L'omicidio di Marta simulato con il laser
L'omicidio di Marta simulato con il laser Sentito un teste della difesa: «Non ricordo» L'omicidio di Marta simulato con il laser Verrà utilizzata una nuova tecnica per evitare la riesumazione del cadavere ROMA. Un caschetto con un raggio laser assiale, che parte dal punto esatto del foro di entrata del proiettile che uccise Marta Russo. Sarà questo lo «strumento» che utilizzerà il perito balistico incaricato dalla corte, il professor Paolo Romanini, per tentare di stabilire l'esatta traiettoria percorsa dal proiettile che il 9 maggio 1997 ferì a morte Marta Russo. Il perito ha chiesto ieri alla corte di poter eseguire l'esperimento giudiziale per rispondere ai quesiti balistici entro la prima metà di novembre. Il caschetto col laser, una strumentazione mai utilizzata finora, è stato costruito da specialisti proprio su ordinazione dei periti. I tecnici hanno già sottoposto alcune ragazze a test attitudinali per scegliere quella che indosserà il caschetto per affrontare la «prova». Si tratterebbe di una giovane di Torino: oltre ad avere una fisionomia compatibile con Marta Russo (stessa altezza e corporatura), dovrà anche avere una certa resistenza psichica: l'esperimento durerà alcune ore e la ragazza dovrà assumere con la testa varie posizioni: finora non è stata stabilita l'esatta angolazione del capo di Marta al momento del ferimento. Usando questa tecnica, i periti contano di partire dall'unico elemento per quanto riguarda gli accertamenti balistici: il foro d'entrata. Partendo da questo, il laser verrà indirizzato su più punti per verificarne la compatibilità con la traiettoria. I dati ricavati da questo esperimento giudiziale verranno poi analizzati dai periti. Una procedura, questa, che potrebbe far slittare i tempi della perizia che, secondo quanto stabilito dalla corte concedendo un mese di proroga ai tecnici, sono fissati a fine novembre. In- Marta Russo fine, a quanto si è appreso, sembra sia definitivamente caduta l'ipotesi di una possibile riesumazione del cadavere. Della riesumazione si parlò qualche tempo fa per permettere ai periti di svolgere ulteriori accertamenti sulla traiettoria infrasomatica del proiettile nel capo della vittima. Ora i periti hanno deciso che svolgeranno le indagini con l'aiuto di un ingrandimento del tassello osseo. L'udienza di ieri. L'unico teste importante della giornata, Domenico Albanese, che doveva fornire un aiuto concreto all'alibi di Salvatore Ferraro, non si è dimostrato utile alla difesa. Albanese ha prima sostenuto di ((non ricordare bene» una telefonata fatta la mattina del 9 maggio attorno alle 11,06 a casa di Salvatore Ferrara e, poi, ha precisato di «avere telefonato ma di non ricordare chi rispose a casa Ferrara». Secondo i tabulati Telecom forniti alla corte, la telefonata partita dalla casa di Do- menico Albanese all'utenza di Ferrara si concluse circa un quarto d'ora prima del ferimento mortale di Marta Russo. L'avvocato di Ferrerò, Vincenzo Siniscalchi, ha cercato di far ritornare la memoria al teste e gli ha chiesto se con Ferrara avesse mai commentato la partita Inter-Schalke 04, secondo la difesa oggetto di conversazione durante la telefonata. «Ricordo che trattammo questo argomento - ha detto Albanese - ma quando non so dirlo». Albanese è stato l'ultimo della serie di testi della difesa sfilati ieri davanti alla corte. Di questi, due non erano a Roma al momento del delitto, una ha dichiarato che la mattina del 9 maggio «stava giocando a tennis», un altro, invece, «dormiva». Oggi verranno sentiti altri otto testimoni della difesa. [r. cri.] Marta Russo
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