Il piccolo boss diventa un eroe di Fulvio Milone

Il piccolo boss diventa un eroe Omertà e accuse al professore picchiato dai gorilla del padre dopo il rimprovero Il piccolo boss diventa un eroe Napoli, a scuola scortato NAPOLI. In questa storia vince il cattivo: i buoni si tirano indietro a capo chino, in un timoroso silenzio. L'eroe è il boss che i ragazzini della «Pascoli n», scuola media del quartiere Secondigliano, imitano nelle parole, nei gesti, perfino nel cellulare con il guscio di finta radica. Qui, cinque giorni fa, un soldo di cacio che non ha nemmeno 14 anni ma vanta genitori camorristi ha ordinato a due «gorilla» di papà (già identificati dalla polizia) di pestare a sangue nella sala per i colloqui un insegnante che lo aveva rimproverato. E ora che la notizia è uscita fuori dai muri scolastici nonostante il silenzio di preside e docenti, il ragazzo è trattato da vero padrino, protetto e rispettato dai compagni e temuto dagli insegnanti. All'una del pomeriggio, quando squilla la campanella, N. esce dall'aula della prima A stretto fra due compagni con la faccia truce, che lo tengono a braccetto. Intorno ci sono gli altri alunni, che spingono via qualunque estraneo tenti di avvicinarsi. «Bastardi, jatevenne», urlano, e fa impressione sentire parole così dure pronunciate da voci ancora squillanti di bambini. Lui, N., capelli corti castani, giubbotto e pantaloni di velluto beige, cammina a passo svelto verso il cancello. «'Sti bastardi», ripete mentre un vespino guidato da un amico lo porta via, e non si sa se ce l'abbia con i professori, con i giornalisti, con i fotografi o più semplicemente con il mondo inte ro. La scuola ha le finestre protette da grate di metallo e porte blindate e gli insegnanti hanno l'aria stanca e sfiduciata dei soldati convinti di aver perso la guerra. Il preside, Febee Pirozzi, si affanna a spiegare agli ispettori scolastici perché ha taciuto un episodio così grave per quattro giorni: non ha convocato il collegio dei docenti, si è guardato bene dall'informare il provveditorato, non ha avvertito nemmeno la polizia. «Quello che è accaduto qui poteva succedere ovunque; questa è una scuola come tante altre, non facciamo allarmismo», commenta con una scrollata di spalle. Ma gli ispettori già constatano con amarezza che «ci sono volute cinque ore per appurare la verità». Da Ro- ma il ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer parla di «episodio gravissimo». E vuole rafforzare il rapporto tra scuole e forze dell'ordine: «Non intendo militarizzare gli istituti, ma potenziare una collaborazione che già esiste». La prima denuncia dei fatti alla polizia ha dovuto farla all'arrivo in ospedale il professore aggredito: dopo essere stato medicato si è tappato in casa. Solo ieri ha trovato la forza per presentare una querela nei confronti dei suoi aggressori. Un'insegnante dice di lui che «poveretto, è sicuramente stressato, altrimenti non si sarebbe comportato così». Così come? «Ha messo per primo le mani addosso al bambino», risponde una madre che aspetta il figlio davanti al cancello dell'istituto. Ma corre voce che altri docenti siano stati minacciati. Ti guardi intorno e viene da chiederti che senso abbiano qui le aule e gli insegnanti. I maestri di questi ragazzi sono altrove: li trovi agli angoli delle piazze di Secondiguano, a vendere sigarette di contrabbando o bustine di eroina, oppure sono in carcere, un bunker in cemento armato non lontano da qui. Quando chiedi loro che pensano dell'aggressione in classe ti rispondono: «Non parliamo, non siamo sbirri». E se qualcuno decide di dire la sua, prende le parti del compagno: «'0 professore ha alza to per primo le mani». E' come se lo Stato avesse abdicato di fronte a un potere immensamente più forte in queste strade. E' vero, la giunta Bassolino ha voluto l'abbattimento di una delle famigerate «Vele», palazzoni costruiti negli Anni Set tanta e trasformati in giganteschi supermarket della droga. Altri edifici saranno occupati dall'Università, ma tutti i progetti di risanamento di questo pezzo di periferia sembrano infrangersi davanti alla realtà della vita quotidiana, dove chi conta davvero è 1'«(Alleanza di Secondigliano», un cartello di clan che sta tentando di mettere le mani anche sul centro della città. Dopo l'aggressione, davanti alla scuola non ci sono auto della pohzia né pattuglie di vigili urbani. La sorveglianza è affidata ai «nonni civici», pensionati volontari addetti dal Comune alla sorveglianza degli alunni all'uscita delle scuole. «Fino a qualche giorno fa eravamo in due - racconta Raffaele Carginale, 65 anni ben portati -. Ma il mio collega se ne è andato dopo che un ragazzo gli ha rovesciato addosso un secchio pieno di immondizia». Fulvio Milone Il preside: poteva succedere ovunque Questo è allarmismo Gli ispettori: 5 ore per capire cosa è davvero successo Alcuni studenti ieri mattina davanti alla «Pascoli» di Secondigliano

Persone citate: Bassolino, Luigi Berlinguer, Pirozzi, Raffaele Carginale

Luoghi citati: Napoli, Secondigliano