Il grande revival della Nasa di Andrea Di Robilant

Il grande revival della Nasa Iniziato il count down, molti portano i figli a rivivere le emozioni che avevano provato negli Anni Sessanta Il grande revival della Nasa Folla immensa in Florida per il volo di Glenn WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Count down!». Mancano tre giorni al ritorno di John Glenn nello spazio e la grande fiumana di turisti corre verso Cape Canaveral come negli Anni Sessanta - l'epoca d'oro della Nasa. Gli alberghi della zona sono già strapieni. I biglietti per avere un posto in piedi nel grande parco davanti alla rampa di lancio sono esauriti da tempo. C'è chi arriva con la tenda e chi porta la roulotte. Chi viene con la famiglia per far rivivere ai figli le emozioni di ima generazione fa. Entro giovedì saranno in trecentomila. E tra loro ci sarà anche il Presidente Clinton. Alla Nasa non hanno dubbi: era dal luglio del 1969, quando Armstrong, Aldrin e Collins partirono per il primo sbarco sulla luna, che non si vedeva una folla di queste dimensioni. «John Glenn evoca immagini forti nella gente», spiega Brace Buckingham, portavoce della Nasa. Nell'Ufficio del turismo della Space Coast, la «costa spaziale», il direttore Rob Varley si frega le mani: «Contiamo di incassare in pochi giorni 20 milioni di dollari (35 miliardi di lire). Questo lancio per noi è dinamite». Meno entusiasta è il portavoce della polizia, Jay Cullen: «Il traffico sarà davvero un problema. Davvero un prò- blema». Sui meriti scientifici della nuova missione di Glenn nello spazio le polemiche continuano. Ma un risultato innegabile l'ex senatore l'ha già ottenuto: i riflettori sono di nuovo puntati su un programma spaziale che vegetava nell'ombra e che aveva bisogno di tornare sulle prime pagine per sopravvivere. I responsabili per le relazioni esterne della Nasa esultano per l'effetto-Glenn: come trovata pubblicitaria non si poteva certo far meglio. La richiesta di accrediti per giornalisti e cameramen ha raggiunto quota tremila. Cifre da grandi vertici planetari, da Olimpiadi. E l'inno alla nostalgia che si sta levando dalla Florida si è fatto ancora più potente ieri quando il vecchio Walter Cronkite, il più celebre, il più venerato anchorman nella storia della televisione americana, è stato richia¬ mato dalla pensione e mandato in onda dalla Cnn: sarà lui a fare la telecronaca in diretta del lancio e dell'intera missione, 36 anni dopo la sua telecronaca del primo volo in orbita di John Glenn. La Nasa non ne fa soltanto una questione di immagine. L'agenzia ha bisogno di soldi, e tanti, per finanziare la costruzione della grande piattaforma internazionale nello spazio (costo 50 miliardi di dollari, 80 mila miliardi di lire). E spera che l'attenzione generata dalla missione di Glenn si traduca in un generoso impegno del Congresso nel garantire il futuro della Nasa. John Glenn chiedeva di tornare nello spazio praticamente dal giorno in cui tornò sulla Terra nel 1962 dopo il suo volo orbitale. Ma sempre in vano, e con possibilità decrescenti: era troppo vecchio, gli dicevano. Finché è diventato «abbastanza vecchio» per tornare all'attacco con la proposta di tornare nello spazio come cavia per studi sulla vecchiaia. Dan Goldin, direttore dell'agenzia spaziale e uno dei più convinti sostenitori della missione capì che - al di là degli aspetti scientifici - il ritorno del suo amico Glenn nello spazio era una manna per la Nasa. Andrea di Robilant Per l'ente spaziale che ha bisogno di fondi è una autentica manna John Glenn fa segno che tutto è ok dal jet che lo porta a Cape Canaveral

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