado) perché i dati sulle prenotazioni venivano elaborati negli Usa. «In un quadro di regole e garanzie precise, il giudice può dire: tu non hai il diritto di lamentarti. In un quadro iperliberista, l'intervento della magistratura è più pesante». Questi vincoli sono dunque il prezzo che il commercio globale deve pagare al Vecchio Continente? «Io non parlerei tanto di vincoli. La questione della riservatezza è decisiva, ad esempio, per far decollare il commercio su Internet. E non mi vengano a dire che gli americani sono insensibili al problema: secondo una ricerca di un ente legato all'industria, l'86 per cento dei cittadini Usa vuole essere protetto dal trattamento dei dati via Internet». E' ipotizzabile la costituzione di un Garante americano? «Ricordo un'affermazione del vicepresidente Al Gore: "Occorre un Electronic bill of Rights", una carta dei diritti dell'era elettronica. Non so se sia necessario arrivare a tanto, ma un sistema di regole è fondamentale. Oggi (ieri, ndr) a Bruxelles è stato fatto un passo nella direzione giusta, grazie soprattutto alla posizione comune di Italia, Francia, Olanda e Portogallo. Qualcuno all'inizio avrebbe voluto chiudere in fretta la trattativa e concedere tutto agli americani in cambio dell'autoregolamentazione...». Come sarà il passaggio dalla fase di transizione a quella definitiva? «Si spera che nessuno sia troppo fiscale. I dati che riguardano la salute, la dignità, e i rischi di discriminazione vanno trattati con attenzione particolare, sebbene siano una minoranza. Tutto questo allarmismo americano è soltanto espressione della voglia di avere le mani libere. Troppo libere». Stefano Mancini Gli scambi di dati continuano per ora con accordi caso per caso H ciporterebbe al caos H U La deregulation degli americani ciporterebal caos HU La dedegli ame««G Il Garante Stefano Rodotà replica ai timori Usa per la direttiva europea sul trattamento dei dati personali

Persone citate: Al Gore, Stefano Rodotà